Sherwood Anderson, “L’uomo che diventò donna”, elliot 2019

Traduzione di Gabriele Baldini

“Mio padre aveva un emporio nella nostra città, in Nebraska, una città talmente uguale a mille altre dove sono andato in seguito che è inutile che perdiamo tempo, io e voi, a fare la sciocchezza di tentare di descriverla.”

Grace Paley, “Fedeltà”, minimum fax 2011. Traduzione di Livia Brambilla e Paolo Cognetti.

 

Dopo Raymond Carver e Donald Barthelme – è trascorso un po’ di tempo ma era passato da queste parti anche il poco più anziano William Saroyan  – è necessario chiudere, per il momento, con quel tempo e quei narratori.

Vorrei farlo con un ritorno a Grace Paley (1922 – 2007), e alla Poesia che, a ben vedere, è la matrice di tutti i Racconti. Non ci possono essere dubbi: dentro ad ogni buon racconto opera un poeta, che ha scelto un linguaggio un po’ diverso, solo in apparenza più accessibile; che si è dilettato utilizzando un leggero mascheramento, tra cronaca e fiaba.

Raymond Carver, “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, Einaudi 2015

Raymond Carver, “Cattedrale”, Einaudi 2011

 

I racconti brevi hanno una caratteristica. Alla rapidità di lettura fa da contrappeso una permanenza nel nostro ricordo di tipo particolare. Il racconto rimane, prima che nella nostra memoria, nella nostra immaginazione come qualcosa che ci appartiene, nella cui elaborazione ulteriore ci troviamo presi, come se la storia ce l’avesse raccontata un amico, a casa nostra, a casa sua, nel corso di una chiacchierata serale tra amici, del genere “hai saputo del tale?”, come se il finale, o anche i dettagli all’interno della storia, fossero modificabili, diversamente interpretabili. Come se potessimo, anzi, come se ci accingessimo a, discuterne.

Un cigno selvatico, Michael CunninghamMichael Cunningham, «Un cigno selvatico», La nave di Teseo 2016

con illustrazioni di Yuko Shimizu – Traduzione di Carlo Prosperi

 

Difficile, davvero, parlare di questo libro – facilissimo e travolgente leggerlo.

Salvo poi trovarsi alle prese con un sentimento di imbarazzo: su di noi, su quel che di noi e dei nostri castelli in aria ci è stato mostrato; consolati tuttavia dal riconoscere, dentro racconti che contengono un nostro irriverente rispecchiamento, un’umanità  degna di una  profonda anche se perdente simpatia; un’umanità fragile, persino spiacevole, per niente corrispondente a come ognuno di noi pensa/desidera/sogna di poter essere; con, tuttavia, aspetti di eroismo della quotidianità che oltrepassano  i falsi sogni di grandezza mitizzata e fasulla.

Grace Paley 2Grace Paley, “Enormi cambiamenti all’ultimo momento“, Einaudi 2007

Traduzione di Marisa Caramella

Grace Paley 3

Mi piacerebbe provare a raccontare una storia così, voglio dire una storia di quelle che cominciano con: “C’era una donna…” seguito dalla trama, la linea assoluta tra due punti, roba che ho sempre disprezzato. Non per ragioni letterarie, ma perché non lascia speranza. Qualunque personaggio, vero o inventato che sia, si merita un destino aperto nella vita.”

Un angelo alla mia tavolaDopo aver recensito i bellissimi racconti di Peter Cameron di “Paura della matematica”, o meglio prima di farlo, ho dovuto prender nota del fatto che si tratta del primo libro di racconti di cui mi occupo in questo spazio.

La verità, ovvia, è che ne ero perfettamente consapevole; qua e là, mi era capitato di parlare di racconti, e di desiderare di farlo, di desiderare di proporne. Ricordo di averne citato alcuni che ho molto amato, storie fantastiche – “Bartleby lo scrivano”, di Herman Melville, “Le morti concentriche” di Jack London, “25 agosto 1983 e altri racconti” di Jorge Luis Borges – limitandomi, tuttavia, a darne indicazione, a condividere ricordi, senza proporne davvero la lettura.