È deciso. Mi prendo un periodo di ferie di, direi almeno – almeno – un paio di settimane.
(E naturalmente, tutto quanto segue in questo post può venir tralasciato: sono chiacchiere – alibi, scuse. Al vostro buon cuore scegliere di leggere qualche parola in più).
Questo tempo malato ha assurdamente annullato, con tutti i nostri ritmi di vita e di lavoro, anche la possibilità di regalarci una sua interruzione; qualcosa che consenta la necessaria periodica manutenzione di noi stessi.
Ora, mi resta solo da mettere a punto un progetto-vacanza adeguato.
Non facile; per qualche strano motivo, solitamente pensiamo di dover lasciare, con i nostri ritmi del tempo abituali, anche la nostra casa e i nostri luoghi di vita, come se il proporsi di rompere il ritmo abituale del nostro tempo dovesse portare con sé anche una conseguente rottura degli spazi di vita abituali. E forse è così. Forse. Non necessariamente: almeno lo spero.
Così, se un progetto-vacanza dovesse emergere per me da non so quali anfratti di immaginazione che, per ora, danno unicamente labili segnali di vita, magari allungherò pure le ferie previste.
Una piccolissima idea balugina, incerta. Qualcosa che ha a che fare con il tema: Dipendenze.
Avete presente il tipico alcoolista che nega convintamente di esserlo – tesi: smetto quando voglio? Bene. La prova, atta ad accertare la verità dell’asserzione (innanzitutto a se stessi), è nota: se riuscirai ad astenerti dal bere per due settimane, allora sì, hai ragione tu, la tua non è una dipendenza. Il fallimento del test è solitamente sicuro.
Tra le mie “dipendenze” ci sono La Lettura e La Scrittura: vero, tutt’altro che patologiche e tuttavia, qualora siano, per l’appunto, “dipendenze”, anche sì.

Anche per queste sane abitudini l’abuso è dannoso: potrebbe giungere a ridurre il piacere; a sostituirlo con uno stato di bisogno.
Che dite? Potrebbe essere un buon piano impegnare un tempo di vacanza a qualcosa del genere: limitare a due ore diurne la lettura (escludendo ovviamente dal computo il libro che accompagna la notte, l’addormentarsi) e a massimo due ore (ma anche no, qui l’intervento dovrà essere drastico) la scrittura?
Già recalcitro.
Qualche passeggiata, qualche attività domestica aggiuntiva (cose del genere riordinare quei tali cassetti, rivedere a fondo il guardaroba; ci sarebbe il garage-ripostiglio il cui contenuto ormai nessuno conosce più). In sintesi: attività simil-muscolari, del tipo che mai e poi mai creerà una dipendenza.
Qualche passeggiata nei dintorni: NO. Gli ultimi dodici mesi mi hanno ridotta a identificarmi con un criceto in gabbia, impegnato a girare istericamente sulla ruota; mentre gli altri guardano e dicono “vedi quanto si diverte!”
Potrei tuttavia portare a passeggio il camper; fargli fare dei lunghi giri a casaccio. Potrei dare qualche soddisfazione anche all’auto che, poveraccia, da bravo diesel (un tempo circa-ecologico oggi pesantemente riprovato) mostra segni di stanchezza causati da un uso improprio limitato a brevi percorsi.
“Continua a guidare!”, impone ripetutamente una scritta, sul cruscotto, color rosso allarme, che segnala un filtro (che non so bene cosa filtri) intasato. È la voce di un’auto non soddisfatta di avermi accompagnata solo al supermercato; di un’auto nata – lei ritiene – per i lunghi viaggi, che si dà arie da giramondo: e odia, da anni, il camper, suo avversario. Uno di questi giorni si vendicherà e ci lascerà definitivamente a piedi.
Naturalmente, non sono compresi nel contenimento della lettura i post che tutti voi scrivete: si tratta di una lettura che, oltre ad essere di grande interesse, non ha a che fare con la Dipendenza bensì con, anche, la relazione (cosa sempre buona; di questi tempi, particolarmente buona). Rientra pure tra le attività-tipo prescritte ai pensionati come me: passare il tempo a guardare i cantieri; vale a dire, a guardare gli altri lavorare.
Già ora, avendo appena terminato di rileggere un vecchio romanzo di Carofiglio (la cui lettura notturna non avevo completato), sono stata attratta da uno dei tanti suggerimenti di lettura che tale autore sparge, nelle sue pagine, e stavo per dirne qualcosa… e propormi di… e a seguire.
Mi sono arrestata a tempo: non lo farò. Ho preso un impegno con me stessa.
Il libro in questione – una piccola cosa di molto tempo fa – ha già lasciato il suo posto nello scaffale.
Ma ora è mezzogiorno; mi impongo di dedicarmi alla cucina; un primo piatto di pasta con panna gorgonzola e noci – aggiungo del radicchio rosso trevigiano stufato con cipolla?
Inizia la vacanza.
A presto