Ursula K. Le Guin, La saga di Terramare, Il mago, Mondadori 2013. Traduzione di Ilva Tron
È trascorso un certo tempo; ma per certi libri il tempo, fortunatamente non conta. Ed eccomi a rileggere La saga di Terramare, il cui primo libro, “Il mago” è stato pubblicato nel 1968, anticipato da due racconti che hanno, per così dire, aperto la strada alla saga.
“Spesso appaiono inspiegabili le ragioni per cui si sceglie un libro da leggere”: così si apre il primo di tre articoli attraverso i quali zapgina, nel suo ottimo blog “Pensieri lib(e)ri” lo scorso anno ci aveva fatto entrare nel mondo fantastico di Ursula Le Guin (1929 – 2018), autrice fantasy e di fantascienza, scarsamente tradotta in Italia.
È una lettura interessante, che invito a leggere (qui e sgg.) e che io avevo letto nel momento in cui stavo preparandomi alla partenza per una settimana girovaga rinviando di commentare perché ciò avrebbe richiesto un tempo di riflessione che non avevo; e perché il libro, il tema, l’autrice, costituivano un bottino molto articolato, tale da non poter essere fronteggiato in poche, o comunque in un numero contenuto di righe.
Poi: Incredibile come passa il tempo; ma, come disse un mio antico insegnante di Liceo mai dimenticato, “ciò che vale resta” – e prima o poi riemerge, aggiungo io, solitamente proprio nel momento in cui serve.
Ed eccomi qui, a riproporre questi libri.
La storia. Un mondo, in effetti, formato da cinque romanzi:
Il mago,
Le tombe di Atuan,
Il Signore dei draghi,
L’isola del drago,
I venti di Terramare.
cui seguiranno, prefati da un interessante lungo articolo dell’autrice, di cui dirò, “Le leggende di Terramare” e una Appendice in cui ci verranno fatti conoscere i territori e i popoli di quel mondo; le usanze, le lingue. Un intero mondo, per l’appunto, con i suoi saperi, i suoi usi e i suoi miti, tutto da conoscere mentre si seguono le storie di vita dei protagonisti.
Al protagonista principale, Ged, chiamato Lo Sparviere, si aggiungeranno infatti dei coprotagonisti ognuno dei quali segnerà una delle storie, proseguendo nella sua partecipazione agli eventi che, di libro in libro, pur mantenendo il proprio fulcro sulla vita di Ged, diventeranno corali.
Sono romanzi di formazione nei quali, trasfigurati sotto la specie della magia, dentro prove da affrontare, lotte da sostenere, con se stessi e con il mondo esterno, con nemici che appariranno quali proiezioni dell’Ombra che ognuno di noi porta con sé, il lettore incontrerà la fatica della crescita; incontrerà proprio quell’Ombra che ognuno sperimenta nella propria vita, imparando, non sempre, non del tutto, a confrontarvisi e a conoscerla, pena l’inferno.
Romanzi di formazione, dicevo, per adulti, anche per <Grandi Adulti> (categoria anagrafica, e non solo, di cui faccio parte e che amo chiamare così).
Il bisogno umano di crescita nella conoscenza di sé, dei propri lati oscuri, e dei mondi in cui vive e che condivide con le altre specie, non prevede infatti un punto di arrivo: ne prevede una trasmissione, una condivisione con chi cammina al nostro fianco, da offrire e accogliere, nella relazione con i nostri pari e di generazione in generazione.
Così, il primo romanzo, “il Mago”, ci farà conoscere la crescita e i conflitti che dovrà affrontare Ged, lo Sparviere, per essere pienamente Il Grande Mago – vale a dire il grande uomo che stava nelle sue potenzialità.
Il suo percorso sarà un confronto con il Maschile che abita in noi. E con il bisogno di apprendere, attraverso una favola, a riconoscere ciò che si incontra.
“…poiché in questo consisteva la Magia, nel conoscere il Vero Nome di ogni cosa.”
Conosceremo Ged a partire dalla sua infanzia,
“Crebbe come un’erba selvatica. Era un ragazzo alto, vivace, duro, permaloso, pieno d’orgoglio e temperamento. Insieme ai pochi altri bambini del villaggio, conduceva al pascolo le capre sui ripidi pendii erbosi presso le sorgenti del fiume (…)”
Faremo la conoscenza iniziale del suo mondo, delle isole di Terramare, e dei popoli che lo abitano. Conosceremo un nemico.
“In quei giorni l’Impero di Krgad era forte e potente. Si tratta di quattro grandi isole, o Terre, che sorgono al confine tra l’Orizzonte Nord e l’Orizzonte Est: Kareo-At, Atuan, Hur-At-Hur e Atnini (…) vi abitano barbari dalla pelle bianca e dai capelli biondi: uomini selvaggi e feroci, che amano la vista del sangue e l’odore dei villaggi in fiamme.”
Mentre all’estremo orizzonte Ovest vivono i Draghi.
