La chiacchierata continua…

…e dovrebbe continuare, secondo regola di questo blog (dove, in realtà, non sono mai state formulate regole se non quella, fondante,Come fare cose con le parole di parlare di libri, in senso molto ampio) con la presentazione, la proposta, di una lettura.

Non so se è stato notato che, nell’ultimo “Parliamone”, contrariamente a quanto faccio di solito, non ho preannunciato il prossimo libro.

Il fatto è che sto leggendo il primo volume della biografia “J. M. Keynes. Speranze tradite 1883-1920”, Bollati Boringhieri 1989, di Robert Skidelsky: ne avevo già parlato, sono circa cinquecento pagine, che intercalo con qualche pezzetto di “Il grande crollodi J.M. Keynes. E dunque, si tratta di una lettura lenta, non del genere la sera a letto, che mi sta piacendo molto, ma che richiederà del tempo per essere ultimata. Alla fine, dovrò chiedermi se sarà una lettura da recensire, anche se desidero farlo.

Nel frattempo, siamo quasi a Natale e le giornate, credo di ognuno, iniziano ad essere piacevolmente distorte da impegni e preparativi che le feste portano con sé. Anche i mugugni, certo, tutto l’apparato di dichiarazioni che vanno dal “Natale non è più quello di un tempo” al “io ne farei volentieri a meno ma non si può”: in realtà credo ci piaccia molto festeggiarlo, salvo poi restar delusi dal fatto che non sia stato bello come lo desideravamo, vale a dire come quello dell’infanzia, per avere il quale occorrerebbe tornar bambini.

Risultato di tutto questo, per le mie letture, a parte il buon Keynes e trovandomi, come ho già detto in un precedente post, in un momento in cui ho la scelta difficile, ho iniziato a rileggere i romanzi della serie Harry Potter. Si tratta di sette romanzi e dunque, per chi li conosce (io li ho letti, interamente, due volte) è possibile leggerne un po’ di questo un po’ di quello; soprattutto, andar a cercare i pezzi in cui prende rilievo un personaggio in particolare; o una particolare interazione. Molto piacevole.

E ho deciso di parlarne: in verità, desidero farlo da tempo ma mi sono sempre fatta trattenere dai sorrisini di chi, non avendo letto tali romanzi e non accettando di rischiare il confronto con il proprio personale snobismo, si trattiene “per buona educazione” dall’esprimermi la propria personale superiorità a tali letture.

Parlo di uno snobismo “personale” perché ognuno di noi ha il proprio: il mio è di essere troppo snob per condividere gli snobismi che vanno per la maggiore e (temo) a mia volta mi faccio scappare il sorrisino per gli snobismi che non sono i miei.

E poi ci sta. E’ da molto che non propongo una serie fantasy, dalla recensione della trilogia “Queste oscure materie” di Philip Pullman (meno noto ma altrettanto bella) ed è ora di cimentarsi. E inoltre, quale momento migliore del Natale per lasciar perdere il fatto che si tratta di “narrativa per ragazzi” e accettare la sfida di un ritorno alla grande infanzia: perché è una vera sfida con noi stessi, importante. Se la si vince, se ne ricavano grandi soddisfazioni; e il solo accettarla, è una buona partenza per il traguardo.

E poi, scusate, si trattasse anche solo di storie divertenti e nulla più, ben scritte, quando vi ricapita?

La verità è che si tratta di una buona occasione per correggere il tiro e stabilire un punto fermo: non esiste una narrativa per ragazzi, esistono libri belli, libri brutti e non libri; esiste soprattutto l’opera di narrativa che presenta livelli molteplici di lettura, e questo avviene anche, anzi quasi soprattutto, nelle fiabe, quelle che si narrano ai bambini più piccoli ma non dovrebbero essere mai abbandonate e non a caso sono oggetto di approfonditi studi, mentre per leggere la serie di Harry Potter occorre essere un po’ più cresciutelli e buoni lettori.

Ultima considerazione: questi romanzi in particolare non sono, o sono solo in parte, narrativa per ragazzi; per essere apprezzati come meritano, ai diversi livelli, richiedono una lettura adulta.

Dopo questa pausa prenatalizia torneremo alla lettura classificata adulta. E chissà che non mi riesca di proporre Keynes e Robert Skidelsky (il suo libro lo merita, davvero). Ma ho in serbo anche buona narrativa.

E ora, o dopo (o mai, certo, sta nella vostra libertà), scorrete in giù, direttamente al post che segue. O cambiate categoria e passate da “Parliamone” (questo post) a “Narrativa fantasy” dove troverete il titolo:

Fare cose con le parole.

che è (quasi) il titolo di un bel libro del filosofo e linguista John L. Austin[i], è ciò che facciamo tutti quotidianamente, ed è ciò che fa un mago pronunciando le sue formule e suoi abracadabra: niente di meno niente di più.

Buona lettura.

 

[i] J. L. Austin, “Come fare cose con le parole”, Ed. Marietti 1987