Le donne leggono molto. Cosa leggono le donne?

DonneNell’ultima settimana ho continuato a rimuginare sul chi legge cosa, lettori maschi e lettori femmine, statistiche, editoria e quant’altro.

Ho cercato di verificare le informazioni ricorrenti su questi temi, sul fatto che in Italia si legge poco e che comunque chi legge di più sono le donne, riportate in varie pubblicazioni, articoli, variamente divulgate, e che a me sono sempre parse a rischio di costituire dei luoghi comuni.

Scelgo di dare per assodati alcuni punti su questo tema: le fonti sono diverse, non confrontabili, ma assolutamente univoche nei risultati. E li elenco di seguito:

  1. In Italia si legge poco
  2. Le donne leggono più degli uomini
  3. Le donne non leggono le donne
  4. Le donne scrivono per le donne
  5. Gli uomini non leggono le donne
  6. Gli editori preferiscono gli autori maschi
  7. L’assegnazione del Nobel marginalizza ingiustamente le donne

Ora, questo spazio si chiama Parliamone, e dunque vorrei provarci: di qualcosa, non di tutto, poi si vedrà.

Primo punto: in Italia si legge poco. Questo è un punto inconfutabile, asseverato dai fatti (anche se, pure su questo, ci sarebbero cose da dire. Forse ci sarà l’occasione); il resto riguarda il tema della lettura e della scrittura al femminile. E rivela a mio parere un’ottica di genere impropria.

Partiamo dal fatto che le donne risultano essere lettrici più forti degli uomini. Segue una domanda: cosa leggono le donne? La risposta non può esserci, perché tale domanda è mal posta: <le donne> non sono una categoria, non in questo campo, almeno. Quali donne leggono cosa? Appartenere ad un genere non equivale ad essere schiacciati su di esso per tutte le scelte e/o le appartenenze della vita, sia privata sia sociale e lavorativa.

Voglio dire: una donna non legge in quanto donna, ma in quanto persona, in quanto professionista, in quanto studiosa, e all’interno di tutti i ruoli che il suo vivere in una società comporta, compresa, certo, l’appartenenza di genere che è <una> delle variabili. Come lo è per chiunque.

Ma il diavolo sta nei dettagli. Sta nel fatto che c’è un ambito di specificità, riservato alle donne dall’editoria (non solo italiana), un certo tipo di narrativa, tanto quanto un certo tipo di pubblicistica periodica. E siccome l’offerta crea la domanda, i prodotti destinati alle donne saranno comperati da donne. Che, dunque, leggono di più. Ci risiamo: che cosa leggono?

Questo percorso di lettura non mi pare equivalente al dire che le donne leggono di più degli uomini. Probabilmente leggono come gli uomini e, in aggiunta, godono (se così si può dire) di un’offerta di mercato diversa che aiuta la produzione di diseguaglianza. In questo caso, travestita da valorizzazione. Falsissima.

Faccio presente che, se la mia tesi regge, e se in Italia si legge poco, ciò significa che leggono poco anche le donne: salvo un leggere ‘altro’ che ovviamente gli uomini non leggono.

Passo al secondo punto: le donne non leggono le donne.

Non so. Un dato ISTAT mi dice che la presenza nell’universo degli scrittori del genere femminile equivale al 30 % circa. Dunque, se su dieci libri ne leggo tre di autore donna ho fatto una scelta paritaria tra i due. Chiaro?

Siamo sicuri che ciò è chiaro per chi ha elaborato il dato sul fatto che le donne leggono preferibilmente autori uomini? Il mio potrebbe essere un sospetto infame. Nel dubbio, lo confronto, impropriamente, con la mia personale esperienza di lettrice (non è scientifico, ma lo facciamo tutti): scopro che leggo ben più del 30 % di autori donne; ma magari la mia è (e credo lo sia) in parte non una scelta ma sicuramente una forte attenzione alla scrittura femminile.

E su questo blog? Ho verificato, e senza averlo programmato, ho scelto circa il 30% di autori donna. Voglio dire, è così nei fatti, dato che non ci ho pensato, ho semplicemente scelto i libri che ho ritenuto interessanti. Peraltro, <loro> scrivono da tremila anni, <noi> da trecento, quantomeno in modo significativo. E il dato è in movimento, a favore della presenza femminile, oggi ben più marcata di cinquant’anni fa.

E dunque? Le donne non leggono le donne? Forse non è così. Credo sia uno dei tanti casi in cui si riportano statistiche (magari corrette) in modo improprio, per sostenere un pregiudizio, una aspettativa, non so, qualcosa del genere.

Un altro punto: gli uomini non leggono le donne? Nel senso che leggono per due terzi abbondanti autori uomini? Ovvio, è la proporzione esistente nell’offerta. Anche questo è un punto da considerare bene.

I punti 4 e 6 (Le autrici scrivono per le donne e Gli editori preferiscono gli autori maschi) mi paiono davvero difficili da documentare. Il tema di una scrittura al ‘femminile’ (comunque diverso da dire “per le donne”) è invece un tema che ha una sua possibile consistenza. Per ora lo lascio.

Ultimo punto: l’assegnazione del Nobel penalizza le scrittrici donne. Questo, semplicemente, non è vero. Quantomeno non in questi termini. Qui possiamo davvero vedere i fatti.

E’ stato rilevato che sono donne solo il 10 % dei premi Nobel per la letteratura. Vero. Ma è anche vero che il Nobel è stato assegnato poco più di cento volte dal 1901, quando è stato istituito e, nel secolo scorso, la percentuale di donne scrittrici non era del 30 %. Diamo per assodati i motivi.

E vediamo un dato di realtà e cosa ci dice. Il premio è stato istituito nel 1901 e la prima donna Nobel è stata Sara Lagerlöf nel 1909: non male, vero?

Sono seguite alte tredici donne: Grazia Deledda nel 1926; Sigrid Undset nel 1929; Pearl S. Buck nel 1938; Gabriela Mistral nel 1945; Nelly Sachs nel 1966; Nadine Gordimer nel 1991; Toni Morrison nel 1993; Wislawa Szymborska nel 1996; Elfriede Jelinek nel 2004; Doris Lessing nel 2007; Herta Müller nel 2009; Alice Munro nel 2013.

C’è un indubbio vuoto tra il 1945 e il 1991, ma da tale data c’è un forte recupero; nel nuovo millennio, con quattro Nobel in 10 anni, si è raggiunta quota 40 %. Se poi consideriamo il periodo 1991 – 20013 la presenza femminile è proprio del 30 %. Sarà voluto? Possibile.

Dunque: non corrisponde a realtà la marginalizzazione, perfida e voluta, delle scrittrici da parte della commissione del Nobel. Persino possibile il contrario, un’applicazione di quota rosa, davvero impropria.

Un’ultima riflessione: la discriminazione delle donne nel mondo è, come è sempre stata, la più tragica che la storia di tutti i tempi annoveri tra tutte le tragiche discriminazioni che la specie umana riesce a produrre. E questo è veramente un fatto.

Dunque, è molto importante non caricare su questo grande tema, fondamentale per la civiltà, per donne e uomini, per lo stesso futuro della terra, deviazioni su problemi inesistenti, e ancor meno false valorizzazioni. Sono un danno grave.