Ready Player One

pacmanErnest Cline, “Player one”, Isbn Edizioni 2011Player one

Un libro di piacevole lettura, che si legge d’un fiato, anche se di dimensione molto più che dignitosa – fanno più o meno seicento pagine. Un libro interessante. E un libro divertente.

Stava da tempo in attesa, prestito di un amico che costituisce il mio riferimento per quel po’ di ‘geek’ che oggi è necessario mettere nel proprio bagaglio culturale, per non essere classificati (a torto o a ragione, ma ovviamente un po’ a ragione) tra gli imbranati incapaci di leggere il mondo in cui vivono.

Sapevo bene che questo romanzo avrebbe avuto il suo momento, anche perché l’amico in questione, dopotutto, consiglia solitamente bene, pur non accogliendo, a sua volta, consigli dal mondo su cui la cultura dei suoi simili dopotutto è nata, ritenendolo irrimediabilmente ‘keeg’ a priori.

Ma non voglio fare un torto al mio amico. Dopotutto, mi ha consigliato questo libro descrivendomelo come una moderna “isola del tesoro”: allora conosce Stevenson! e ciò basta ad assolverlo da qualche eccesso geek. Il consiglio è stato buono. Un libro che, come tutti i buoni libri, consente anche più livelli di lettura.

C’è la storia, naturalmente. C’è un mondo ahimè poco futuro – è il 2045 o giù di lì, non ricordo bene la data esatta – segnato dalla distruzione della natura, dalla decadenza della vita nelle città divenute luoghi dove la gente sopravvive ammassata in conglomerati sovraffollati, pericolosi, e dove le relazioni umane sono divenute difficili; Il pericolo è ovunque e la civiltà dei rapporti sociali un ricordo.

Ma: c’è OASIS  – l’acronimo sta per ‘Ontologicamente Antropocentrica Simulazione di Immersione Sensoriale’ –  un mondo virtuale che consente di giocare in infinite avventure dentro un numero praticamente infinito di mondi, dove è possibile rappresentare se stessi, per mezzo di un avatar, come si desidera, uomo o alieno, maschio o femmina, con le caratteristiche fisiche e di personalità prescelte. In OASIS tutti possono accedere gratuitamente. Persino la scuola può essere frequentata in OASIS.

Il romanzo inizia con la morte di James Halliday, il multimilionario creatore di OASIS, e con il suo testamento in base al quale, in assenza di eredi diretti, tutto il suo patrimonio andrà a chi, risolvendo una serie di indovinelli, affrontando e superando una serie di prove nel mondo di OASIS, troverà l’’Easter Egg’ – l’uovo pasquale – che James Halliday vi ha nascosto. Gara di massima complessità che durerà anni e catturerà l’attenzione del mondo intero.

Wade Watts è un orfano diciottenne: vive una vita privata di stenti, ma conosce tutto di James Halliday, il suo eroe, e di OASIS. E Wade, nelle vesti del suo avatar Parzival, deciderà di gareggiare. Come lui, milioni di persone ci proveranno, chi individualmente, chi formando gruppi. Ma soprattutto ci proverà la IOI, la potentissima multinazionale che controlla le sorti della terra.

Inizia il gioco e la battaglia per la conquista del tesoro. I buoni sono buoni, trovano buoni alleati, fanno gruppo; i cattivi sono cattivi e sono potenti. La battaglia è dura, pericolosa. Ovviamente, non si rivela nulla, in questo caso, se si assicura che i nostri vinceranno e i cattivi perderanno, dopodiché le sorti del pianeta terra avranno una chance. E che ci sarà anche la storia d’amore a lieto fine.

Tutta la narrazione ha un ritmo che rende la lettura un vero relax. Ritmo, non corsa. Tempi giusti. Sotto l’ombrellone o a casa, si potrà interrompere la lettura per andar a prendere una bibita; ma non la si lascerà.

Ogni tanto fa bene, vero? Un romanzo così, dico. Specie se ha anche altro da offrire. E c’è dell’altro.

Per tutti i nati dopo il 1970, ma anche per coloro che, negli anni ’80 erano ancora giovani, il romanzo costituisce una piacevole rimpatriata – musica, gruppi, film, vecchi computer che hanno fatto la storia di adolescenti o giovani aspiranti hacker casalinghi, preda di inconsulti entusiasmi e di sognanti fai da te; e videogiochi, e vecchie console, persino una ‘partita perfetta’ di Pacman. Persino io ricordo l’entusiasmo che mi ha fatto rompere la barra spaziatrice di una tastiera a forza di spara spara spara cattura cattura cattura.

Un rimpatriata, insomma. E anche uno sguardo su un tempo che, dalla distanza, è possibile ripensare, valutare, rimpiangere? Magari no magari sì, non so. Un tempo, da leggere.

Poi, a conferma della qualità della storia, dentro i canoni del caso, c’è l’attesa del film che, sembra assodato, sarà prodotto e diretto da Steven Spielberg.

C’è l’autore, Ernest Cline, classe ’72. Sceneggiatore, si muove nell’ambito della cultura pop e dunque è conosciuto da un target di follower particolare ma dotato di una propria importante consistenza e diffuso internazionalmente. “Player One” è stato il suo primo libro, di cui la Warner Bros ha immediatamente acquistato i diritti. Nel libro ci sono riferimenti agli autori cult di questo mondo di appassionati che si muovono tra informatica e cultura pop. Nel libro, Cline, con la voce di Parzival, li elenca: Cory Doctorow, Douglas Adams, Kurt Vonnegut, Terry Pratchett, Tolkien, altri. Nel romanzo, a un certo momento, si svolgeranno le elezioni: per il Parlamento USA e per il governo di Oasis: Cline fa dire a Parzival che non avrebbe votato per il Parlamento degli USA, essendo tale organismo totalmente inutile, mentre avrebbe votato per il governo di OASIS e i suoi candidati sarebbero stati Cory Doctorow e Wil Wheaton (attore). In sintesi: una finestra su di un mondo che, se una parte di ‘noi’ non conosce e non vede, ciononostante, indica una direzione, che riguarda tutti.

C’è la casa editrice italiana che ha editato il libro, la Isbn Edizioni. Che chiude? Ha chiuso? Non mi è chiaro ma è importante. Una storia editoriale molto particolare e di pregio, che ha tuttavia incappato anche in una difficoltà finanziaria (niente di strano fino a qui) se ho ben capito per mancati – ritardati pagamenti ai collaboratori. Magari riuscirò a capire meglio e raccontare, salvo che qualcuno, benemerito, conoscendola, non la racconti a me.

Un libro che aveva tutte le caratteristiche del best seller, che nessuna casa editrice capace di sostenerlo ha recepito – per questo ci vogliono case editrici come la Isbn Edizioni. Io ne ho avuto a disposizione una copia, prestata, e dubito che ne troverò una da acquistare in libreria, quantomeno non con facilità. La cercherò. Tuttavia, poiché sul libro, prestato, non potevo diffondere i mei segnacci e le mie note (a matita, rigorosamente, ma chi ti presta un libro non lo gradirebbe) ne ho trovata copia in e-book per pochissimo soldo sul solito sito. Così mi sono state possibili tutte le sottolineature desiderate e le note.

Val la pena davvero di godersene la lettura. E di dare anche uno sguardo su quel mondo che avanza, che è già qui, per quanto poco rassicurante: a meno che non se ne sia già parte.