Jonathan Littell, “Le Benevole“, Einaudi 2014
Premetto che questa è una non-recensione. Perché non è possibile valutare un romanzo (un malloppone di quasi mille pagine) di cui si è letto a malapena un quarto del tutto.
Vorrei, qui, proporre e condividere un dilemma: se sia ‘giusto’, e anzi ‘doveroso’ lasciare una lettura che, mentre costituisce un’esperienza faticosa e fonte di profondo disagio (dato dall’esperienza dello specchio, dal vedervi riflesso l’essere umano nel suo aspetto più nero), implica anche l’accettazione di premesse a mio parere moralmente non accettabili; un lettura che, in qualche modo, chiedendo di comprendere, in realtà chiede di colludere.