Haruki Murakami, «1Q84» Libri 1, 2 e 3 – Einaudi 2011, 2012
Traduzione di Giorgio Amitrano
Ecco un romanzo che ho iniziato a leggere con una grande aspettativa. Attendevo – dopotutto, «1Q84» è stato presentato come il capolavoro, ad oggi, di Haruki Murakami – il piacere di immergermi in un gioco – un mondo – un’esperienza – che non mi avrebbe abbandonato in poche ore. Un mastodonte di libro, tutto per me, certificato sicuro.
Ho iniziato la lettura ed ecco, sì, nel libro primo c’era una storia che prometteva bene.
Come in oggi bel film che si rispetti (e come nei romanzi di Haruki Murakami), per prima viene la colonna sonora: La Sinfonietta di Janáček, trasmessa dalla radio di un taxi bloccato nel traffico dove viaggia Anomame, che riconosce la musica, senza ricordare la fonte di tale ricordo.
E l’autore racconta la Cecoslovacchia del 1926, quando il pezzo è stato scritto, due anni dopo la morte di Kafka, poco prima dell’avvento di Hitler – una paginetta, uno schizzo veloce e efficace, scivolando benissimo dal proprio pensiero al pensiero della protagonista, fusi dalla la capacità del narratore.
Anomame ascolta e pensa e il lettore attende di conoscere questa donna, ragazza, vecchia signora? Di connetterla alla musica. E Haruki affabula, intorno al nome, inconsueto, (“Anomame, ha detto? “Sì, esatto. Anomame, si scrive con gli ideogrammi di ‘verde’ e ‘pisello’); ci dice di lei, di ciò che le piace: lo sport; ci parla delle sue letture: la storia, pochi romanzi.
L’informazione arriva: Anomame è una giovane donna, trentenne. Causa l’ingorgo, rischia di perdere un importante appuntamento di lavoro.
Il tassista le indicherà una possibile via d’uscita: può lasciare il taxi e scendere da una scala di emergenza poco distante, che la porterà in prossimità della metropolitana. Percorso azzardato, difficile da compiere indossando una minigonna aderente e tacchi alti.
Facendola scendere, le rivolge una curiosa raccomandazione.
“Le consiglierei di tenere a mente un fatto, e cioè che le cose sono diverse da come appaiono.”
E aggiungerà, in modo altrettanto sibillino:
“Anch’io ho avuto una esperienza simile. Ma non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola”
Il lettore capisce. È già entusiasta. La storia è iniziata.
Secondo capitolo: la scena cambia.
“Il primo ricordo di Tengo risaliva a quando aveva un anno e mezzo. Sua madre si toglieva la camicetta, abbassava la spallina della sottoveste bianca e offriva i capezzoli da succhiare a un uomo che non era suo padre.”
Il coprotagonista è entrato in scena. Di lui sapremo che è professore di matematica e aspirante scrittore. Giovane, oppresso da quel sogno-ricordo che lo coglie ripetutamente e lo lascia stremato, vive insegnando e scrivendo, senza aver ancora pubblicato nulla, sostenuto dal suo editor, Komatsu.
Komatsu propone a Tengo di riscrivere, come ghostwriter, un romanzo, «La crisalide d’aria», opera prima di Fukaeri, una strana ragazzina diciassettenne. Si tratta di una storia fantasy decisamente mal scritta ma molto originale, che potrebbe avere un grande successo, a patto che questo lavoro di falsificazione venga mantenuto segreto.
Da qui parte la storia, che seguirà i due protagonisti, Anomami e Tengo, a capitoli alterni, fino al momento in cui le due storie si fonderanno.
Si moltiplicano i personaggi. In estrema sintesi: Fukaeri è la figlia del capo di una setta, è fuggita e ha trovato rifugio presso un vecchio amico del padre. A partire da questa fuga, e dalla scrittura del romanzo, che in realtà racconta un segreto della setta, avremo: un mondo parallelo, caratterizzato dalla presenza di due lune; un popolo di piccoli uomini – i Little People – che escono dal corpo delle persone per tessere una crisalide d’aria il cui scopo…lasciamo perdere; la minaccia che si abbatte sul capo di Fukaeri e, ovviamente, di Tengo, per aver tradito, tramite il libro, il segreto della setta.
