Lilli Gruber

Lilli_GruberSui servizi segreti (inglesi in particolare, mi pare, per merito di Ian Fleming) si sprecano tonnellate di narrativa, buona e meno buona, che attrae anche per la miscela, suggerita, di fantasia e sospette (desiderate, fantasticate) verità. Si dimentica che “il segreto” (ma definiamolo con un termine più acconcio e meno attrattivo, “la riservatezza”, opportuna o meno) non riguarda solo i servizi di intelligence degli stati. E si trova anche dove non ci si aspetterebbe. Nel giornalismo.

Nata a Bolzano nel 1957, Dietlinde (Lilli per tutti) Gruber è, come tutti sappiamo, non solo una interessante scrittrice, ma una nota e molto capace giornalista, con una esperienza che va dalla conduzione di telegiornali all’impegno come inviata di guerra. Ed è recentemente uscito un suo nuovo libro: “Tempesta”, edito da Rizzoli.

Di lei si sa anche che è stata invitata ed ha partecipato alle riunioni del Gruppo Bilderberg, che riunisce annualmente le più grandi personalità del mondo economico finanziario e politico internazionale (in prevalenza europeo e americano) ma vede anche la presenza di giornalisti. In questa occasione, tuttavia, questi ultimi non pare facciano il loro mestiere: si impegnano infatti a non informare il pubblico su ciò che il gruppo produce poiché le riunioni del Gruppo Bilderberg si svolgono all’insegna della massima riservatezza.

Questa organizzazione, nata nel 1954 su iniziativa di David Rockefeller, si trova ad essere oggetto di teorie complottiste e attira su di sé un’attenzione non benevola da parte di alcuni media, per la mancanza di informazione sui contenuti degli incontri, di cui non esiste documentazione, quantomeno pubblica, alcuna.

Nel contempo, riesce anche a ricevere un’attenzione mediatica molto contenuta; se ne parla poco. E questo è un fatto curioso.

Lilli Gruber non è la sola giornalista italiana ad aver partecipato ad incontri del gruppo Bilderberg. Dopo di lei, ad esempio vi ha partecipato la direttrice di Rainews24 Monica Maggioni. Colpisce comunque la contraddizione esistente tra la mission del giornalista e queste partecipazioni che non ottengono la notorietà che meriterebbero.

Per leggere la recensione di “Eredità. Una storia della mia famiglia tra l’impero e il fascismo” di Lilli Gruber, clicca qui.