Nuovi arrivi in libreria e improbabili paradisi per le donne

Al paradiso delle signoreVolendo riprendere, rispettare, la regola di queste chiacchiere, che consiste nel parlare di libri in lettura, libri letti, ripresi, lasciati, inizio rifornendo la libreria con gli arrivi dell’ultimo periodo.

Si tratta di libri in attesa di lettura, da consumare senza urgenza, riserva per un eventuale periodo di carestia o per un momento di desideri particolari. E che possono costituire un suggerimento, per chi sia interessato.

Tutti noi lettori abbiamo, credo, oltre ai libri che acquistiamo per leggerli nell’immediatezza (e si desidera arrivare a casa, o che venga la sera, per poterne iniziare la lettura) altri libri, che sicuramente verranno letti, prima o poi, ma che al momento acquistiamo per golosità, come quando ci si concede un pasticcino fuori orario, o si acquista una leccornìa da riservare ad un’occasione di festa, oppure per farne un regalo a qualcuno (salvo ricredersi, e tenerceli). Nel frattempo, ne culliamo la presenza con gli occhi, magari sbirciandone qualche pagina, per venir rassicurati sul piacere atteso e godere nell’anticiparlo.

Capita, occorre ammetterlo, di restar delusi da uno di questi pasticcini, il cui sapore, alla fine, potrà risultare stantio, ma ciò non avviene di frequente. E non sarà il caso di questo piccolo tesoretto. Elenchiamo:

Mark Twain, «L’età dell’oro e Racconti», Gherardo Casini Editore – Roma, 1954. Una chicca; cui aggiungere:

Mark Twain, «Visite in Paradiso e istruzioni per l’aldilà», Casa Editrice Mattioli1885, 2014.

L'età dell'oro e RaccontiDue bei libri – non parlo del contenuto, il nome di Mark Twain è una garanzia; parlo degli oggetti-libro – non di particolare pregio, certo, anche se il primo, in effetti – sovracopertina con riproduzione di battelli sul Mississippi, da una stampa popolare dell’800, un po’ rovinata dal tempo – è un bel volume vecchiotto rilegato in tela nera con scritte sulla dorsale in rosso, un classico; il secondo è invece un bel libriccino senza pretese, niente copertine con lucide foto improbabili; prefazione e traduzione di Livio Crescenzi. Un totale 112 paginette. Euro 9,90. A voler dire, anche caro, ma va bene.

Interessanti sono anche gli Editori. Il marchio Casini Editori, in effetti, esiste ancora, anche se la Casa Editrice è stata acquisita da Fratelli Melita Editori nel 1985 e, in seguito dalla Rusconi Libri, nel 1994 (afferma la sempre più incontestabile Wikipedia, o contestabile pro tempore e in ogni modo tanto quanto altre fonti più accreditate). E oggi? In effetti, non riesco a capire ma, in ogni modo, il marchio, nato nel 1949, resiste.

Il secondo, Mattioli1885, è un editore che non ricordo di aver mai incontrato, e che si occupa di ECMEducazione Continua in Medicina – così come di “nuovi media, di programmazione e di assistenza tecnica, fornendo servizi web, di sviluppo App, di progettazione e gestione di cartelle cliniche, …[i], avendo anche una sezione Books in cui pubblica 50 novità all’anno. Curioso. Molto.

Sempre della Mattioli1885 ho trovato anche un secondo libricino, stesso formato – Jerome K. Jerome, «Lo scherzo del filosofo», 2009 (67 pagine, euro 9,00: decisamente caro).

Di Jerome K. Jerome ho letto solamente, da ragazzina, «Tre uomini in barca» e, per la verità, non mi è piaciuto. Mi riprometto, a tratti, di rileggerlo, e verificare. Forse l’ho letto ad un’età sbagliata.

Proseguo l’elenco: Ho trovato un altro piccolo formato, 100 pagine, euro 8,00 (prezzo giusto) davvero molto interessante:

Katherine Mansfield, «Viaggio in Urewera», Adelphi Edizioni 2015. Collana: Biblioteca Minima

È il diario del viaggio in territorio Maori compiuto nel 1907 dalla neozelandese Kathleen Beauchamp, colei che sarebbe divenuta Katherine Mansfield, e che al tempo aveva diciannove anni, invitata dall’amica MillieViaggio a Urewera Parker a parteciparvi, unendosi alla famiglia di suoi parenti che lo avevano organizzato.