Ged, ancora ragazzino, incontrerà il proprio potere. E intraprenderà la strada, difficile e dolorosa, per diventare un Mago e un Uomo, capace di dare a ogni cosa il suo vero nome.
Attraverso e con Ged, di storia in storia, incontreremo i coprotagonisti, a partire da una coprotagonista sulla cui vita si incentra il secondo romanzo.
“Le Tombe di Atuan” ci presenterà il personaggio di Tenar, la bambina che, separata dai genitori e tolta alla sua vita e al suo mondo, verrà “inghiottita” ritualmente per divenire, rinchiusa a vita dentro un antico tempio, la Somma Sacerdotessa degli Dei Innominabili venerati dal suo popolo.
Incontreremo, con lei, il Femminile, un mondo del femminile – e il suo incontro con il Maschile – Ged.

Ed ecco, il libro porterà ogni lettore/ogni lettrice a un proprio pensiero su questi temi; a riflessioni e domande con cui confrontarsi; che rimarranno aperte.
Cosa ha immaginato l’autrice, qual è stato il suo pensiero, nel dar vita a questo mondo e a queste storie?
Qualunque sia stata, se vi sia stata, una intenzionalità (l’autrice stessa, infine, ce ne dirà qualcosa, nell’Appendice, in modo inatteso e originalissimo) il libro si aprirà tuttavia, come sempre avviene, ai significati di chi lo legge.
Nel terzo libro, nel quarto, nel quinto, la storia evolverà attraverso l’entrata sul proscenio della Coppia e di personaggi-figli: il discepolo-amico Lebannen, il giovane principe di Enlad per Ged; Therru, la bambina salvata dal fuoco per Tenar.
E con l’incontro, sempre fruttuoso, con l’altro: il drago, Kalessin.
Ad ogni libro, il quadro si arricchisce, e il gioco del maschile e del femminile, della loro compresenza, e il gioco della maternità paternità, si articolano, a disposizione del lettore, e a disposizione di tante letture, anche, come avviene, da parte dello stesso lettore: perché i libri vanno riletti, ascoltati, nelle tante età della vita e nei diversi momenti che questa ci presenta; di cui sarà necessario conoscere il nome.
Ma ecco: nel tempo trascorso tra la scrittura del quarto e del quinto libro, Ursula Le Guin ci racconta di essere stata richiesta di scrivere una storia ambientata a Terramare. E sarà a questo punto che l’autrice scoprirà che la storia non era finita, come lei aveva creduto.
“Alla fine del quarto libro di Terramare, L’isola del drago, la storia era giunta a quello che ritenevo fosse il presente. E, proprio come nel presente del cosiddetto mondo reale, non sapevo cosa sarebbe successo in seguito.”
(Che ne dite; non è davvero bello quel “il cosiddetto mondo reale”? E il compito di dover imaginare/indovinare il futuro?)
Ursula Le Guin si ritrova incapace di continuare la storia del suo ultimo personaggio…”perché non era ancora avvenuta.”
Ed ecco, lei stessa ci racconta come è infine avvenuto che la storia proseguisse, e lo fa con parole deliziose:
“Oh, che scrittrice sciocca! Il presente si muove. Perfino nel tempo narrativo, nel tempo onirico, nel c’era una volta, ora non è allora. (…) Una semplice occhiata di sfuggita al luogo mi disse che là erano successe varie cose mentre non stavo guardando.”
Ursula inizia a documentarsi.
“Volevo anche informazioni su altre cose successe prima che Ged e Tenar nascessero. (…) Per capire gli eventi correnti era necessario svolgere qualche ricerca storica, trascorrere un po’ di tempo negli Archivi dell’Arcipelago.
Il metodo per svolgere una ricerca su una serie di episodi storici inesistenti consiste nel narrare la storia e scoprire cosa sia accaduto. Credo che questo non sia tanto diverso da ciò che fanno gli storici del cosiddetto mondo reale. (…) Gli eventi storici passati, dopotutto, esistono solo nel ricordo, che è una forma di immaginazione. L’evento è reale adesso, ma quando appartiene ormai all’allora, la continuazione della sua realtà dipende interamente da noi, dalla nostra energia e dalla nostra onestà”
Devo fermarmi, è chiaro.
Qui, dove Ursula Le Guin avverte il lettore che stia per leggere i Racconti in Appendice che dovrà prima aver letto i romanzi.
Letti al momento giusto, quei racconti fungeranno da acceleratori del nostro viaggio nell’arcipelago di Terramare, un mondo di isole, un regno di piccoli popoli organizzati tra loro, che al di là dei confini conoscono unicamente gli sconosciuti “Orizzonti”.
Oltre, mentre le isole si diradano e degli abitanti poco si sa, non si conosce altra vita se non quella dell’Oceano, senza fine, fino alla fine del mondo.
Nel corso delle storie, e della vita di Ged, al lettore verrà dato tuttavia anche di navigare con lui quelle acque, e di conoscere altre possibilità.
Per poter continuare a immaginarne. E creare domande.