Una storia per la vita
Michael Ende
“LA STORIA INFINITA”,
Dalla A alla Z
con capilettera di
Antonio Bassi
traduzione di
Amina Pandolfi
Longanesi & C – Milano
1987
Incipit:
OTAIRAUQITNA
ILODNAIROC ODARROC OLRAC
ERALOTIT.
“Questa scritta stava sulla porta a vetri di una botteguccia, ma naturalmente così la si vedeva solo guardando attraverso il vetro dall’interno del locale in penombra.
Fuori era una fredda, grigia giornata novembrina e pioveva a catinelle.”
Così inizia una bellissima storia, narrata in un linguaggio tipografico che è parte integrante del messaggio, e che conduce il lettore indicando i sentieri che condurranno il protagonista – un caldo rosso sarà il colore tipografico della sua vita nel suo mondo – ad incontrare Atreyu, il coprotagonista, in un altro mondo – dove storie seguiranno a storie, aprendo ad altre storie, a sentieri che dovranno essere lasciati inesplorati perché, come ci verrà detto ripetutamente: “ …questa è un’altra storia e dovrà essere raccontata un’altra volta”.
Non può essere che così, perché le storie, tutte, non possono che dar luogo a storie infinite.
Questa, racconta ad ascoltatori di ogni età nel momento in cui vivono il bisogno di ascoltare una storia, di un ragazzino del nostro mondo, un bambino di dieci-undici anni il cui nome, da solo – Bastiano Baldassarre Bucci – è tutto un programma che narra, con il suo stesso suono, un intero mondo di normalità e di unicità. E racconta, fin dall’insegna della botteguccia, che ci troveremo ad affrontare il dritto e il rovescio di ogni cosa.
È strano ma è così. Non ci avevo mai riflettuto prima: quando si è entrati in una storia – e il trovarsi dentro una libreria, e ancor più lo star leggendo un libro sono propriamente il trovarsi dentro una storia – necessariamente si dovrà leggere la realtà dal suo rovescio.
Eccoci dunque pronti ad immergerci in una piovosa mattina d’autunno, e ad entrare in una singolare libreria per mezzo di parole stampate alla rovescia, dove tutto si raddrizzerà immediatamente: ora stiamo infatti leggendo, e il mondo alla rovescia è divenuto l’altro.
Incontriamo Bastiano, un ragazzino grassoccio e timido, senza amici e anzi deriso e maltrattato dai compagni, e pure dagli insegnanti. Non è molto bravo a scuola; è un ragazzino infelice e solo, che ama rifugiarsi nei libri per sfuggire un suo mondo troppo doloroso, privo di amore: orfano di mamma, non riesce a comunicare con il padre che, dopo la morte della moglie, si è rinchiuso in se stesso e pare ignorarlo.
In questa piovosa mattina, Bastiano si sta recando a scuola. È inseguito dai compagni che lo sbeffeggiano e lo maltrattano, gli abiti grondanti per l’acquazzone da cui, fuggendo, non si è potuto riparare.
In cerca di scampo, Bastiano si precipita (e ci precipita) dentro la libreria antiquaria del sig. Carlo Corrado Coriandoli, un burbero anziano signore che sta fumando la sua pipa e leggendo un libro: e che lo apostrofa con tono sgarbato.
Il sig. Coriandoli spiega chiaramente che non ama i bambini e tuttavia si fa raccontare da Bastiano chi è, e cosa ci fa nel suo negozio. E Bastiano racconta: che sta fuggendo dai compagni di scuola che lo inseguono; racconta del fatto che gli altri bambini lo insultano, lo picchiano, lo maltrattano e lui non è capace di reagire; confessa i suoi insuccessi scolastici.
Il libraio lo strapazza ma dialoga, si interessa…fino al momento in cui il telefono gli farà lasciare la sua sedia e la sua pipa per recarsi nella stanza attigua a rispondere.
Bastiano, rimasto solo, è attratto dal libro che il sig. Coriandoli sta leggendo.
“Si avvicinò alla poltrona, allungò lentamente la mano, toccò il libro, e in quello stesso istante dentro di lui qualcosa fece «clic!» come se una trappola si fosse serrata.”
(…)
“Sollevò il libro e lo osservò da tutte le parti. La copertina era di seta color rubino cupo e luccicava mentre la rigirava di qua e di là. Sfogliandolo fuggevolmente vide che i fogli erano stampati in due colori diversi. Illustrazioni pareva non ce ne fossero, ma in compenso vi erano dei meravigliosi capilettera figurati”
Bastiano si scoprirà (ci scopriremo) ad aver rubato il libro. Fuggirà (fuggiremo!) dal negozio prima del ritorno del libraio.
Bastiano arriverà a scuola in ritardo e prenderà la decisione della vita: scapperà, si nasconderà, non tornerà a scuola e non tornerà a casa.
