Romanzo rosa? Prima puntata (forse)

Alba de CèspedesIn questi giorni la domanda – e il tema – mi si è imposto. Il miglior modo per entrare in argomento credo sia raccontare come ciò è avvenuto.

Stavo pensando alla figura di Karen Blixen, scrittrice che avevo appena recuperato nella compagine delle autrici femminili di area anglosassone del primo novecento; e all’intenzione di scrivere qualcosa su di lei, sulla sua biografia. A questo pensiero si è affiancato quello sul tema più generale – che in parte ho già trattato, è ormai trascorso un anno – della lettura e della scrittura al femminile; e sul pensiero, o meglio, a mio parere, sul preconcetto, di una supposta specificità della scrittura (e della lettura) femminili, rinchiuse nel campo dei sentimenti.

Inevitabile a questo punto pensare alla cosiddetta ‘letteratura rosa’: area che, almeno a me così pare, dovrebbe denotare un ambito più ristretto di quello, vasto, del romanzo che prende a tema i sentimenti, e in particolare l’amore. Io, alla voce ‘romanzo rosa’, solitamente assegno non solo uno specifico prodotto – tema: una coppia che si sta formando, difficoltà che si interpongono, felice soluzione finale – ma soprattutto il prodotto di una specifica editoria dedicata, tipo Armony Arlequin.

Sembra non sia così. Guardando, cercando, suggerimenti di lettura, ho incocciato, su “Pianeta Donna”, un post dal titolo: “I 20 romanzi rosa più amati”, sottotitolo: “Se volete entrare nel mondo dei romanzi d’amore, ecco 20 buoni titoli dai quali poter cominciare”. Lo trovate qui.

Grande sorpresa: al n° 1 dell’elenco, trovo “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen, seguito immediatamente dal primo romanzo di Liala, “Signorsì”. Terzo posto riservato a “L’amante” di Marguerite Duras. La mia meraviglia è molto alta già dal primo titolo e, a questo punto, è incontenibile. C’è qualcosa che mi sfugge.

Non riporterò l’elenco, chi è interessato può leggere il post citato, ma aggiungo che, in compagnia di alcune autrici che non conosco, trovo, classificati come ‘romanzi rosa’ “Tre di noi” di Andrea De Carlo, “Il paziente inglese” di Michael Ondaatje, e “L’amore al tempo del colera” di Garcia Márquez; non manca, peraltro Carolina Invernizio, con “Il bacio di una morta”. Manca invece, per chi lo ricorda, Delly, vale a dire i fratelli Jeanne-Marie e Frédéric Petitjean de la Rosière, probabilmente oggi non più leggibili ma fino a tutti gli anni ‘60 ancora proposti, e molto venduti, in edizioni tascabili con copertine rosa o azzurre, in cartoncino rigido.

Così, mentre tutte le mie idee su cosa si intende per ‘romanzo rosa’ si sbriciolano; mentre mi rendo conto del fatto che forse ‘romanzo rosa’ è definizione che vale per ‘romanzo che parla di sentimenti’, ‘romanzo d’amore’ (ma che definizioni prive di senso! Non vogliono dire alcunché!), trovandomi casualmente in una zona della città a me poco nota, vedo una cartolibreria che, sul marciapiedi, davanti alla vetrina, espone uno di quei cassettoni di legno colmi di vecchi libri molto malandati. Comincio a rovistare. E cosa trovo? Liala, “L’arco nel cielo”, Fabbri editori 2001. Apparentemente nuovo.

Ma poi, ecco la chicca, un vecchio libro di racconti di Alba De Cèspedes, “Fuga”, Mondadori 1945 (il colofon riporta, sotto il titolo: EDIZIONE PROVVISORIA: “Le enormi difficoltà tecniche e di approvvigionamento di materie prime ci costringono a rinunciare per il momento a quella cura e perfezione tipografiche tradizionali della nostra Casa”.

