Prendiamoci un caffè con…

Coffee Break Reading Travel Book Lifestyle Concept

Ebbene sì, è tempo di riordinare i miei scaffali e inserirvi alcuni libri letti recentemente; con libri in corso di lettura in questo mese di novembre.

Vorrei iniziare raccontando di due libri in particolare, del genere che io chiamo “Prendiamoci un caffè con…”; libri da gustare con parsimonia; libri-conversazione. Talvolta l’autore-interlocutore ci fa stare anche una storiella ma così, giusto per esemplificare una sua tesi, un pensiero – anche una presa di posizione, di straforo. Per trastullarsi con il tema e divertire l’interlocutore-lettore.

Lytton Strachey: quando incontro un autore, e tanto più se è una vecchia conoscenza con la quale esistono rapporti di frequentazione e amicizia datati, fatico a lasciarlo. Prolungo i saluti, e facilmente mi perdo a cercare con lei/lui un nuovo argomento di conversazione per non chiudere, non ancora, l’incontro.

Dopo aver riletto e proposto la lettura di “La regina Vittoria”, eccomi a sfogliare le pagine di “Uomini, donne, sesso e arte”, Castelvecchi 2015.

Si tratta per l’appunto, di conversazioni a tema – vedi titolo: la quarta di copertina, per la verità, le chiama “Conferenze” – che l’autore ha tenuto negli incontri della confraternita degli “Apostoli di Cambridge”* che si riuniva una volta la settimana, per trattare un tema, proposto dall’uno o dall’altro dei membri.

L’argomento poteva essere a carattere letterario così come (e forse soprattutto) a carattere sociale e culturale. Doveva venir svolto a voce, lasciando un testo scritto a documentazione della tesi sostenuta dal proponente o dai proponenti di turno.

Difficile dunque denominare questi testi come “Conferenze”, per loro natura pubbliche così come, per lo più, caratterizzate da una certa rigorosità formale. 

Il tono di Strachey è scherzoso, leggero, proprio di una conversazione; in un paio di casi – “Lui, lei e…quella cosa”, seguito da “Erode e il reverendo Malthus” – il tema sarà trattato per mezzo di brevi testi teatrali, di dialogo tra due personaggi.

Nel primo caso, conosceremo due coniugi che si confrontano sul tema dell’obbligo maritale a mantenere, e a farlo convenientemente, la moglie, utilizzando il gioco del provarsi a rappresentare, ognuno dei due, la parte dell’altro; nel secondo, il dialogo avverrà tra il rev. Malthus e Re Erode, dove il primo dichiarerà di considerare il secondo vittima di un “grossolano errore di giudizio” in merito alla Strage degli innocenti, essendo stato egli, invece, un precursore delle teorie dello stesso Malthus sui problemi della sovrappopolazione. 

Chissà come Strachey avrebbe scritto questo testo oggi, a otto miliardi di popolazione del pianeta raggiunti e superati.

In un altro caso si tratterà di una prosa, un brevissimo racconto, dal titolo “La proposta”: e ancora il tema  – Lui e Lei – prende la forma di un gioco di equivoci, che peraltro … val la pena di leggerlo..

Non propriamente di conferenze si tratta, dunque, bensì di temi, pure seri, trattati con leggerezza, dentro una intenzione, propria del gruppo, di caratterizzarsi attraverso l’esercizio dello scandalizzare i benpensanti, nel pieno di quella corrente inglese del Modernismo che ebbe nel Gruppo di Bloomsbury, e negli Apostoli di Cambridge, un punto di riferimento capace di dar voce, sul chiudersi dell’epoca vittoriana e, in letteratura, del Romanticismo, ad un tempo di grandi rivolgimenti sociali.

Gruppo di Bloomsbury. Da sinistra a destraLady Ottoline MorrellMaria NysLytton StracheyDuncan Grant e Vanessa Bell. Fonte: Wikipedia

La prima guerra mondiale – e la prima metà del Novecento a seguire – avrebbero reso quelle voci l’ultimo baluardo di civiltà prima della catastrofe.

Quegli uomini e quelle donne ci hanno provato; e lo hanno fatto con tutto il coraggio, con tutta la pervicacia e con tutta la leggerezza necessari, al punto che oggi, in un tempo che mai sarebbe potuto venir immaginato neppure dalla più  audace fantascienza (nata a sua volta, non a caso, nel secondo ‘800- inizio ‘900), quei testi non solo sono ancora leggibili ma sono addirittura portatori di qualche ancora utile riflessione.

Da lettori, ci sono momenti in cui sentiamo il bisogno di conversare con un autore e, attraverso lui, con un gruppo, e dentro un tempo, per dare uno sguardo prospettico e di ascolto al nostro tempo. Ebbene: questa è una raccolta di ottimi pezzi per soddisfare un siffatto desiderio/bisogno.

Certo, potremmo dire che sarebbe più, o diversamente soddisfacente, poter vivere qualche ora di quel tipo qui ed ora, nel <nostro> tempo, insieme agli amici che costituiscono i <nostri> riferimenti sociali e affettivi, comodamente seduti a casa nostra o altrui, in un luogo in cui si sia comunque ben accolti. Meglio ancora se davanti a una tazza di caffè e a una fetta di torta; bene anche il tè (a me non piace ma, se vorrete venire a casa mia, sono disposta ad offrirlo).

Potremmo parlare di quell’autore, e con lui, attraverso le pagine delle conversazioni che ci avrà regalato, condividere letture che avrebbero molto da guadagnare lette in gruppo, magari saltellando da questo a quell’argomento.

