Questa non è una recensione. Lo potrebbe essere se, con questa parola, per la verità altisonante e impropria per questa scrittura, volessimo indicare non una ma alcune proposte di letture da condividere. È una visita piccola agli scaffali di una libreria che, in quanto virtuale, può permettersi un catalogo anomalo, un po’ qui e un po’ là, composto di libri talora anche fuori commercio, in ogni modo reperibili – per fortuna esistono le biblioteche, e il benemerito mercato dell’usato; per non dire che esistono vecchi libri di casa (niente di “antico” eh, niente di particolarmente pregiato, se non per un lontano lungo affetto deducibile dalle stropicciature delle pagine, dalle sottolineature e dai commenti a margine (cancellati con risultati precari), dai bordi morbidi di frequentazione e consunzione.
Oggi mi aggirerò, semplicemente, nella mia piccola libreria, impegnata – ed è solo un forse – a organizzare un nuovo scaffale: cosa che comporta il ripensare anche gli altri scaffali, togliendo libri che vi appartenevano, ospiti forse impropri, per inserirvi nuovi inquilini provenienti da altrove. Nel frattempo, il nuovo scaffale prenderà, spero, forma – provvisoria, come tutto ciò che ci circonda al mondo: dopotutto, si vive per tentativi.
Mi farà piacere se entrerete a dare un’occhiata. Potrete assistere ad un fa e disfa, quasi un test, su pochi libri, che tuttavia potrà fornire qualche buon suggerimento di lettura.
Il nuovo scaffale: ha a che fare con il tema, ancora, della “Narrativa per ragazzi” che, mi accorgo, non ho, in effetti, chiarito come avevo cercato di credere, avendo, al massimo, dipanato una piccolissima riflessione su quel costrutto culturale che è l’adolescenza – e sul suo protrarsi, nel nostro mondo, senza che ancora se ne riveli la ormai palese obsolescenza, che lo sta portando a divenire cosignificante, manca poco, di quasi tutta la vita adulta. (Qui).
Avevo provvisoriamente concluso, credevo, un chiarimento sul tema. Ne ero uscita avendo trovato rifugio in racconti di autori cari e fidatissimi. Paley, Carver, Barthelme, autori per me molto vicini alla poesia, e alla fiaba (tutte cose per giovanissimi, essenziali dunque per rimediare al freddo che, di questi tempi, avanza; mi era ancora vicino il calore di John Fante, di William Saroyan).
Ci avevo girato intorno, per ricadere in tema – la buona occasione è stata, sicuramente, l’attesa della nuova traduzione di “Il signore degli anelli” – e scoprire, volendo tener fede alla convinzione cui sono (sempre provvisoriamente) giunta sull’adolescenza, di dover dire addio a uno pseudo titolo.
Nessuna Narrativa Per Ragazzi, dunque: e invece Una Narrativa Per La Vita,
Una Narrativa Per Il Tempo Lungo, il cui filo conduttore dovrà venir afferrato fin dall’infanzia e mai essere lasciato: una narrativa che riconduce alla giovinezza, in cui si ricercano e si incontrano gli universali dell’ascoltare storie e del raccontare; le fiabe, le poesie, filastrocche e tutto quel derivato dell’oralità che oltrepassa la contingenza di un tempo, di un luogo e delle appartenenze culturali.
Che razza di scaffale ne potrà mai uscire, non so. Sicuramente uno scaffale in grande movimento.
Ed eccomi qua. Sul mio tavolo si è momentaneamente riposizionata l’edizione Einaudi curata da Francesco Gabrieli, di “Le mille e una notte” che ora posso riporre – primi libri sullo scaffale – avendo scoperto l’esistenza dell’e-book a modicissimo costo; decisamente utile, e non solo per salvare il cartaceo. Ora quel testo è a mia disposizione, apribile ad libitum, anche al buio, così come lo sono le fiabe di Grimm e di Perrault che utilizzo quando ho la fortuna di poter avere con me i nipotini e legger loro una favola a scelta al momento di andare a letto.
Parentesi: Il bello, in questi felici casi, è che la scelta dei bambini ricade sempre sulle stesse fiabe. Notoriamente, i bambini amano molto la ripetizione, e che sia perfetta, che non una sola parola venga omessa (talvolta, si sa, alla terza fiaba richiesta, si può desiderare di tagliar corto, venendo immediatamente ripresi dal pargolo di turno che ti segnala perentoriamente il vocabolo, la frase, mancanti). Tutti, ma proprio tutti i bambini si comportano così. Il fatto è che, non so come né perché, personalmente non ho mai perduto la stessa attitudine ad amare la ripetizione e ripetizione di una favola (rassegnandomi a leggerla, mentre so bene che amerei ascoltarla), e a godere profondamente il piacere del non saltare, o cambiare, una sola parola.