Si tratta di una Decima Edizione, la prima è datata 1940. Le condizioni del libro sono tali per cui, solo prendendolo in mano, si è staccato il risvolto di copertina ingiallito e rinsecchito, che ho subito riposto all’interno delle pagine perché non si sbriciolasse. Per poterlo leggere, dovrò prima farlo restaurare e rilegare. Sperando di non perderne pezzi.

Ho portato a casa il bottino al costo di tre euro.

220px-Alba_de_CespedesQualcuno ricorda Alba de Cèspedes? Una grande autrice italiana, che il regime non amava, di cui l’allora Arnoldo Mondadori Editore pubblicava, negli anni di guerra, dieci edizioni in cinque anni!

Un titolo per tutti “Nessuno torna indietro”. Rappresentazioni femminilli che contrastavano fortemente l’immagine della ‘donna’ propagandata dal regime. Talvolta mi aveva sfiorato la voglia di rileggere e proporre quel romanzo, che fortunatamente ancora possiedo; mi ha trattenuta, non so, l’idea che forse oggi sia di difficile reperibilità, il trovarmi presa da altro interesse, ecco, cose così.

E allora, vado alla ricerca. Almeno “Nessuno torna indietro” si trova ancora? Scopro che, quasi, no. Quasi, poiché IBS.it dichiara disponibilità immediata, al costo di euro 51, di un bel volume “I meridiani”, Mondadori 2011, che raccoglie i quattro maggiori romanzi dell’autrice (“Nessuno torna indietro” (1938), “Dalla parte di lei” (1949), “Quaderno proibito” (1952) e “Nel buio della notte” (1976), più un interessante inedito, “Con grande amore“: “un romanzo incompiuto su Cuba cui l’autrice lavorò a lungo e che contiene splendide pagine di ricordi familiari e di storia cubana“). Curatrice dell’edizione, editata per il centenario della nascita dell’autrice, Marina Zancan.

Leggo la quarta di copertina che, tra le altre cose, recita:

Troppo spesso aggiogata al carro della “letteratura rosa”, la de Céspedes con giusto risentimento rivendicava invece il riconoscimento critico del valore letterario e innovativo della sua scrittura (…)”.

Mentre dichiaro che mai avrei associato alla definizione di ‘letteratura rosa’ questa autrice (né Garcia Marquez, peraltro; ma neppure la Austen, e altri), il tema diventa sempre più intrigante.

Rientrata a casa, ho dedicato due ore-divano a leggere il romanzo di Liala. Non ne ricordo già più nulla, a distanza di qualche giorno, ma so che, tutto sommato, l’ho trovato leggibile. Confermandomi, tuttavia, che, certamente non può essere collocato nella stessa categoria di “Orgoglio e pregiudizio”.

Proprio un anno fa, parlando del basso numero di lettori che (s)qualifica l’Italia e del fatto che, solitamente, si ritiene che l’universo dei lettori sia in prevalenza un universo femminile, avevo sfiorato il tema, appunto, della lettura, e della scrittura, al femminile, che talvolta si ritengono in vario modo correlate (vedi qui e qui)

Sbagliavo tutto? Resto convinta del fatto che ‘romanzo rosa’ sia, e resti, qualcosa che non può comprendere, al suo interno, tutta la letteratura che tratta il tema dell’amore. Ci vogliamo mettere anche “Anna Karenina”? E, già che ci siamo, perché non “I promessi sposi”!

In ogni modo, è un argomento da riprendere, in quanto non di poco conto, davvero. Ha a che fare con una serie di luoghi comuni che, come tali, sostengono e perpetuano pregiudizi dannosi, che portano anche a scelte editoriali precise. Dopotutto, noi lettori, maschi e femmine, possiamo leggere solo ciò che viene pubblicato. Poi, in base a ciò che leggiamo si decide cosa ‘desideriamo’ leggere.

Forse sto ancora sbagliando tutto. Può essere che qualcosa (molto) mi sfugga. Qualcuno vuole aiutarmi a capire?