Il libro degli alberi

Un viaggio illustrato dalla radice alla foglia.

Prima pubblicazione in Gran Bretagna nel 2022, dalla C.E. DK . Per l’edizione italiana: Doris Kindersley Limited, in collaborazione con GIRAUDO – IF – Feltrinelli editore srl – Prima edizione 2022. Collaboratori: Michael Scott OBE (autore principale), più altri. Pag. 320

È Natale; e lo sarà (pure se Babbo Natale con i suoi pacchi-dono è già arrivato e quasi scordato) fino alla Befana.  Che porterà ancora regali.

I libri, tra i doni, dovranno apparire solo come eccedenza, va detto. I libri, ai nostri giorni, sono o dovrebbero, per i bambini, essere una costante nel corso dell’anno; come il pane e il latte; mentre, secondo tradizione (vabbè, chiamiamola tale) gli elfi di Babbo Natale costruiscono giocattoli, costruiscono marchingegni tipo trenini, piste per automobiline, cubi colorati da costruzione e, sì, matite colorate, pennelli e tubetti di colori di varia natura; producono poi bambole e case per bambole; mini cucine e palloni; nonché orsacchiotti et similia. O almeno così dovrebbe essere. Non libri: che vanno proposti ai bimbi nel corso di tutto l’anno. E potranno essere proposti come regalo, per l’appunto, solo in soprannumero, o per utili vie traverse. 

Per chiudere l’anno, vorrei dunque proporre un libro particolare, per grandi e piccini di ogni età, in forza del suo essere leggibile ma anche solo guardabile: un libro che narra e mostra il mondo degli alberi. 

Un libro da guardare, dunque; da sfogliare; da leggere, anche, certo: per sintetiche notizie; per descrizioni curiose che, spargendo informazioni/curiosità su di un albero noto, poi su di un albero “esotico”, regalerà il quadro finale di un mondo conosciuto e condiviso. Familiare. Un mondo che si scoprirà essere, tutto, <casa nostra>.

Saltellando, inizialmente, di immagine in immagine, incontreremo il nostro platano – di origine, boh, incerta; di origine, forse, spagnola, trasmigrato in Francia, e di lì in Inghilterra, dove è stato capace di adattarsi “con grande bontà alla vita londinese nonostante gli inconvenienti di fumo, nebbia, lastricati e asfalto”; poi di adattarsi ovunque; un ibrido, che come tale, dovrebbe essere sterile e tuttavia non lo è; la cui popolazione, a Johannesburg, in Sudafrica, è oggi minacciata dai coleotteri mentre la sua diffusione rimane mondiale per la sua resistenza all’inquinamento, per l’ombra che regala nelle città.

Incontreremo l’albero dell’incenso, piccolo albero caducifoglie che cresce in Somalia, nello Yemen e sulla costa meridionale dell’Oman, aggrappato alle pareti rocciose, in forma di arbusto ma anche di albero. 

Un albero importante, quest’ultimo, anche per l’industria farmaceutica, tuttavia non facilmente coltivabile mentre gli esemplari selvatici si vanno riducendo sia a causa di eccessivo sfruttamento sia a causa del venir pesantemente attaccati da capre e pecore. Il franchincenso che se ne estrae, come ci informa un cammeo nella pagina, è commercializzato da ben 6000 anni.

Albero dell’incenso

Risulterà infine evidente, sfogliando questo libro, curiosando tra queste pagine, come non esistano, in effetti, alberi autoctoni e alberi, per dire, esotici: ogni albero è un abitante comune nell’esperienza quotidiana di grandi popolazioni in qualche parte, o in molte parti, del mondo; ed è dunque un albero la cui presenza è parte integrante dell’immagine del proprio mondo per molti; la cui presenza è, spesso, solo distrattamente guardata; la cui storia non induce gli abitudinari osservatori a incuriosirsi: forse perché pensiamo, un po’ tutti, di essere noi – specie umana – gli abitanti del pianeta e che le altre popolazioni, appartenenti ai regni animali o vegetali,  siano là un po’ per caso un po’ per nostro comodo e per essere sfruttate. Difficilmente pensiamo agli alberi come popolazioni; mai pensiamo agli esemplari singoli delle loro specie come individui: e questo potrebbe essere un grave errore, da correggere, se ne avremo il tempo, con la massima rapidità ed efficacia.

È un libro che ci indurrà ad andare alla ricerca di altri libri, per conoscere gli alberi, veri padroni del mondo in cui viviamo, di cui ogni specie è figlia; cui ogni specie terrestre deve il proprio nutrimento e la propria sopravvivenza, nonché la conquista della bellezza originaria da cui ogni bellezza deriva.

Un libro, questo, che collocherò nella categoria Junior perché si tratta di uno di quei libri che, pur goduti dall’adulto che li ha acquistati (con l’alibi di una destinazione ai figli/nipoti), non dovranno neppure venir proposti ai veri destinatari bensì lasciati, magari aperti su di una pagina, come sospesi, su di un tavolo, su di un ripiano, così da suscitare la curiosità del ragazzino/della ragazzina di casa: loro non amano venir consigliati di leggere un libro di questo genere ma mai si asterranno dal curiosare sul libro di un genitore, non a loro riservato.

Potremmo, mostrando qualche superabile resistenza – vedi di non sciuparmelo! –  lasciarglielo sfogliare, prima, leggere poi, qua e là, a spizzichi. Regalarlo solo in seguito, cedendo a una richiesta/a un desiderio.

