Si tratta di un’autrice la cui vita, la cui storia, mi incuriosiscono molto. Penelope Mortimer è una scrittrice che ha inaugurato, con il suo romanzo “The Pumpkin Eater”, quello che sarebbe diventato per antonomasia il romanzo ‘femminile’: per la prima volta, almeno con questi risultati, una voce ha parlato dell’essere donna alle donne e agli uomini. Ha raccontato una donna, non un’eroina; una fatica di vivere, non una tragedia, il male di vivere, certo, e pure grande, ma il tutto osservato dentro un quotidiano, possiamo chiamarlo ‘normale’ e ‘perbene’? Dal divano dello psicanalista.
Peter Cameron, presentando il suo ultimo libro, nel corso di un’intervista, la colloca tra le autrici da rivisitare, che hanno segnato un’epoca, con Rose Macaulay, Elizabeth Taylor, Dorothy Whipple, Barbara Pym, tutti nomi pressoché sconosciuti alla nostra editoria. Il nome di Elizabeth Taylor (1912 – 1975) richiamerà alla mente, oggi, solo la più celebre omonima attrice e non la scrittrice (il cui nome di nascita è Elizabeth Coles): suoi libri sono stati editi in Italia, ma credo sia difficile reperirli.

Barbara Pym è la sola, di questo gruppo, sufficientemente nota in Italia. Di Rose Macauley è reperibile il suo “La famiglia Potter”. Dorothy Whipple è un nome di cui non so nulla e che credo non editato in Italia.
Si tratta, in tutti i casi, di autrici che possono avere come antesignana, forse, Ivy Compton Burnett; che hanno affrontato il femminile in modo nuovo e la cui scrittura sta avendo, a distanza, una rivalutazione. Barbara Pym e Rose Macauley stanno sempre tra i miei desideri rinviati. Magari sta per giungere il momento buono.
Di Penelope Mortimer, in Italia, è stato pubblicato da Minimum Fax, onore alla casa editrice, il solo romanzo “La signora Armitage” (titolo originale “The Pumpkin Eater”). Ma chi è stata Penelope Fletcher, signora Mortimer in secondo matrimonio? Alla caccia di notizie, non ne ho trovate molte o meglio, sono notizie che confermano la falsa banalità della storia che lei racconta.[i]
Mi è dunque necessario immaginarla. Ma mi pare che ne possa anche uscire un piccolo quadro, il tentativo di mettere a fuoco una grande vita di tutti i giorni e una persona capace di mostrarne, con levità, la tragedia e la fatica.
Gallese, nata nel 1918, figlia di un pastore anglicano, ha compiuto studi professionali, preparandosi a divenire segretaria. Si sposa molto giovane, a 19 anni, con il giornalista Charles Dimont, corrispondente della Reuters, che la sosterrà nell’avvio della sua attività di scrittrice. Da questo primo matrimonio sono nate due figlie, ma vengono riportate da una fonte anche altre due figlie avute fuori dal matrimonio (e possiamo supporre in corso di matrimonio?) tra l’altro una con il poeta Randall Swingler.
Lasciato il primo marito per sposare John Mortimer, avvocato, sceneggiatore abbastanza noto in patria, nel ’49, da questo secondo matrimonio ha avuto altri due figli, un maschio e una femmina. E sarà la storia di questo secondo matrimonio ad essere narrata in “La signora Armitage”, un matrimonio socialmente molto ben riuscito, la coppia era nota, di successo, mentre nel privato Penelope giunse ad un tentativo di suicidio.
Fu anche un matrimonio possiamo dire di lunga durata, specialmente in considerazione della difficoltà che lo hanno caratterizzato. Si concluderà con il divorzio nel 1972, dunque dopo ventitré anni, diciamo a figli cresciuti.
Nei necrologi apparsi in occasione della morte di Penelope Mortimer, che costituiscono quasi la sola fonte di notizie su di lei, viene detto che lascia sei figli e undici nipoti.
Resta l’immagine di una donna di grande intelligenza e comprensione umana che si è barcamenata nello sforzo di condurre una vita normale, scissa tra giornate da signora benestante, impegni di famiglia, impegni di madre, e il suo lavoro di scrittrice che, traendo spunto anche e soprattutto dalla vita di tutti i giorni, dal suo ambiente sociale, da ciò che vedeva intorno a sé, in quegli anni è stato sicuramente dirompente.
Difficile percepirlo, oggi, ma all’epoca una scrittrice che parlava di sessualità, di aborto, di sterilizzazione, e parlava, soprattutto, di quel non detto saputo taciuto mondo della vita di coppia, non era precisamente abituale.
Penelope Mortimer ha al suo attivo, su un totale di nove romanzi, anche una autobiografia in due volumi che mi piacerebbe moltissimo poter leggere. Il suo romanzo per antonomasia resta, comunque, “La signora Armitage”, anche perché trasposto nel film “Frenesia del piacere”, del 1964, per la regia di Jack Clayton, con la sceneggiatura di Harold Pinter, che ha potuto contare su una celebrata interpretazione di Anne Bancroft.
Chissà, sia il libro sia il film, per il marito, non devono essere stati momenti facili. E anche per lei, una bella prova. Nella trasposizione cinematografica, comunque, a differenza di quanto avviene nel libro, la protagonista possiede un nome proprio: è “Jo”, parte femminile della coppia “Jo e Jack”.
Penelope Mortimer è morta nel 1999, dopo che, da molti anni, aveva scelto di vivere sola, in campagna, continuando a scrivere, sembra, al vetriolo, suppongo con il suo stile leggero e ben educato.
Il suo ultimo lavoro, dopo aver posto sotto la lente il proprio mondo medio borghese, è stata una biografia, dissacrante, della Regina madre, non gradita alla Corona e al mondo che vi ruota intorno.
[i] [i] Fonti:
*http://www.minimumfax.com/libri/scheda_autore/1235,
*Dizionario Oxford della letteratura inglese, Gremese Editore.