Aveva scoperto, tempo prima, l’esistenza di una soffitta, nella scuola, dove nessuno mai metteva piede, con la porta che poteva essere chiusa a chiave. Bastiano vi si rifugerà, si organizzerà un suo angolino, in mezzo a strane cose abbandonate, anche un po’ paurose. Aveva molto freddo ed era tutto bagnato. Avvolto in alcune vecchie coperte polverose e maleodoranti “Bastiano guardò il libro.
«Mi piacerebbe sapere» mormorò fra sé «che diavolo c’è in un libro fintantoché è chiuso»”
(…)
“E d’improvviso si sentì avvolgere da un’atmosfera quasi solenne.
Si sistemò comodamente, afferrò il libro, aprì la prima pagina e cominciò a leggere.
“La Storia Infinita”
Per mezzo di parole stampate in un color azzurro favola, Bastiano Baldassarre Bucci entra, e noi con lui, nel mondo di Fantàsia
“A quell’ora tutti gli animali che vivevano nel Bosco Frusciante si erano già rintanati.
Era mezzanotte e sulle cime svettanti dei giganteschi alberi centenari rumoreggiava un vento di tempesta. I tronchi, larghi come torri, gemevano e scricchiolavano.
D’un tratta un debolissimo bagliore di luce guizzò rapido a zig-zag nel bosco, si arrestò tremante qua e là, volò in alto, andò a posarsi su un ramo e poi balzò via di nuovo in gran fretta. (…)
Era un Fuoco Fatuo. E aveva perduto la strada. Era dunque un Fuoco Fatuo smarrito, e questa è una cosa che persino nel regno di Fantàsia accade molto raramente. Di solito sono proprio i Fuochi Fatui a indurre gli altri a smarrirsi.”
Il lettore si troverà immerso in un Mondo abitato da tutti gli esseri che l’immaginazione può produrre, al punto che ogni incontro potrà essere colorato dalle creazioni di chi legge – e difficilmente, raccontando di questo libro, ci si troverà a condividerne una uguale lettura; in un mondo dove non ha luogo il Bene e il Male ma unicamente la possibilità di dare un nome ad ogni sogno e, per questa via, donargli esistenza; dentro una storia che sta dentro un libro nel quale viene scritto un libro che conterrà anche la nostra storia, costruendo Fantàsia: troveremo una e tante realtà, un mondo e molti mondi senza confini, i cui abitanti non possono raggiungere il nostro mondo ma che dal nostro mondo può essere raggiunto; un mondo che dal nostro mondo dipende per la propria esistenza; dalla cui esistenza dipende, per il nostro mondo, la nostra possibilità di … (fate voi!)
Bastiano conoscerà i chimerici abitanti di Fantàsia; conoscerà l’Infanta Imperatrice che sta morendo di una malattia che nessuno comprende, mentre con lei – e le due cose non possono che essere collegate – sta morendo Fantàsia, preda del Nulla che avanza e lentamente inghiotte il Regno.
Su indicazione dell’infanta Imperatrice un altro ragazzino, Atreju, attraverso peripezie e pericoli e incontri straordinari, aiutato dal Drago della Fortuna Fùcur, scoprirà il modo per salvare l’Infanta Imperatrice; mentre Bastiano scoprirà che, nel libro, si parla di lui, che la salvezza dell’Infanta Imperatrice sta nelle sue mani, che dovrà entrare in Fantàsia e… : dell’antefatto abbiamo detto; ora bisognerà leggere il libro.
Basterà dire che si tratta di un libro che parla di un mondo che viene costruito attraverso un libro la cui esistenza ha a che fare con la possibilità, per qualcuno di noi, forse per tutti, di entrare in Fantàsia per il tramite di un libro, e farla esistere per mezzo del dare un nome alle cose; e da Fantàsia ritornare al nostro mondo, per mezzo del ricordo; e tuttavia a rischio della perdita dei nostri ricordi: a rischio di non poter ritornare. A rischio che Fantàsia stessa si perda, se noi ci perderemo nella favola.
La lettura di questo libro è stata un’esperienza. Qualcosa che mi ha, non so se potrei dire restituito, credo non si tratti di questo (pure se qualcosa è sicuramente arrivato a destinazione); forse potrei dire immerso, ma ancora non ci siamo, non proprio, dentro una strana infanzia priva di età cui la permanenza della realtà quotidiana (e la possibilità di cose buone che in essa vi sono) e la stessa età adulta, e finanche la vecchiaia, devono il proprio esistere. Come se in questa infanzia senza tempo venisse radicata la continuità nel mutamento della nostra vita; la possibilità di ricordare il nostro nome nonostante l’apparenza di un tempo che, ad ogni istante, porta il nulla ad invadere l’istante di vita lasciato alle nostre spalle.
Ora, domani, un altro giorno, in un altro tempo, sedetevi, sdraiatevi, fermatevi in piedi di fronte ad un leggio, e leggete questo libro.
Se lo avete già letto, ed è trascorso un lungo tempo da allora, rileggetelo, in un’altra età.