È un libricino che richiederà una lettura attenta e di cui, credo, avendolo solo scorso, mi farà piacere parlare.

Ancora. In attesa di lettura, c’è anche «Le notti di Parigi», di Restif de la Bretonne, Editori Riuniti 1996 – opera il cui interesse è originato per me dalla recensione di Viducoli nel suo sito “Del furore…” (qui). Credo valga una lettura.

E infine, c’è il libro che sto leggendo in queste ore (e in questo tempo di rilettura, e di ricerca di libri nel tempo). Ne leggo l’e-book, in attesa del postino e della copia cartacea.

E sì, quando avviene di rifugiarsi nel “Romanzo”, quello vero, quello che, ancora, corrisponde a ciò che la parola ‘romanzo’ evoca in tutti noi – e va da sé che si tratta di un romanzo francese di fine ‘800; quando questo avviene, dicevo, si legge con meraviglia, per quella cosa lì, che si ha tra le mani e che porta in un tempo, in luoghi, dentro case, lungo strade dotate di nomi, e percorsi tali che si pensa di poterli ripercorrere, ricercare. E quando si entra nel grande magazzino o nel negozietto a conduzione familiare, a conoscere una Parigi d’altri tempi di cui, oggi, rimane ancora una qualche eco; quando vi si ritrovano persone che si conoscono, che sono proprio quelle lì; quando tutto questo avviene il lettore sente di essere a casa. In pace.

Mentre apprezzo quelle pagine, il pensiero mi dice che potrei anche non trovarle piacevoli senza che questo intacchi minimamente la loro persistenza necessaria. Si legge, e il tempo trascorso è cancellato. Quel mondo vive, e ci dice qualcosa di oggi, del nostro mondo.

Ed ecco, mentre scrivo, e mentre ricerco informazioni sulla storia di “questo” romanzo, si ripresenta un tema di cui volevo parlare, che mi frullava in testa, senza essere ancora maturato al punto giusto e su cui avevo scelto di rinviare. E lo fa in modo tale da farmi – l’espressione gergale giusta credo sia: “cadere dal pero”.

Non ho ancora detto (a parte la foto) – e, a questo punto, non per distrazione – di che libro si tratta – perché, mentre cerco di ricordare (e non ricordo) come mi sia venuto tra le mani, inciampo in una notizia per me abnorme: da questo libro è stata tratta – “liberamente tratta” – una serie televisiva italiana, conclusasi, mi par di capire, a inizio anno, protagonista femminile Giusy Buscemi, e non so chi altro, dovrò informarmi.

Per ora, posso solo dire che non ne avevo idea né notizia alcuna.

Il libro è «Al paradiso delle signore», di Emile Zola, Newton Compton 2010. Titolo originale «Au bonheur des dames)», 1883.

La serie televisiva è «Il paradiso delle signore». Un certo numero di puntate.

Tutto questo avviene mentre sto riflettendo sulla relazione che oggi si stabilisce tra il successo, più o meno importante, di un libro e il suo venir tradotto in altro codice, in versione cinematografica o, appunto, in una serie televisiva; e sul fatto che questa “traduzione” sia di sostegno al libro, o invece non ne cancelli la scrittura; sul fatto che oggi, nella propria scrittura, un autore venga indotto a ricercare, tener conto, della traducibilità di quanto scrive in versione sceneggiatura.

Non so se sia così. Il dubbio c’è – ma qualcuno potrebbe dirmi, tornando al tema della caduta dal pero, che sto scoprendo l’acqua calda.

So tuttavia, ne sono certa, che questa cosa ha a che fare con le condizioni della lettura, oggi. E ancora: sto dicendo un’ovvietà? ero la sola a non saperlo? Frequento,  vero, molto poco l’apparecchio TV (non per una scelta di esclusione, semplicemente avviene così, da tempo, è avvenuto, mi trovo ad aver impegni diversi per le mie serate).

Ora, non so se sono incuriosita e se desidero vedere almeno una puntata della serie. Che è riscritta in un altro tempo e in altro luogo, credo nell’Italia degli anni ’50.

Non lo farò, ammesso che lo faccia, prima di aver terminato il libro, questo è sicuro. Probabilmente neppure in seguito. Pure, credo che dovrei conoscere meglio il mondo-luogo in cui vivo.

E del tema relazione tra narrativa e trasposizione cinematografica – TV parleremo forse un’altra volta. Vorrei documentarmi meglio prima di sparare opinioni e giudizi a cavolo.

 

 

[i] http://www.mattioli1885.com/group/