Di più: confesso che un uguale amore per la rilettura, della frase, del passaggio, sempre quello, con quelle parole sapute e risapute, mi attanaglia non solo per le favole – dove, potremmo dire che il tutto ci sta, come residuo di infanzia, come un bisogno di rassicurazione sulla stabilità del mondo e di ciò che vi avviene, con il finale prescritto quale dispositivo di sicurezza universale per la specie umana, che si regge sul raccontare storie – ma anche per, vogliamo chiamarli i <normali> libri di narrativa. Sono giunta al punto di considerare il fatto di rileggere in questo modo un libro la caratteristica che suggerisce il collocarlo, anche quando ne sia apparentemente lontanissimo, nella categoria della Fiaba, che è molto più vasta di quanto si pensi: Propp insegna.
Nel frattempo, posso collocare sullo scaffale un bel libriccino – ”: Abdelfattah Kilito, “L’occhio e l’ago. Saggio sulle Mille e una notte“, Il melangolo 1994. Ancora da leggere. Vedremo.
A seguire: Wu Ming 4, “Difendere la terra di mezzo”, scritti su J.R.R. Tolkien; con un saggio di T.A. Shippey, editrice Odoja 2013; libro in corso di lettura. Ne saprò dire più avanti, spero; al momento lo sto trovando una utile riflessione, e una ottima informazione su ciò che Tolkien è stato nella letteratura del secondo ‘900; e sulla anomala lettura che di questo grande autore hanno fatto, in controtendenza, l’editoria e la critica italiane.
Ed ecco, si esce apparentemente dal tema con un autore che, invece, in tema ci sta eccome:
Mark Twain, “Seguendo l’equatore. Un viaggio intorno al mondo”, Baldini Castoldi Dalai editore 2010. Traduzione di Dario Buzzolan: in corso di lettura, questo libro sta rallegrando, in pillole, le mie serate (un capitolo per volta); e mi sto proponendo di raccontarne, più avanti, a puntate: perché è lungo; perché è un viaggio, con tutte le riflessioni che il viaggio porta con sé sul luogo in cui ci si trova e (inevitabilmente) sul luogo da cui si proviene. Per oggi mi limiterò all’annuncio e a un breve assaggio.
Premessa: in apertura di ogni capitolo, l’autore pone in esergo una “Massima” tratta dal “Nuovo almanacco di Pudd’nhead Wilson”[i]. La prima massima è indicativa di quanto seguirà, e la propongo, ritenendola, oltre che fonte di sorriso, drammaticamente concreta e tale da poter essere tenuta in debita considerazione. Le seguenti non faranno eccezione.
“Queste massime di saggezza sono intese ad instradare la gioventù verso alte vette morali. L’Autore non le ha tratte dalla pratica, bensì dall’osservazione. Essere virtuosi è nobile; mostrare agli altri come essere virtuosi è ancora più nobile, e non costa nulla”
A seguire: sullo scaffale si posizioneranno “Le avventure di Tom Sawyer” ma, soprattutto, “Le avventure di Huckleberry Finn”.
E per finire, per ora, una bella triade:
Potrebbe mancare, in questo consesso, Rudyard Kipling? Adelphi regala ottime edizioni per:
“Puck il folletto”, che finora ho letto, e comunque amato, in un’edizione Newton Compton che, dopo un rapido confronto, ritengo debba venir sostituita;
“Storie proprio così”, e andiamo propriamente nella letteratura per bambini, assolutamente gustosa per chiunque a qualunque età. Va detto che, si tratta, in entrambi i casi, di libri che possono essere fonte di grande piacere e grande meraviglia per dei bambini, a patto che non vengano lasciati ad una lettura autonoma precoce. Sono libri che dovranno essere letti loro da un adulto che favorisca la comprensione di linguaggi e di realtà oggi non familiari, prima tra tutti quella di un mondo naturale sconosciuto. Se questo avverrà, sarà un grande guadagno, per il bambino come per il suo adulto;
“I figli dello zodiaco” che non ho ancora mai letto e di cui attendo la lettura con un sentimento di urgenza che dovrò trattenere.
Ultimo, ma non utimo, il libro che sto leggendo e che sarà la prossima recensione: Michael Ende, “La storia infinita“, Longanei e C 1987.
Non è una rilettura. Avevo sempre finto, con i miei figli al tempo bambini, e entusiasti, di averlo letto. Una lettura-debito, dunque, della quale, oggi, li ringrazio tantissimo.
E no, non ho intenzione di, per così dire, inchiodare su questo programma le mie letture, e le conseguenti proposte dei prossimi sei mesi (rispettare un calendario di lettura non rientra tra le mie capacità, ammesso che si tratti di una virtù, e non lo credo) ma certamente, un po’ per volta, intendo costruire lo Scaffale, caricarlo di “Libri per la vita”, dai sette ai cent’anni: per gli anni ulteriori, per chi ci sarà, liberi tutti.
Immagino un miscuglio di generi. Immagino scelte discutibili non sempre ben motivate. Immagino cambiamenti di residenza di libri già presenti nei miei scaffali e traslochi possibili, per non dire frequenti. Gradirei molto commenti e suggerimenti.
_______________________________________
[i] “Wilson lo svitato e i gemelli straordinari”, romanzo di Mark Twain. Edizione italiana 2012, editore Mattioli,