Seconda tappa del giro a librerie. Avevo in lista molti desideri, che non ho del tutto assolto perché, come si conviene a questo tipo di shopping, si sono inseriti libri non previsti ma ai quali ho proprio dovuto cedere.
Dunque. Partenza dalla libreria Santi Quaranta, che sapevo aver riaperto i battenti dopo le ferie e che avrei visitato ben sapendo che, là, non avrei né cercato né potuto trovare i libri che stavano nel mio foglietto di appunti, i libri che avevo già deciso di acquistare. Ma avrei potuto trovare cose inaspettate, da cui farmi conquistare. Ne sono uscita con due libri.
Il primo, che sto leggendo, è Viaggio con un’asina nel cuore della Francia, di Robert Louis Stevenson, Editore Santi Quaranta, Treviso, 2012: come mi aspettavo, è una di quelle chicche che questa casa editrice sa proporre e che la rende speciale.
Ho poi riacquistato, di Ferruccio Mazzariol (vale a dire l’editore, che è anche un ottimo scrittore), Il Paese dei Gelsi, giunto meritatamente nel 2012 alla nona edizione: la mia vecchia copia faceva parte di quei libri che, un volta prestati, non sono più rientrati, e desideravo riaverlo. Mi consolo sempre per questo tipo di perdite riflettendo sul fatto che, se improvvisamente tutti i libri prestati dovessero tornare a casa, io dovrei traslocare: dunque è bene che abbiano sviluppato la possibilità di essere fruiti in altre case.
La libreria Santi Quaranta, Via Municipio, Treviso, è un luogo da frequentare, non per l’acquisto già deciso, certo no, è altamente probabile che il libro non si trovi, ma proprio per scoprire gioielli, ampliare le scelte, incontrare emozioni.
Da là, ho deciso per una visita alla libreria Tarantola. Era molto tempo che non ci entravo e tra le cose possibili c’era il timore di non trovarla più e la curiosità di trovarla cambiata.
Per la verità, è difficile dire se un luogo che si frequenta molto di rado è cambiato. Il cambiamento sta anche in noi. Ho trovato la libreria che ricordavo, con un leggero qualcosa di diverso. Avevo il ricordo di una libreria piccola, che è possibile percorrere interamente, facendo scorrere lo sguardo su tutte le scaffalature: non c’è dunque problema di metodo di catalogazione dei volumi, siano essi ordinati per editore o solo per argomento, fa lo stesso. Avevo il ricordo di un luogo dove l’organizzazione degli scaffali era del tipo ‘non ho ben deciso cosa voglio fare, un po’ questo e un po’ quello’. Un piacevole disordine. C’è qualcosa di speciale persino nel fatto che i locali e la disposizione delle scaffalature siano quanto di più inadatto si possa immaginare. Si rischia di inciampare nei dislivelli del pavimento, ci si deve infilare tra uno scaffale e l’altro perché lo spazio è poco. Tutto questo ne fa una vera libreria, del genere “questo è lo spazio che ho e ci tengo libri, perché sono un libraio”. E il titolare, Alessandro Tarantola, lo è. Non da oggi.
Sono cambiata io o la libreria? Ho respirato un’aria di disamore; il libraio che, cercando al computer i libri che chiedevo (non so bene, mi aspettavo che fosse in grado di darmi una risposta, magari incerta, prima di un controllo; è una piccola libreria, ci si aspetta che uno sappia, più o meno, cos’ha in casa) aveva bisogno che ripetessi il nome dell’autore, era incerto sui titoli. Non ha dato segni di riconoscimento di un libro che in seguito, il commesso di IBS, appena l’ho nominato, ha immediatamente preso da uno scaffale, anche senza che ne precisassi l’editore (“ah sì, è in Corbaccio”). Ovviamente, si è gentilmente offerto di ordinarmeli.
Ora, la libreria Tarantola è, nel senso più vero del termine, una libreria, è un luogo con una personalità, ma qualcosa, non so come dire, mi è parso non funzionare. Mi è parsa, non trovo altro termine, stanca. Se quello che penso io contasse qualcosa, mi verrebbe da dire, dai, lettori, diamole una scossa, riempiamola di richieste e di acquisti. “Tarantola”! Non scherziamo. E’ un pezzo di Treviso!
Da lì non me ne sarei andata a mani vuote. Ho ciondolato tra gli scaffali, cercato, e portato via con me due bei libri: Un’eredità e la sua storia, di Ivy Compton-Burnett, Adelphi 2001, seconda edizione e, Mine-Haha, ovvero Dell’educazione fisica delle fanciulle, di Frank Wedekind, Adelphi 2005. In questa libreria ci tornerò.
Il tempo era trascorso e, dovendo fare anche acquisti almeno un po’ progettati, sono andata a IBS, dove ho acquistato uno dei libri che avevo già scelto, vale a dire, I quaranta giorni del Moussa Dagh, di Franz Werfel, Corbaccio 2013, cui si è aggiunto, Stoner, di John Williams, Fazi Editore 2012 (un libro che aspettava da tempo, per vari motivi). Per finire, su consiglio di un commesso che mi ha seguito, non solo trovandomi il libro che cercavo, ma cercando di capire cosa poteva essere di mio interesse, Rumore bianco, di Don Delillo, Einaudi 2014.
Una buona libreria, certo. Ma posso provare un po’ di tristezza? Anche la vecchia libreria Marton, come la scomparsa Galleria del Libraio, erano Treviso, una bella Treviso.
Sei libri interessanti. Posso affrontare la fine dell’estate in buona compagnia.