Buona Apocalisse a tutti?

Buona Apocalisse a tutti!

Terry Pratchett & Neil Gaiman, “Good Omens. Le belle e accurate profezie di Agnes Nutter, strega“, Mondadori 2018

Così inizia questo romanzo, opera di Terry Pratchett e di Neil Gaiman

Stanno per arrivare Guerra, Carestia Morte e Inquinamento (la Peste non è più in auge ma è stata ben sostituita).

Una tematica perfetta, oggi, per questo romanzo, scritto a quattro mani nel lontano 1990.  Soprattutto perché, nonostante tutto, apre uno spiraglio alla salvezza.  Solo uno spiraglio, niente di più; ogni domani restava allora, per i nostri autori, comunque incerto: e tuttavia c’era. Non è poco. E oggi?

C’erano possibilità, e molto ancora da vedere, in un mondo che pensava di poter proseguire così come stava, con tutte le sue piacevolezze – dove esistevano, beninteso – senza che nessuno, o solo qualcuno, pensasse di dover mettere la testa a posto.

Dal 1990 ne sono passati di inquinanti, e non solo ambientali, sotto i ponti. Un pensiero che, al tempo, non sfiorava la mente neppure di un angelo e di un diavolo, in effetti.

Per un diavolo la situazione era perfetta e tutti i mali del mondo, purché la vita rimanesse buona per lui, dovevano risultare gradevoli, o quantomeno indifferenti.

Per un angelo, beh, non era improprio pensare che, se <Lui>, l’Ineffabile, li permetteva, avrà avuto le Sue buone ragioni: c’era quella famosa, e colpevole, conoscenza del Bene e del Male che aveva fornito gli uomini di un libero arbitrio e dunque, contenti loro contento Lui

Non credo si tratti di spoiler informare su di un (relativo) happy end: nessuno potrebbe mai pensare a qualcosa di diverso, in un romanzo di Terry Pratchett, sia pure in una storia scritta a quattro mani, e sia pure su di un’idea di Neil Gaiman –  ben rivisitata in corso d’opera dal grande vecchio, cui va assegnata la maggior parte della scrittura, come lo stesso Gaiman ci ha detto.

Sarà il caso di attribuire a Neil Gaiman quel tanto di grottesco, e di preoccupato, che troviamo nella storia e a Terry Pratchett quel molto di allegria? In ogni caso, un risultato perfetto.

La storia. Conosciuta credo, in forza, se non altro, della splendida miniserie televisiva uscita lo scorso anno. Che, in questo caso, e non è nelle mie consuetudini, propongo alla visione di chi se lo fosse perso unitamente alla lettura del romanzo.

La creazione è compiuta. Adamo ed Eva sono stati cacciato dall’Eden – doveva essere appena accaduto, in un qualche settimo giorno. La pioggia non si era ancora vista ma stava per arrivare: dato ciò che era successo, immagino.

È stato un gran bel temporale.

“L’Angelo di guardia alla Porta d’Oriente si coprì la testa con le ali per ripararsi dalle prime gocce.

Scusa – disse educato – cosa stavi dicendo?

Dicevo, questo è stato proprio un bel fiasco – rispose il serpente.

Oh sì – disse l’Angelo che si chiamava Azraphel.

A esser sinceri, secondo me è stata una reazione un po’ esagerata – disse il serpente. (…) Cioè, non avevano precedenti o cose del genere. E comunque non capisco cosa ci sia di sbagliato nel conoscere la differenza tra il bene e il male.

Dev’essere per forza sbagliato – ribatté Azraphel (…) – in caso contrario non avrebbero coinvolto proprio te.

A me hanno detto solo: Sali e combina qualche casino – fece il serpente che si chiamava Crawly (…)

È da subito evidente che i due, d’abitudine, si perdono in chiacchiere; e non è forse eccessivo ritenerli, nei limiti del consentito, buoni amici – diciamo, per il momento, buoni colleghi, impiegati in servizi diversi della stessa Ditta; e lo starsene sempre lì, ognuno al suo posto, l’uno fermo, armato di spada fiammeggiante in servizio di piantone alla Porta d’Oriente del Giardino dell’Eden, l’altro a gironzolare e, come detto, a combinare casini, se richiesto, crea inevitabilmente una qualche familiarità, pur nell’assolvimento delle rispettive mansioni.

È evidente che Azraphel ha qualche difficoltà a ribattere alle ragioni di Crawly se si appiglia a un fragile argomento del tipo: “Se lo ha detto Lui!”.

Crawly insiste:

Però devi ammettere che ha l’aria di una farsa, (…) Voglio dire, indicare l’Albero e scriverci sopra NON TOCCARE a caratteri cubitali non è molto scaltro, no?

Azraphel e Crawly saranno inviati sulla terra, con la missione di seguire le azioni degli uomini, ognuno dal punto di vista del proprio incarico, e di mantenere vitale la lotta tra il Bene e il Male. Il tutto, beninteso, in attesa del Giudizio Finale.

Come inevitabile, millennio dopo millennio, Azraphel e Crawly si abituano al genere di vita che conducono sulla terra, finendo per apprezzarlo; e si abituano alla reciproca compagnia.