In parallelo, si svolge la storia di Anomame. Di lei scopriremo che, a sua volta fuggita da genitori affiliati a una setta (un’altra, diversa), è una esperta insegnante di ginnastica che, nel mentre svolge il proprio lavoro, presso una palestra dove tiene un corso di difesa personale, e come trainer per clienti privati, opera come killer, per conto di una ricca signora, Ogata Shizue, “la signora della Villa dei Salici” che, a seguito di vicende personali, sente il dovere di far uccidere uomini che tormentano e violentano le donne.
Mentre il romanzo si svolge, alternando gli avvenimenti che riguardano Tengo con la storia di Anomame, si assisterà al convergere delle due storie, mentre mondi si sovrappongono e si separano, in uno ci sono due lune in cielo; e la trama si arricchisce di personaggi, i percorsi si diramano, e i Little People proseguono il loro lavoro, la costruzione della crisalide d’aria che, come i suoi costruttori, non si sa cosa sia[i]
Un romanzo di Murakami, certo. Ci sta tutto. Solo che – forse io sono troppo legata a certe regole del narrare? – a partire dal secondo libro, ci si trova di fronte a una storia che si aggroviglia su se stessa, disperdendosi in percorsi secondari; a personaggi che si inseriscono, perfettamente delineati, dotati di una psicologia e di una credibilità totale, di cui veniamo a conoscere vissuti, pensieri, desideri, storie di vita, senza che tutto ciò venga in seguito ripreso e portato a una inclusione, concretando una loro funzione e necessità nel racconto.
Nel frattempo, anche la scrittura diventa ridondante; si incontrano ripetizioni, insistenze su cose già dette e di cui non si riscontra la funzione, se non quella di allungare a dismisura il libro.
Si ha la sensazione che, dentro al romanzo, ci siano abbozzi di altri romanzi, di altre storie, buttati là senza costrutto, come fossero appunti, pezzi, di qualcos’altro.
E alla fine ci si annoia. A morte. Se ne ricava l’impressione di un romanzo fantasy raffazzonato, come se l’autore si trovasse costretto a proseguire, senza più interesse.
Nel terzo romanzo è ormai chiaro quale dovrà essere la chiusura, inevitabile, che non chiederà pensiero alcuno.
E tutti vissero felici e contenti? Non funziona, proprio no.
La si sente venire, questa chiusura, e la delusione è là, con un senso di tradimento da parte di un libro che poteva essere e che, invece, potrebbe benissimo venir abbandonato.
La scrittura. Che, poco a poco, si fa sciatta, banale.
E allora? È come lo avevi immaginato? (È Anomame che parla; è l’happy end)
– Non riesco ancora a credere che sia vero – rispose Tengo con sincerità – Ho la sensazione di vivere nel prolungamento della mia fantasia.
– Invece è tutto reale. Mi sembra troppo bello per essere vero.Anomame sorrise al buio. Poi posò le labbra su quelle di Tengo. Per alcuni istanti le loro lingue si cercarono.
– I miei seni non sono molto grandi, vero? – disse Anomame
– Sono perfetti così, – rispose Tengo, mettendole una mano sul petto.
– Lo pensi davvero?
Possiamo convenire che non si tratta di un dialogo di Haruki Murakami? Che non è possibile?
Dimenticavo. Nel frattempo il passatempo di Anomami, fare la killer, viene bellamente scordato; buona parte dei personaggi, non secondari, a loro volta vengono abbandonati, risolti nella dimenticanza.
Certo, potevano far parte di un altro mondo. Va a sapere.
C’è un sapore di trucco da cui è difficile prescindere. Come se quello che poteva/doveva essere un pensiero si fosse dimenticato di sé.
[i] «Quando ho pensato ai little people non volevo attribuirvi alcun tipo di significato. Semplicemente mi piaceva il suono delle parole “little people” (ho usato l’espressione inglese anche nel testo originale giapponese). Queste parole sono un semplice suono, un concetto. Il lettore può interpretarle come vuole. È qualcosa che è dentro di te, e al tempo stesso fuori di te. Qualcosa che ti rode dall’interno e al tempo stesso qualcosa che ti opprime dall’esterno. Le sue dimensioni e il suo aspetto variano di minuto in minuto. Può darsi che in certi momenti addirittura non abbia né dimensioni né forma. Per questa ragione è qualcosa che non posso descrivere concretamente»
Da un’intervista di Murakami a Repubblica: http://olivero.blogautore.repubblica.it/2011/11/08/intervista-a-murakami-haruki/