Magari non subito, forse più in là, ne potrebbe seguire una chiacchierata interessante, se faremo attenzione a non chiederla!

Magari il mio è solo un sogno. Alla prima occasione farò una prova-nipoti. Vedremo.

Sicuramente, nel frattempo, ho goduto e sto godendo io questo bel libro.

A tutti noi:

Buon 2023. 

Con qualche assaggio, come detto, a spizzichi, di questo Libro degli alberi – e delle sue foto (da non confondere, ma solo intuire, dai miei miserevoli tentativi di restituzione).

Bosco anticoWistman’s Wood nel Parco Nazionale di Dartmoor. Regno Unito, è ciò che rimane di un’antica foresta composta principalmente da querce – rovere e farnia – e alberi come sorbo e agrifogli.

Punteggiato di massi di granito, il bosco sostiene una varietà di muschi e licheni che impiegano anni a formarsi.

Radici – Ancorano l’albero al suolo e si ramificano alla ricerca di acqua e nutrienti, cooperando con un fungo che vive dentro e intorno a loro.

Tronco – Punto di forza dell’albero, porta la chioma oltre il contesto competitivo. Contiene il sistema vascolare che trasporta l’acqua e i prodotti di fotosintesi.

Come si difendono gli alberi – Guerra chimica: Quando la giraffa bruca le foglie dell’acacia, questa rilascia gas etilene, un avvertimento chimico per quelle sottovento perché inumidiscano le foglie con tannini di sgradevole sapore.

E le giraffe hanno imparato a brucare controvento.

E la giraffa mangia le foglie dell’acacia…che si difende

La palma della rafia (Rafia regalis) è l’albero con le foglie più grandi al mondo; sono lunghe fino a 25 metri e larghe 3 metri.

Una quercia adulta dà sostentamento a 2300 specie di cui 326 ne dipendono interamente

Quercia dormiente in inverno . Anche quando si spogliano, in inverno, gli alberi decidui sostengono la vita. Le uova e le larve degli insetti sopravvivono nelle radici e sotto la corteccia fornendo cibo ai picchi, e le epifite crescono sui rami. 

Gli scoiattoli costruiscono nidi e gli uccelli trovano posatoi riparati.

La vita dopo la morte – Tutti gli alberi perdono regolarmente le foglie, anche i sempreverdi, ma in modo progressivo nel corso di diversi anni. Batteri e funghi trasformano in humus le foglie morte, arricchendo il terreno e rilasciando i nutrienti necessari alla crescita degli alberi (…) Un quarto circa delle specie nelle comunità forestali sono saprofite, ovvero si nutrono di foglie morte e legname caduto che decompongono, riciclando nel terreno i nutrienti per continuare ad alimentare gli alberi.

Banchetto di legname – Il bosco è dominato dagli alberi, ma in un bosco tipico i funghi costituiscono il 10% del peso della materia vivente. 

Crepidotus mollis è uno dei molti funghi che vivono facendo marcire il legno di ceppi o rami caduti.

Viale dei baobab. – Questa remota strada sulla costa occidentale del Madagascar è fiancheggiata da circa due dozzine di maestosi baobab di Grandidier , alcuni dei quali hanno molte centinaia di anni. Resti di una foresta per lo più disboscata, sono diventati un’attrazione turistica.

Il viale dei baobab

Baobab africano. Soprannominato albero capovolto per i rami spogli che in inverno ricordano molto le radici, l’iconico baobab immagazzina acqua nei tronchi rigonfi e succulenti. Il tronco formato per l’80% da liquido, può immagazzinare oltre 5.400 litri di acqua.

I baobab hanno una grande importanza sociale ed economica per gli indigeni che vivono nel loro areale e quasi ogni parte dell’albero trova impiego.

(…) I grandi esemplari di baobab, con tronchi naturalmente cavi o scavati, sono stati usati per secoli con le funzioni più svariate: abitazioni, prigioni, pub, stalle, e pensiline degli autobus. Un albero è stato persino trasformato in gabinetto, completo di acqua di scarico.

Stazioni di rifornimento – Gli elefanti usano le zanne per scavare i tronchi dei baobab e raggiungere l’acqua all’interno. In caso di grave siccità, abbattono l’albero e lo consumano per intero.

Morti improvvise – Negli ultimi anni alcuni grandi baobab, o i loro tronchi più vecchi, hanno iniziato a disseccarsi. Secondo i ricercatori, quest’improvviso declino dell’albero più longevo dell’Africa può essere causato dal cambiamento climatico. La loro morte ha un impatto sull’ecosistema e sugli animali a cui offrono riparo.

Olmo montano – Questo imponente albero caducifoglie ha un lungo legame con gli insediamenti umani dal Mediterraneo alla Scandinavia e oltre, e svolge un ruolo importante nell’ecologia delle foreste. Purtroppo è noto soprattutto per una malattia mortale che rischia di distruggerlo.

Rifugio ad alta quota

Rifugio ad alta quota – In Asia la catena montuosa più alta del mondo, l’Himalaya, ospita querce, pini e abeti. Prosperano nel clima rigido, e inoltre sostengono la fauna locale. Le specie autoctone, come Cedrus deodara, forniscono cibo e riparo a oltre 600 varietà di uccelli. .