In questi giorni di festa sono riuscita a regalarmi un piccolo passaggio in libreria, riportandone, purtroppo, solo un volumetto della Sellerio – “La crisi in giallo” – un raccolta di racconti di autori italiani, tra i quali uno di Marco Malvaldi (un passaggio al bar Lume, a far due chiacchiere con i vecchietti, non si può perdere: per chi non conoscesse la serie, raccomando vivamente di prendere i dovuti provvedimenti e leggersi le storie nel giusto ordine di pubblicazione. Un godimento assoluto).
Avevo poco tempo, e dunque ho dovuto fare un passaggio veloce, mezz’ora o poco più che mi è comunque stata sufficiente per cercare qualche autore desiderato, e non trovarlo: va detto, senza il tempo necessario per consultare il librario, magari in magazzino c’era ciò che cercavo.
C’era anche un cartello che invitava a ordinare il libro non presente, assicurandone la reperibilità in due giorni. Sforzo sicuramente degno ma, temo, scarsamente utile quando, sempre più, quasi tutti hanno a disposizione una tastiera e un collegamento per ordinarsi il libro da sé.
Sono uscita con in mano il solo piccolo Sellerio. Ottimo, peraltro, per una lettura notturna; ieri sera mi sono addormentata ghignando su un racconto di Antonio Manzini che non ho ancora terminato e di cui pregusto il seguito. Ecco, anche questo è un modo del piacere di leggere un giallo, almeno per me: interrompere la lettura (“ora spengo la luce e ci penso un po’, provo a inventarmi un seguito”) e addormentarsi pensando alla storia, ridacchiando se, come in questo caso, il racconto ha aspetti di leggero umorismo macabro. Un modo di prolungare il piacere rinviandone la conclusione immediata.
Sa di sexy, vero? Di allungamento dei preliminari. E’ giusto, il piacere soggiace sempre alle stesse regole, che valgono, volendo, per un rapporto amoroso come per un buon pasto, per un buon bicchiere, per l’ascolto di una musica da non rovinare passando velocemente a un’altra, per un bel quadro e, assolutamente, per un bel libro. Di che farci una riflessione, giocare a far ballonzolare qualche idea. C’è anche un certo dibattito in corso sul tema della lettura lenta. Potremmo parlarne.
Ma per quanto riguarda la libreria, a tratti mi prende un senso di rinuncia, quando mi accorgo che comincio a trovar piacevole l’attesa del postino, l’arrivo del pacchetto con il libro, il rompere l’involucro ed eccolo qui.
Si scivola, ecco, più o meno lentamente. E forse è inevitabile. Ma poi penso (e mi rincuoro) che le librerie esisteranno sempre, non può che essere così, è impensabile il passaggio del libro senza la mediazione di un rapporto umano; eppure no, ecco qui il pacchetto, mediatore il postino, perché no, è sempre una mediazione umana, e c’è anche la mediazione, nel mio caso, di un gentile custode condominiale che provvede, in mia assenza, a recuperarlo per me. Si crea una sottile complicità, una condivisione, lui sa qualcosa di me, che gli permette di individuarmi e io ho imparato a conoscere meglio la sua cortesia e magari, prima o poi, questo darà luogo a una conversazione sui libri, oltre che sui problemi condominiali, hai visto mai. La mediazione umana c’è sempre, a ben guardare.
E infatti, il gentile custode ha recuperato il libro che aveva ordinato mio marito, troppo grosso per entrare nella cassetta della posta, mentre quello che avevo ordinato io c’è entrato ed eccolo qui. Un piacere particolare, poiché si tratta di un libro usato, un “super pocket” che segnala, sul bordo in alto a destra “Lire 7900”, pagato cinque euro (più 2,90 di spese di spedizione, vero). Ah, dentro il libro c’era anche la ricevuta, dimenticata, di una giocata ai cavalli, un rimasuglio di vita del suo precedente proprietario. Capita, con i libri usati, di trovare indizi di altre vite (un fiore secco, un pezzetto di carta con un appunto, una nota a margine) che, almeno per me, impreziosiscono il libro, gli danno identità, dicono qualcosa di qualcuno, fanno pensare al percorso che ha portato il libro ad essere venduto, eliminato, considerato superfluo, ecco. Dal proprietario? Forse, anche probabile, ma forse no. Per il fatto che si tratta di un’edizione economica? Il precedente proprietario è morto? Qualcuno sta eliminando le sue cose? Liberandosi di lui? Il libro non gli è piaciuto? Non credo, è in buone condizioni ma mostra i suoi anni, è vissuto a lungo prendendo aria su uno scaffale, ed è stato anche maneggiato, si vede.
Vediamo: questo romanzo, USA 1994, è stato pubblicato in Italia da Longanesi, nel 1996. A questa edizione economica, del 2000, mi pare sia seguita una edizione TEA 2001: dunque il libro ha meritato la grande diffusione, non si pubblica un tascabile economico di un libro che pochi chiedono e il libro si trova ancora, on line, usato e non.
Una cara amica, che segnala sempre buoni libri, l’ha caldamente raccomandato: vedendo un vecchio film (del 1999) ha ricordato il libro da cui è tratto.
Sveliamo l‘arcano: l’autore è David Guterson, autore a me totalmente sconosciuto di cui in Italia sono state pubblicate quattro opere. Il libro è “La neve cade sui cedri”, un libro che, attraverso la trama di un giallo, ricostruisce, mi par di capire, la storia dei problemi e dei pregiudizi patiti dagli americani di origine giapponese dopo Pearl Harbor.
Nel frattempo, trascurando un po’ di letture in corso, ho letto un libro che da molto tempo aspettava, non so bene perché, forse perché è un libro di racconti e, per me, i racconti sono letture particolari, che richiedono – ecco il tema che ritorna – un tempo lento. E’ solo un abbaglio, infatti, che il tempo di lettura di un racconto sia più breve di quello di un romanzo: è invece un tempo diverso; il racconto richiede un diverso soffermarsi sulla frase, distillato di una narrazione lunga. Potremmo dire che, a suo modo, un racconto sta tra il narrare in poesia e il narrare in prosa? A suo modo. Materia per un lungo discorso: sul leggere, sui tanti modi del leggere, su quando avviene di non far proprio un libro anche solo perché (e non è un perché da poco) non si riesce a cogliere il ritmo che quel libro richiede. Come quando, ballando con un nuovo partner, si ha difficoltà ad entrare in sintonia, con la musica e con il compagno. Non so, con i libri a me capita così.
Il libro, sarà la prossima recensione, è “Paura della matematica” (titolo di uno dei racconti) di Peter Cameron. Bello. Lento. Da centellinare.