La lettura e i giorni: segue

Monumento funebre di Eleonora d’Aquitania, Abbazia di Fontevraud, Francia. Dettaglio. Fonte: Ladyreading.forumfree.it

Martin Latham, “I racconti del libraio”, Rizzoli 2021

Questo è il racconto senza censure della nostra storia d’amore per i libri…”

È il tempo di metter fine al mio girovagare intorno a questo libro. Ed è, per certi versi, impresa che non mi riesce facile a causa del fatto che è, questo, non è <un> libro: è <tanti> libri – ogni capitolo un racconto a tema, un breve saggio, un lungo articolo. Ognuno ruota intorno al tema del libro e dei suoi lettori, mostrando come ogni tempo, con la sua tecnica di fabbricazione del libro e i suoi modi d’uso, abbia dato e continui a dare forma al mondo in cui il libro agisce, venendone a sua volta conformato.

Tanti e diversi sono stati anche i significati assegnati all’identità del lettore; al punto che, come scopriremo, ci sono state forme, che potremmo chiamare “povere” del libro, totalmente misconosciute ma che hanno rappresentato, nell’era Gutenberg, oltre al genere più diffuso di libri, la parte più ampia di lettori; nel mentre una cultura ufficiale, paludata e inaccorta, ne negava l’esistenza e li distruggeva, come oggetti di poco conto e di nessun valore; negando ai suoi fruitori la qualifica di <lettori>.

Dalla metà del 1500 fino all’800 i “chapbook” inglesi, i “Volksbücher” tedeschi e altri, cosiddetti “libri del popolo”, a basso costo, a grande diffusione, hanno legato alla lettura le grandi masse; venendo distrutti, dopo l’uso, vuoi perché “era nella loro natura usa e getta essere letti da più persone prima di venir riutilizzati in cucina o al gabinetto”, vuoi perché la cultura ufficiale non li considerava “libri”, e dunque li ha disprezzati e non ha avuto cura della loro conservazione.

Chapbook, Wikipedia

“Un penny in bianco e nero, due penny a colori”. Senza copertina, snobbati dalla classe colta, respinti dai bibliotecari, i chapbook hanno altamente contribuito all’alfabetizzazione delle classi popolari; sono stati strumenti di informazione e di divulgazione; della nascita e della diffusione di nuove dottrine e ideali.

Un tema di grande interesse narra inoltre delle tante “Biblioteche di minatori”, la più vecchia delle quali “fu fondata nel 1741 nella Contea scozzese del Lanarkshire”. Queste biblioteche costituirono “una delle più estese reti di istituzioni culturali mai realizzata al mondo da lavoratori. Ricche anche di racconti popolari, favole, romanzi d’appendice, queste biblioteche sono state fondamentali per la maturazione di una coscienza politica e per l’avvio delle lotte sindacali della categoria“: non per nulla, ci dice Martin Latham, uno dei libri più richiesti erano le storie di Robin Hood.

Incontreremo in queste pagine il tema della lettura femminile, che si apre, nell’Introduzione, con l’immagine di “un libro che in ottocento anni non si è spostato di un centimetro”: un libro che sta tra le mani di Eleonora d’Aquitania, rappresentata in lettura sulla sua tomba.

Donna interessante, peraltro. Vissuta tra il 1122 – 1204, fu Regina di Francia, moglie di Luigi VII e, in seconde nozze, moglie di Enrico II e regina di Inghilterra. Madre di Riccardo Cuor di leone e del fratello Giovani, “ricevette l’educazione di una giovane nobile del suo tempo: imparò a leggere e scrivere in latino, la musica, la matematica e la letteratura dell’epoca, ma apprese anche a cavalcare e a cacciare”.

Sempre dal XII secolo – il Basso Medio Evo se ne stava andando – incontreremo anche le prime rappresentazioni della Madonna dell’Annunciazione che inizia a venir dipinta non più con un fuso tra le mani bensì con un libro.

C’è più di qualcosa che non sappiamo della storia della alfabetizzazione e della cultura femminile; e degli sforzi della società patriarcale, quando la lettura divenne patrimonio diffuso, per escludere le donne dall’istruzione e dalla lettura, intese (giustamente) come pericolose per l’assetto sociale.

Verso il ‘700 le donne di ogni classe sociale iniziarono a frequentare la lettura, con il diffondersi di librerie e biblioteche; senonché, ci dice Latham, “i peggiori nemici delle lettrici erano, dentro casa, i mariti”.

E riporta un divertente brano di una commedia,I rivalidi Richard Brinsley Sheridan, in cui una signora e, con lei, la sua domestica, rischiano di essere scoperte a leggere dal marito e padrone di casa:

Pubblicata nel 1775, commedia di rande successo,è stata rappresentata fino al secolo sorso

Su, mia cara Lucy, nascondi questi libri. Svelta, svelta. Butta il Peregrine Pickle sotto la toletta, fa sparire il Roderick Random nella credenza, metti l’Adultera innocente dentro I doveri dell’uomo, getta il Lord Aimsworth sotto il sofà, ficca Ovidio dietro il cuscino, infilati in tasca The Man of feeling, così. E adesso, lascia aperti su tavolo i Sermoni di Fordyce

Conosceremo la storia dei “marginalia”, e di quando, con l’avvento della stampa, divenne censurabile scrivere sui margini delle pagine, ora alquanto ridotti, dove in precedenza era non solo consentito ma considerato un impreziosimento del libro, un libro nel libro.