Azraphel gestisce, e ama (dategli torto) la propria bellissima libreria antiquaria a Soho (a Londra, nel libro; a New York, Manhattan, nella serie TV, credo) e ama le crèpes, il gelato e il buon cibo in genere mentre Crawly parrebbe amare tutto della vita e dei suoi piaceri ma in particolare la sua Bentley e la musica dei Queens.

Se non che un bel giorno – come peraltro previsto – arriva la Grande Notizia: è giunto il Tempo; si prepara l’Armageddon, il Giudizio Finale. Ancora undici anni – ci sono molte cose da preparare per lo spettacolo – e l’Umanità sarà distrutta.

Che poi! Quale Giudizio! <Lui> lo sapeva benissimo, fin dall’inizio, come sarebbe andata a finire! Un gran botto, e ciao a tutti! Tutti colpevoli!

Non dimentichiamo che ci aveva già provato, ma doveva essersi sbagliato (o chissà) su tale Noè; e non ha concluso.

Azraphel e Crawly sono avviliti; vorrebbero continuare la propria esistenza sulla terra. Sono, è il minimo che si può dire, da subito, molto restii a collaborare.

Mancano solo undici anni al gran botto finale. Occorre provvedere alla venuta dell’Anticristo e attendere che il bebè sia sufficientemente cresciuto e in grado di chiamare a sé (o non so, ricevere, sono cose difficili da capire e, comunque, <Ineffabili>) Guerra, Carestia Morte e Inquinamento: i Cavalieri dell’Apocalisse.

Crawly è incaricato di portare al Reparto Maternità di un Ospedale privato, il neonato Adam, il futuro Anticristo che, a distanza di undici anni, provocherà la deflagrazione finale.

Lì, il neonato dovrà essere scambiato in culla con un altro bambino per essere cresciuto, come figlio, non certo da genitori a caso bensì – udite udite! – dall’ambasciatore americano e dalla moglie.

Nell’Ospedale, Reparto Maternità, operano le Suore sataniste dell’ordine delle Chiacchierone di St. Beryl, brave efficienti donne perfettamente addentro alla macchinazione; ma dove la simpatica e un po’ stordita Suor Maria Loquace, distratta dal suo perdersi in chiacchiere e dal desiderio di una tazza di tè, combinerà un guaio (quasi) decisivo per le sorti dell’Umanità.

Si inserirà, filo conduttore per la demolizione dei <Suoi> piani (ammesso che fossero <i Suoi Veri Piani>), in un intreccio degno della miglior commedia degli equivoci, un libro – Le belle e accurate profezie di Agnes Nutter” – scritto da una strega al tempo bruciata sul rogo in modo a dir poco creativo.

Il libro, contenente tutte le profezie, le uniche assolutamente precise e veritiere ma che, spesso, si perdono in dettagli, è stato lasciato dalla strega ai propri discendenti – ultima la bella e giovane nipote Anatema Device: che peraltro provvederà, temporaneamente, a perderlo, rischiando di mancare al proprio compito: far fallire l’Armageddon.

Potevano mancare una bella e originale giovane fanciulla e, attraverso imperscrutabili percorsi, un ossuto giovanotto capace unicamente di combinare involontari guai? Casualmente nel ruolo, a lui inadatto come peraltro qualsiasi altro incarico, di cacciatore di streghe?

Ma questo non è che l’inizio. La commedia degli equivoci si snoda, deliziandoci attraverso gli interventi più improbabili dei più strampalati e umani, troppo umani, personaggi, ultraterreni e non.

Personaggi indimenticabili in questo libro la cui lettura è sicuramente consigliabile. Ma va detto: una rilettura (è il mio caso), o una lettura che segua l’aver gustato (in colpevole ritardo) la serie televisiva, nella sceneggiatura di Neil Gaiman (e di chi, altrimenti) è puro piacere.

Sir Terry ne sarebbe stato, credo, deliziato; mentre si dispiega una riscrittura multimediale – musicale, teatrale, scenica – del suo immaginario, ogni linguaggio risulterà perfettamente integrato e insieme risolto in sé, interprete, di per sé, di quello stesso immaginario.

Ogni personaggio un cammeo; di ognuno (Guerra, Carestia, Morte e Inquinamento, compresi), ci si innamorerà, in un qualche strano modo, per l’appunto umano, troppo umano.

Il buon Nietzsche si rivolterà pure nella tomba, ma non potrà impedire che il suo sospetto nei confronti del mondo e dell’uomo – e soprattutto della donna – non comporti una certa qual tenerezza in chi lo ascolta; e che il suo pensiero non consenta, e anzi non imponga, un’accoglienza carica di quel certo affetto che sempre coglie <noi-buoni> di fronte a comportamenti cattivi – senza vera volontà e, dunque, inevitabilmente inefficaci – cambiandone il segno.

Personalmente, potrei persino, terminata la rilettura, riservarmi prima o poi un pomeriggio-sera per una non stop in compagnia della splendida interpretazione di Michael Sheen, doppiato da Alessio Cigliano, nel ruolo di Azraphel e di David Tennant, doppiato da Christian Iansante, nel ruolo di Crawly che, diciamolo, se i diavoli fossero tutti come lui, beh, ci si potrebbe trascorrere più di una serata interessante (intellettualmente, intendo).