Philip Pullman,
“Queste oscure materie” (“La bussola d’oro”, “La lama sottile”, “Il cannocchiale d’ambra”),
Edizioni Salani, 2013
La Bussola d’oro. La storia si svolge in una società simile e diversa dalla nostra, organizzata secondo una diversa geografia politica: siamo in un regime teocratico in cui regna il potere religioso e la fisica è chiamata teologia sperimentale. In una Oxford di questo mondo, al Jordan College, vive Lyra, una ragazzina spensierata, capace di grande lealtà e di grande fantasia, vale a dire di una grande capacità di invenzione delle bugie più incredibili.
In questo mondo ogni essere umano vive in stretta simbiosi con un proprio daimon, una esternazione dell’anima che, assumendo la forma di un animale, di sesso opposto al proprio, assicura ad ognuno una consapevole integrità, la possibilità di non essere mai solo, la possibilità di essere sempre in contatto con il proprio sé.
A partire da questo mondo, e da un destino, conseguente a una profezia, che indica in Lyra l’artefice di profondi, pericolosi o salvifici, cambiamenti, si aprono una serie di mondi paralleli, uguali e diversi, popolati da esseri fantastici.
Tutto prende il via da una relazione che Lord Asriel, zio di Lyra, accademico e scienziato, tiene agli Accademici del Jordan College sugli esiti di una sua spedizione al Polo. Lord Asriel mostra una diapositiva nella quale si vede una persona, in un paesaggio notturno, illuminata da una luce proveniente da fonte sconosciuta.
“(…) pareva che una fontanella di particelle scintillanti stesse zampillando dalla sua mano alzata. ‘Quella luce – chiese il Cappellano – sale dal basso o scende dall’alto? ’
‘Scende – disse Lord Asriel – ma non è luce. E‘ Polvere’”
La ricerca del significato e della funzione della ‘Polvere’, questo elemento che, da un certo momento in poi dell’evoluzione del mondo, sembra aver cominciato a scendere sugli esseri umani, il pericolo o la risorsa che rappresenta, costituiscono il filo conduttore della storia di una lotta per il futuro di tutto il genere umano, nei diversi e infiniti modi in cui l’umanità vive in infiniti mondi.
La lama sottile. Lyra, in un mondo parallelo, incontrerà Will, un ragazzo appartenente al nostro mondo, che sarà il coprotagonista della saga, portatore, con lei, di un compito. E Will sarà colui che aprirà la possibilità del passaggio da un mondo all’altro, la possibilità dell’incontro tra forze che lottano per un futuro libero dall’oppressione del sistema al potere.
Nel percorso, i due ragazzi sono stati affiancati, amati, odiati, accolti, respinti, da una serie di personaggi fantastici: orsi corazzati, del regno di Svalbard, tra i ghiacci delle terre del nord, streghe, demoni delle falesie, angeli, personaggi dello straordinario popolo dei gallivespiani, persone di dimensioni meno che lillipuziane, cavalieri di libellule, il popolo dei Mulefa, fino alle Arpie del regno dei morti.
Il cannocchiale d’ambra. I personaggi che costituiscono il gruppo con cui Lyra e Will condurranno una epica battaglia, descritti ognuno nella propria specifica alterità, si presentano con personalità profondamente umane, in un contesto che considera la diversità come un costituente fondamentale della vita. E sono personaggi indimenticabili, la cui caratteristica è la capacità di diventare amici, di unirsi per un fine, di proteggere, di dare e ricevere affetto. Anche i “cattivi”.
Lyra e Will portano a temine la loro missione. Giunge a termine anche la loro infanzia e ambedue si avviano al loro percorso di preparazione all’età adulta.
I debiti letterari di quest’opera sono molto ampi. Pullman punteggia ogni capitolo del terzo libro con citazioni in esergo (dalla Bibbia ai poeti inglesi, avendo in particolare, come filo conduttore, versi scelti del Paradiso Perduto di J. Milton, e di William Blake, per chiudere con un celebre verso di Pindaro: “Anima mia, non cercare la vita eterna, ma sviscera il regno del possibile”). Questi riferimenti costituiscono una mappa dei molti percorsi di lettura che la storia consente, dei diversi livelli interpretativi di una storia che resta comunque caratterizzata dal piacere del racconto, dalla fantasia, da una tensione che non cade mai e che solo la lunghezza dell’opera impedisce di leggere d’un fiato.
Philip Pullman è noto come autore di libri per ragazzi. Ma questa sua opera è diventata un cult; dal primo dei tre romanzi è stato tratto anche un film, che non ha avuto tuttavia grande successo.
La trilogia ha anche dato luogo a dispute, per l’accusa di essere un attacco alla religione. Tutto bene salvo un dato fondamentale: la Trilogia è un’opera che, se pure possa essere letta e apprezzata da ragazzi (vale a dire?… a meno che, con questa attribuzione non si voglia far riferimento all’estrema godibilità della narrazione), contiene in sé una grande ricchezza di livelli di lettura, prende forza dalla capacità di integrare un intero mondo letterario, consente di spaziare, se si ama farlo, se si vuole cercare, e in questo senso ad ogni rilettura è possibile avere un nuovo libro. E in essa ogni lettore troverà proprie chiavi di lettura. A partire da quella fondamentale: il piacere di leggere una storia.
In una sua intervista, Pullman ha detto, in proposito: “A me piace avere un pubblico misto – sia adulti sia bambini – perché gli adulti mantengono seri i bambini, e i bambini mantengono civili gli adulti”.