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Ivana Daccò marzo 12, 2015 Parliamone

Il Catalogo, madamina….it’s wonderful!

Don Giovanni, MozartSto guardando la mia attuale dotazione di progetti di lettura, frutto di voglie confuse e idee discordanti. Un po’ anche per colpa di queste pagine; magari cerco una scusante ma è un fatto: anche se mantengo la linea per cui propongo ciò che, tra le mie letture, mi è piaciuto, e il Catalogo di questa ‘libreria virtuale’ non segue classifiche, nuove uscite e simili, è invitabile che, nel dispormi a leggere un libro, io pensi anche al fatto che possa o meno essere poi una buona proposta, perché mi piace condividere e scrivere, parlare, dei libri che mi sono piaciuti – ….e perché qualcosa di quest’ultima frase – “che mi son piaciuti” – mi suona noto? Va a sapere, mi verrà in mente, ah certo, Paolo Conte “…questo tempo grigio pieno di musiche e di uomini (non libri!) che ti son piaciuti…. it’s wonderful, it’s wonderful, it’s wonderful…

Ma, vedi un po’, il concetto espresso dal verbo ‘piacere’, legato a un elenco, mi riporta anche il Leporello che, nel Don Giovanni mozartiano elenca le donne, in questo caso, che son piaciute al suo padrone, il Catalogo che ne ha tenuto (“Madamina il catalogo è questo delle belle che amò il padron mio (…) in Italia seicento e quaranta; In Alemagna duecento e trentuna; Cento in Francia, in Turchia novantuna; Ma in Ispagna son già mille e tre.”). Donne, non libri…

…strana questa specie di commistione che mi fa associare fatti amorosi con libri. Certo, sempre di Catalogo si tratta, dopotutto, e di amore, se vogliamo…vabbè, meglio lasciar perdere ma vorrà pure dir qualcosa, al di là del richiamo di un verbo, di un modo di dire, mi verrà in mente.

E sarà interessante, per me, veder se poi ciò che sto scrivendo sarà mantenuto nel testo che, definitivo, entrerà nel nuovo post, di solito questo non avviene, tengo per me queste digressioni ma, in fondo, perché no, dopotutto si chiacchiera.

E dunque: il senso del discorso era che, nell’accumulo che si forma tra ciò che leggo per me sola, e finita là, riletture e simili (tipo il giallo al volo) e i libri di cui, poi, racconterò qui, un po’ mi ingarbuglio perché, certo, sono una lettrice vorace e, relativamente, veloce, ma c’è un limite. C‘è un limite, in particolare, se considero il fatto che no, non sono sempre una lettrice veloce, dipende dal libro; sono invece una lettrice rovina-libri, tra sottolineature, commenti al margine, rilettura, indietro di tre pagine, rilettura della stessa pagina e così via (il che tra l’altro mette fuori uso, per me, le biblioteche, dovrei ripagare ogni libro preso in prestito, verrei cacciata con segnalazione da tutte le biblioteche d’Italia).

Ma, lasciando le digressioni e tornando alla mia attuale dotazione di libri, in questo momento sto leggendo un romanzo al quale avevo già accennato, rimasto in attesa. Si tratta di “La bellezza delle cose fragili” di Taiye Selasi. Bello. Non so ancora. Lo sto leggendo lentamente, sia per il genere, che lo richiede, sia perché lo sto leggendo la sera; la lettura diurna è catturata da altro. Tuttavia, come ho anche scritto, credo, nell’ultima chiacchierata, al momento ho voglia di lasciare un po’ la narrativa e nel mio carniere, dopo un paio di gite in libreria, ci sono ora tre saggi, uno in particolare, di Slavoj Žižek, che richiederanno, è questo il caso, una lettura lenta, cosa che mi dà sempre molto piacere. Poi, spero che si tratterà di qualcosa che varrà il parlarne qui, ma, al momento, è presto per dirlo.

Li segnalo comunque. Magari qualcuno che li conosce ha voglia di parlarne. Sarebbe bello.