Il piacere e l’arte di una buona conversazione in gruppo sembra tuttavia, oggi, rarefarsi: ma forse mi sbaglio, e sarà solo l’età a mostrarmi una faccia del nostro mondo spiacevole a scapito di molte altre buone. 

Un libro di questo tipo è tuttavia non solo un buon sostituto, in assenza o a integrazione di buone conversazioni, ma pure un incentivo a integrare la lettura con la relazione, tra lettori, e comunque tra esseri sociali che solo da essa traggono il pensiero, l’immaginazione e la fantasia necessarie  a una buona vita individuale e alla costruzione di un mondo vivibile.

Ed ecco un altro libro appartenente, nella sua diversità, a questo genere.

Neil Gaiman, “Questa non è la mia faccia”. Mondadori, Strade blu 2019. Traduzione di Stefania Bertola.

Di questo autore ho già proposto quattro storie, un vero eccesso ma, almeno, questa volta, non si tratterà di un romanzo bensì di qualcosa come un incontro – una conversazione, per l’appunto – con lui.

Si tratta infatti di “Saggi sparsi su leggere, scrivere, sognare e su un mucchio di altra roba”, come dice, nel sottotitolo, lo stesso autore; di “conversazioni”, per l’appunto, tali – per linguaggio, tonalità del discorso, prese di posizioni – anche quando si tratti di recensioni (ma stavo per scrivere simil-recensioni) – su di un argomento, su di un libro, a proposito di un autore, ma pure su di un avvenimento (tipo la serata degli Oscar).

Non saprei dire, infatti, di aver letto tutto questo libro (di oltre 400 pagine). Credo di sì, e pure con riletture e tuttavia mi attendo sempre, da queste pagine, qualche novità, proprio per la sua composizione per temi: che si tratti di Introduzioni a storie di altri autori, contemporanei e non; che si tratti di resoconti, di considerazioni su generi (su film, su fumetti e sui loro autori, su fatti di cronaca, su vissuti personali, su autori conosciuti, o di altro.

Un incipit (quasi) a caso

Colpi di tamburo per Harlan Ellison

“Harlan Ellison, signore? Oh, santo cielo. Certo che l’ho conosciuto (…).. a Parigi nel 1927. Ci ha presentati Gertrude Stein, a una delle sue feste. “Voi siete fatti per intendervi” disse. “Harlan è uno scrittore. Non un grande scrittore come me. Ma mi hanno detto che sa mettere insieme una storia”.

Harlan la guardò negli occhi, e le disse esattamente quello che pensava di lei come scrittrice. Ci mise un quarto d’ora, e senza mai ripetersi. Quando terminò, tutti i presenti applaudirono. Gertie incaricò Alice B. Toklas di sbatterci fuori sotto la pioggia, e noi ci aggirammo per Parigi, stringendo due baguette umide e una bottiglia di mediocre Bordeaux.

“Dove sono le nevi di un tempo?”*** chiesi ad Harlan

Lui tirò fuori dalla tasca una cartina e me lo fece vedere. (…)”

Davvero resisterete a non leggere il seguito?

Gaiman chiude, come fa con ogni pezzo di questa raccolta, con la seguente dichiarazione-nota, racchiusa in un box:

“Questo l’ho scritto per il programma del ReaderCon 11 del 1999. Non è affidabile per quanto riguarda i fatti.”

Una sola ultima cosa: 

Questa raccolta inizia con un’Introduzione dell’autore che dice il perché del suo lavoro e delle sue scelte. A seguito, si apre con una dichiarazione dal titolo: “Credo”, la cui sintesi sta nell’esergo al libro:

“Credo che nella battaglia tra fucili e idee, le idee, alla fine, vinceranno”, cui faranno seguito, a chiusura di “Credo”, le parole:

“Perché le idee sono invisibili, restano e, ogni tanto, sono addirittura vere.”

Nell’Introduzione, volendo spiegare il perché di questo libro, Neil Gaiman, ci aveva detto:

“...volevo la libertà di inventarmi le cose. Non volevo essere inchiodato alla verità. O, per essere più preciso, volevo essere in grado di dire la verità senza dovermi preoccupare dei fatti.

Dentro il libro, pure se io non saprei spiegare bene il come, quel perché si trova. Luminosissimo.

(Trattandosi di un “riordino”, segue…)

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     *Confraternita segreta (più o meno, immagino)  tra studenti dei colleges St. John, King’s e Trinity di Cambridge fondata nel 1820, alla quale apparterranno molti membri del gruppo di Bloomsbury (come John Maynard Keynes , Lytton Strachey e, prima di loro, Leonard Woolf e Rupert Brooke) a sua volta intrecciato con il gruppo di intellettuali, impegnati sul piano di un rinnovamento culturale ma anche politico-sociale e di costume, che si ritrovava a casa di Leonard e Virginia Woolf. Il nome “Apostoli” era stato scelto in quanto i fondatori furono dodici. Il gruppo esiste tuttora.

    **Harlan Ellison, – 1934 – 2018. Tutti lo  conosceranno ma io, prima di questo raccontino di Gaiman non l’avevo mai sentito nominare. È stato uno scrittore statunitense di narrativa fantastica e fantasy. Le sue opere letterarie e per la televisione hanno ricevuto i più importanti premi del settore. Ha scritto episodi per le serie televisive Star Trek e Ai confini della realtà e lavorato come consulente creativo di Babylon 5 … (Wikipedia docet)

    ***Francois Villon, Ballata delle donne del tempo passato