I buoni libri e chi legge cosa

L'inventore di sogniSto finendo la mia riserva di libri. In corso di lettura: Rumore Bianco, di Don De Lillo (è un libro da leggere con calma, da leggere nei dettagli. Mi sta piacendo molto, credo). A margine, la piacevole lettura di un piccolo libro di Ian McEwan: “L’inventore di sogni”. Ve lo descrivo, in breve, così potrete decidere di leggerlo (se non l’avete già fatto).

Peter, il protagonista, passa per essere un bambino difficile. Ciò è dovuto alla sua abitudine di starsene in silenzio per i fatti propri. Questo comportamento causa preoccupazione negli adulti, privati della possibilità di sapere cosa lui stia pensando, e dunque in crisi per deficit di controllo.

Peter è impegnatissimo a sognare ad occhi aperti; sogna strane avventure che, in seguito, scopre di aver vissute in un tempo che non c’è stato, ma che non saranno state per questo meno reali.

Il problema sta nell’essere un bambino che – assente perché impegnato in una delle sue avventure, mentre dovrebbe trovarsi a scuola o a casa (dove infatti si trova) – si impelaga in qualche difficoltà nel reggere il tempo del sogno e il tempo delle attività quotidiane e doverli giustificare entrambi.

Le difficoltà sono tuttavia di poco conto: ha genitori che capiscono perfettamente la situazione e non gli creano troppi problemi. Quanto a lui, crescendo, imparerà che “siccome la gente non riesce a vedere cosa ti sta passando nel cervello, la cosa migliore per farsi capire è dirglielo”. Scrivere è ancora meglio. Poi finisce che uno, da grande, lo fa di mestiere. Un possibile utile destino per bambini cosiddetti distratti.

Molto piacevole, veloce, deliziosamente fantasioso. Einaudi, costa poco.

E ho iniziato un altro libro, il regalo, estemporaneo, di una cara amica. Sarà la prossima recensione perché è davvero interessante. E’ un saggio? un reportage giornalistico? Una ricerca linguistica? Un po’ tutto questo. Si intitola “Piccolo viaggio nell’anima tedesca”; scritto da due giornaliste, Vanna Vannuccini, inviata de “La Repubblica”, di cui è stata corrispondente dalla Germania, e Francesca Predazzi, che ha scritto, per “La Stampa” corrispondenze dalla Germania. Ambedue hanno al loro attivo interessanti titoli di saggistica.

E ora sto cercando, ascoltando, tra i libri che incontro (nei blog, in libreria, recensioni qua e là), quelli che mi chiamano. Quelli per me.

Come si scelgono i libri da leggere? E come si valutano? E’ il tema di questa chiacchierata, la prosecuzione di un tema avviato in precedenza.

Naturalmente ci sono i consigli, il formidabile passaparola tra lettori. Stavo per scrivere ‘tra lettrici’: è così, i consigli li ricevo quasi solo dalle donne. Forse perché, per lo più, gli amici cari appartengono al proprio genere e dunque gli uomini consiglieranno libri agli uomini? Forse. Ma ho la strana sensazione che gli uomini non consiglino, non si consiglino libri, tra loro. Salvo pochi illuminati nonché coloro che, per lavoro, leggono e scrivono. Le statistiche dicono che i lettori sono in maggioranza donne: anche questo, non so se sia vero; diciamo meglio: non so se, ad esempio, sia vero in un senso e non in un altro perché ‘leggere’ non ha un significato univoco.

Che tipo di lettura consigliano le donne alle altre donne, ad esempio; chi consiglia chi. Ci sono aree di interesse escluse? E chi sono le donne che leggono, costituiscono un insieme al cui interno si muovono molti sottoinsiemi? Chi legge cosa? Le aree da esplorare in proposito sono molte. Anche questo è un bel punto interrogativo sul leggere. Potrebbe essere interessante parlarne. Chiedersi cosa leggono le donne. E quali donne leggono cosa.

Perché queste domande valgano, occorre postulare una specificità della lettura al femminile. Credo esista, quantomeno credo che chi si occupa di strategie di marketing del libro assuma quest’ottica, ne tenga conto e che dunque, se anche tale specificità non ci fosse, venga creata.

E gli uomini? Esiste una specificità nella lettura al maschile? Esiste dunque, dentro l’universo dei lettori, una specificità di genere? O non riguarda invece unicamente il sottoinsieme dei lettori-donna, all’interno dell’universo dei lettori? Nel caso: se fosse così, questo ci direbbe qualcosa ? Ad esempio, che ci sono aree di lettura che hanno unicamente lettori-donna? Che questa è una buona cosa?

Poi ci sono le statistiche di vendita dei libri, che non è chiaro cosa ci dicano, se non il consumo di carta e il ricavo che ne consegue. Ci dicono molto poco del libro venduto, e soprattutto non ci dicono quanti sono stati, oltre che acquistati, letti. Ad esempio, molti dei libri regalati – Natale si avvicina e così i libri strenna – non lo sono. Inoltre: non si leggono solo i nuovi libri che si acquistano, eppure le statistiche desumono il fatto che gli italiani non leggono anche dal dato degli acquisti. Vero, ma anche no. Sarebbe quasi come dire che gli italiani non usano l’auto perché ne acquistano poche.

Ci sono le biblioteche; ci sono le riletture, dei propri libri e di quelli altrui; ci sono i prestiti e gli scambi. Vedete: è un mondo.

Certo, so bene che gli italiani leggono poco, lo si vede ad occhio negli autobus, nelle sale d’aspetto; lo si deduce dai colloqui, dai consigli (appunto: mancanti, scarsi). Ma il tema è più articolato.

Allora: questo è il tema e ho già consumato tutto lo spazio a mia disposizione per questa volta. Rinvio il seguito? Magari ne parliamo insieme? Facciamo così.