Si tratta di “L’oggetto sublime dell’ideologia” di Slavoj Žižek, editore Ponte alle Grazie e di “La paura del laico” di Roberto Escobar, editore Il Mulino. C’è poi “Le virtù della menzogna. Politica e arte dell’inganno” di Martin Jay, Bollati Boringhieri. Quest’ultimo, credo sarà una lettura per la sera, finito il romanzo in corso, ma non è certo. C’è sempre il problema delle sottolineature e delle note a margine che, a letto, riescono particolarmente difficili, con la lucetta agganciata al libro, l’uso obbligato della mano sinistra (non sono mancina) dovendo avere un minimo di riguardo per il coinquilino e il suo diritto al riposo.

Sempre più spesso, infatti, il Kindle non serve più ad avere, a minor prezzo e maggior praticità, un romanzo da autobus ma ad avere il doppione di ciò che ho acquistato in cartaceo, per una comoda lettura, anche notturna, che permetta sottolineature e quant’altro, il che anche salva, e non è poco, il libro dalle mie manomissioni, note e scarabocchi.

In ogni modo, quando il libro in corso è una lettura necessariamente diurna e, diciamo così, non proprio di evasione, d’abitudine, per la notte, le si accompagna il buon giallo di turno. E ho notato, ed è strano, che ho previsto, qui, una categoria gialli ma, chissà perché, l’ho un po’ trascurata, essendo invece un genere che non solo frequento ma amo, e molto.

Veleno in sartoria, di Rex Stout, miniserie televisiva con Tino Buazzelli e Paolo Ferrari, 1969 – 1971

Tra l’altro, il giallo (il poliziesco, o il noir) è un genere composto da molti generi che, se vogliamo, non si possono amare allo stesso modo. E’ interessante spaziare tra i vari generi, è certo che ognuno di noi ne ama uno in particolare; personalmente, sono molto legata al poliziesco classico: è la mia zona reazionaria.

Ma è gradevole anche vagare tra i molti generi, tra spy stories, noir che ci fanno vivere il punto di vista criminale, thriller che regalino una buona dose di brivido. Frequentazioni che hanno il sapore della vita, fatta di incontri diversi, di gente la più disparata, strade, quartieri, case, mondi e tempi in cui entrare. E, solitamente – che bello il riposo, appunto, in un mondo tradizionale, in cui viga la conservazione – avete mai fatto caso, donne, meglio, <la> donna: i personaggi femminili dei polizieschi classici, salvo eccezioni, sono sempre dei meravigliosi stereotipi (e cosa si può incontrare di più riposante) che tuttavia si riscattano per la loro varietà.

Vogliamo rimanere al Don Giovanni mozartiano? V’han fra queste contadine, /Cameriere, cittadine, /V’han contesse, baronesse, /Marchesane, principesse. /E v’han donne d’ogni grado, /D’ogni forma, d’ogni età.

Ma certo! L’associazione, di cui mi chiedevo il motivo, è ovvia…Tralascio il dire a chi va il pensiero, e peraltro anche i titoli dei giornali, oggi!

 

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Posted in Parliamone and tagged Bollati Boringhieri, Catalogo, Don Giovanni, La bellezza delle cose fragili, La paura del laico, L’oggetto sublime dell’ideologia, Le virtù della menzogna. Politica e arte dell’inganno, Martin Jay, Mozart, Ponte alle Grazie, Recensione, Roberto Escobar, Slavoj Žižek, Taiye Selasi. Bookmark the permalink.

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  1. 1
    Avatar di ancilla dal medico
    ancilla dal medico on marzo 13, 2015 at 7:04 am
    Rispondi

    Mah, sembra cantata questa recensione. Don Giovanna di libri dunque. Ma lui fugge. Io resto su ” La bellezza delle cose fragili” che a me piaciuto, scritto da questa cosmopolita giovane autrice, che attraverso una storia familiare, ci porta nel suo mondo, alla ricerca di continuità, tra occidente moderno e Africa tradizionale.

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