Un viaggio

la_Strada_recensioneCormac McCarthy, La strada, Einaudi 2007, pag. 218

Un uomo e un bambino; un percorso, alla ricerca della luce, di calore, di sopravvivenza in un mondo ridotto a cenere; la strada e il compito di continuare a vivere. Al di là delle montagne, del freddo e della neve, la strada porta a sud e alla speranza di un luogo dove il sole si mostri nuovamente e consenta una vita, magari poca, piccola. L’uomo e il bambino camminano spingendo un carrello con cui si portano appresso le cose necessarie, un telo di plastica, lo zaino sulle spalle, riparo per cose e persone.

Di giorno il sole esiliato gira intorno alla terra come una madre in lutto con una lanterna in manoTu, dice il padre al bambino hai il compito di portare il fuoco. E dunque non devi cedere. Noi ce la faremo.
Il percorso è fatto di dialogo, su cose pratiche, sulla quotidianità della sopravvivenza, e di domande su un passato, una vita che il bambino non conosce, su un futuro che il bambino non sa immaginare, rispetto ai quali tuttavia sa porre domande. Il percorso è fatto di vita, di futuro.
Ci sono le domande, prima fra tutte il fondamentale “Moriremo?” e la risposta che dice che sì, certo, non ora.
Le risposte. Importanti, provvisorie, consustanziali alla vita che appare il compito, il fuoco da portare e trasmettere; il legame tra un padre e un figlio, fonte di giustificazione del vivere.
Ci sono i ricordi e il loro confondersi e prendere la consistenza delle nuove realtà. Sono ricordi da mantenere e da cui guardarsi.  “Ricordati che le cose che ti entrano in testa poi ci restano per sempre (….). Però certe cose uno se le dimentica, no? Sì. Ci dimentichiamo le cose che vorremmo ricordare e ricordiamo quelle che vorremmo dimenticare
Ci sono incontri, da cui difendersi (“noi siamo i buoni”, dice il padre al bambino e chiede, a conferma, il bambino al padre) e da desiderare come incontro. C’è la sofferenza del non dare aiuto (“Lui morirà. Non possiamo dividere con lui quello che abbiamo, altrimenti moriamo pure noi”). Il pensiero che, alla fine, non ci sia più nessuno da incontrare.
L’ultimo esemplare di una data cosa si porta con sé la categoria. Spegne la luce e scompare. Guardati intorno. Mai è un sacco di tempo. Ma il bambino la sapeva lunga. E sapeva che mai è l’assenza di qualsiasi tempo”.
Il pensiero, i dialoghi, così come la narrazione in terza persona, non vengono separati dalle regole dell’interpunzione; nessun virgolettato segnala la differenza tra il pensiero inespresso, il dialogo, la terza persona narrante. Come se un unico io parlasse di qualcosa che è insieme io-tu, io-noi, io-mondo, io tempo.
Il bambino ha il padre e il padre ha il figlio. E c’è la vita, nel giorno per giorno, nel calore dell’essere l’uno per l’altro, “nessuna lista di cose da fare. Ogni giornata sufficiente a se stessa. Ogni ora. Non c’è un dopo. Il dopo è già qui. Tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un‘origine comune nel dolore. Nascono dal cordoglio e dalle ceneri. Ecco, sussurrò il bambino addormentato. Io ho te.
Padre e figlio hanno il domani, quel domani a cui la gente assurdamente si prepara. “A me sembrava assurdo. Il domani non si stava certo preparando per loro. Non sapeva neppure che esistessero, mentre la vita è oggi e oggi è la vita che scorre verso domani, radicata nel legame tra padre e figlio, abbiamo cibo ancora per qualche giorno.
C’è un mondo da guardare, una cartina da seguire che consente il riconoscimento dei luoghi e la scelta del percorso.
E c’è tanta bellezza, quella che si sostanzia nella vita e nella relazione e nel domani. Nel riconoscere la forma della vita, il suo esserci. “Evoca le forme. Quando non ti resta nient’altro, imbastisci cerimoniali sul nulla e soffiaci sopra“.
Un libro che trasmette pace, bellezza, domanda e risposta, nella quotidianità di una fatica – e che sia estrema sembra essere un accidente, consustanziale alla vita.
Questo libro è stato un lungo tempo in attesa di lettura. Forse è un libro da leggere al momento giusto (è così per molti libri). Non averlo letto mi avrebbe privato di una grande risorsa per la vita, cheè più antica dell’uomo e vibra di mistero“.