Dalla parte di chi narra c’è il punto di vista del libraio, cioè di colui che conosce i lettori <reali>, quelli del cui bisogno si pone al servizio; distinguendo, nel suo narrare, il punto di vista dell’altra parte, dei sacerdoti custodi del Canone; rilevando tuttavia le aree di sovrapposizione tra questi due insiemi, l’esistenza di un <luogo> in cui si incontrano il cosiddetto “lettore comune” di woolfiana memoria, che avrà coltivato il gusto per la scrittura “alta” e il letterato che, per parte sua, non negherà a se stesso una buona lettura di evasione o, semplicemente, letture che, nel momento dato, risponderanno alla sua domanda di: cosa?

Capitolo I

Libri di consolazione

“I ricordi dell’infanzia ritornano, come una porta sbattuta dal vento nell’ala lontana di una vecchia casa”

Con questa definizione Latham ci dice che vi sono romanzi “totemici”, che costituiscono “uno strano miscuglio di <robaccia> e <classici>. Basta scorrere le vendite, e ce ne dovremo fare una ragione. E ci racconta di un giorno del 1990 in cui A.S. Byatt, cliente della sua libreria in quel di Canterbury, acquistò “tutta eccitata” il nuovo romanzo appena uscito di Terry Pratchett, dicendo:

Adoro i libri del Mondo Disco, ma non posso farmi vedere a comprarli a Londra”.

(Ricordiamo che <sir> (per meriti letterari) Terry Pratchett affermava che ciò di cui andava maggiormente orgoglioso era l’essere l’autore dei libri più rubati nelle biblioteche).

Libri di consolazione”, dunque: questo tema costituisce il filo rosso che unisce ogni capitolo-singolo argomento di questo libro; dal tema delle grandi biblioteche dell’antichità al tema delle illustrazioni oscene dei libri di devozione medievali, al tema della lettura dei lavoratori-lettori, con il tema, difficile da percepire, oggi, del problema di procurarsi la luce necessaria alla lettura serale.

Bouquinistes, Quai de la Tournelle, Parigi, Wikipedia

Cos’è, dunque, un “libro di consolazione”, quale ne è la funzione; come, per chi, in che modo, diventa tale?

Ci sono, ci dice Latham, nella storia di ognuno di noi, libri che hanno segnato il nostro percorso nella vita, la nostra personalità; che hanno orientato il chi volevamo diventare; e che non sono stati necessariamente grandi libri. Sono stati libri che ci hanno parlato quando eravamo bambini, nel tempo della crescita. Ci hanno indicato una strada, nel momento in cui la stavamo cercando.

È vero, ed accorgermene è stata un’illuminazione: ci sono veramente stati, anche nella mia storia di lettrice come in quella, credo, di tutti, dei libri che hanno segnato la mia/la nostra immagine di me stessa/di noi stessi, nel tempo della crescita. Si tratta di libri, ma anche solo di brani, cui non avrei pià pensato senza la sollecitazione di queste pagine; che non chiedono (con la domanda che spesso ci viene rivolta; e che, per la verità, ho sempre trovato irricevibile) quale sia il libro che abbiamo maggiormente amato: domanda diversa, vincolata alla scelta di un libro di alto valore.

Ci viene chiesto quale libro abbia costituito per noi un’indicazione di percorso, divenendo, lo dico con parole mie, un ideale dell’io; quale libro abbia costituito, costituisca ancora, il luogo della consolazione, del possibile stare con noi stessi; quale libro sia stato, per ognuno di noi, segreto, non perché disdicevole ma perché, come un grande amore, solo nostro, privatissimo.

Ho scoperto così (e tengo, come necessario, tale scoperta per me) un libro e una poesia, la cui memoria non mi ha mai lasciata, e di cui non avevo finora percepito il valore di viatico per la mia vita. Un libro e una poesia di cui, ora, <so>.

Vedete cosa può fare un libro? Lo sapevo; lo sappiamo.

Monumento a Paolo Sarpi, Campo Santa Fosca, Venezia. Wikipedia

Quei versi, quelle pagine, che mai la mia memoria ha scordato, oggi, d’improvviso, e per la prima volta li ho riscoperti come una direttrice di vita; come parole che hanno presieduto, ora lo vedo, a molte mie scelte. E mi ritrovo, per colpa di un libraio sconosciuto, a ripensare molte cose, a rivisitare alcune mie priorità, in un tempo che, se non è il bordo della tomba è comunque tale da non permettermi di cambiare granché del mio percorso di vita. Potrei ancora divenire, ad esempio, un po’ meno perentoria nel mio giudizio su me stessa, un po’ più accomodante con il mio prossimo?

Bugie: quei versi, riscoperti, sono andati a bersaglio; e mi va bene così.

Incontreremo altre aree di interesse in questa storia del mondo-lettura.

Esploreremo il mondo del collezionismo. Frequenteremo i bouquinistes della Senna (e a questo proposito: non desidero più una libreria; desidero una bancarella! Di libri usati; scritti sui margini! Amati e vissuti!).

Conosceremo la Venezia di Aldo Manuzio; la sua storia; la storia della sua libertà intellettuale; lo scontro che la Serenissima condusse con l’autorità vaticana anche sul tema della censura. La storia dei tentativi papalini di assassinare Paolo Sarpi.

Mi fermo. Devo.

Questo libro regala molto e fa buona compagnia. Va letto con voracità e con lentezza, dato che ad ogni pagina saremo presi dalla frenesia di “googlare” per approfondire qualche informazione (che cose meravigliose possiamo fare oggi, diciamocelo!).

È un libro da tenere, poi, come libro da comodino. E, sì, anche come libro di consolazione.

Il mondo del libro e i suoi lettori ne hanno vissute tante: sopravvivranno a tutto, per sempre.