
Mi trovo reduce, dopo la rilettura di Calvino, da una lettura veloce, che ora dovrò ripetere, di un curioso fantasy italiano di Roberto Recchioni: «YA. La battaglia di Campocarne», Mondadori 2015. L’autore è un noto fumettista, disegnatore, sceneggiatore, autore di Graphic Novel, se non mi sbaglio al suo primo romanzo; e dunque al suo primo approccio ad una scrittura che, facendo tesoro, nel suo caso, dei canoni della graphic novel, si sostiene tuttavia unicamente sul testo.
Il romanzo appartiene a un genere che si colloca quale trait d’union tra la narrativa tradizionale e quella che Umberto Eco ha chiamato narrazione verbo-visiva (definendo narratore verbo-visivo Hugo Pratt) e che Marcello Jori fa risalire, come genere, al «Poema a fumetti» di Dino Buzzati, “il big Bang del romanzo verbo-visivo” la cui “scrittura disegnata richiede un nuovo lettore vedente”[i].