“Narrativa per ragazzi”? Forever young!

Avevo preannunciato (si fa per dire) il tema qui, continuando ad accennarvi qui; ed è almeno un mese che rimugino, scrivo, elimino. Con poco risultato.

Non so voi; io, trovo molto difficile mettere a fuoco cosa si intenda quando si parla di “Narrativa per ragazzi”: mentre lascio, fino ad un certo punto, inesplorato il mondo della “Narrativa per l’infanzia” e per la “prima infanzia”, senza peraltro porre confini a queste fasi, diverse da bambino a bambino.

Vorrei giungere ad aprire una nuova categoria – “Narrativa per ragazzi” – partendo dal condividere forse solo l’inizio di una riflessione: suscettibile di variazioni, le più diverse.

Volendo tralasciare l’età che precede la scolarizzazione, con l’apprendimento da parte del bambino della capacità di leggere in autonomia dei semplici testi – storielle, brevi favole – in poco tempo quelle prime semplici storie non saranno più apprezzate da bambini presto desiderosi di ascoltare narrazioni più complesse, pur se non ancora capaci di leggerle in autonomia.

Inizierà la frequentazione assistita dei primi “romanzi”: e solo dopo una prima, una seconda, una terza lettura da parte di un adulto il bambino inizierà a desiderare di leggere da sé <quel> libro, <quella> storia, a desiderare di non dipendere da altri per poterselo gustare ogni qualvolta lo desideri.

Ci sarà la concorrenza non banale del visivo: il confronto tra il piacere di una lettura, o di un ascolto, che richiede impegno attivo, immaginazione, che conduce al sorgere di domande, si confronterà con il piacere, passivo, di guardare un film, un cartone – e oggi la produzione per l’infanzia (non disdegnata dall’età adulta) propone prodotti di indubbio pregio.

Il periodo di vita in cui il bambino scopre il piacere della lettura è particolarmente bello, quando tutto funziona bene. Va da sé che non tutti i bambini ameranno ugualmente l’ascolto di storie prima e la lettura poi; tuttavia, ciò che farà la vera differenza sarà soprattutto, insieme alla scuola, la variabile familiare; che non sarà, non necessariamente, di tipo economico e culturale. Esistono famiglie i cui membri non dispongono di un elevato livello di scolarizzazione, in cui è tuttavia forte una cultura della narrazione, dove ci si sanno godere i bambini condividendo filastrocche, fiabe, indovinelli, giochi di parole nonché storie familiari, miti dei luoghi, tutte cose che creano solide fondamenta nell’attitudine futura a leggere e a narrare; ed esistono famiglie anche di elevato livello socio-economico e di alta scolarizzazione in cui tutto questo non esiste.

Ma facciamo conto che venga vissuto al meglio, da ogni bambino, il momento fondamentale in cui viene scoperta la lettura in proprio, come momento del “sto leggendo, non disturbatemi”, in cui ritrovare la magia di un’infanzia in via di divenire adulta.

Questo momento magico prende avvio con l’avvicinarsi dell’adolescenza, per proseguire in crescendo. Sarà un momento in cui, tra bisogni in precedenza sconosciuti e ancora non ben identificati e un loro soddisfacimento, pare esservi il baratro dell’impossibilità, un sentimento forte di inadeguatezza e il limite durissimo da sopportare dei genitori e dell’autorità, da scalzare ma cui poter tornare, tra fughe in avanti e arretramenti tattici. Sarà un tempo per nuove domande di cui è difficile persino una formulazione: e quale supporto migliore di un libro quando, dentro quel contenitore e dentro quel tempo, il ragazzo, la ragazza, troveranno, in altre fantastiche vite e in altri mondi, dentro altre difficoltà, le proprie vite e le proprie domande.

Nel libro inizieranno   a cercare, anche inconsapevolmente, risposte, l’uno e l’altra – perché ora, se mai lo è stato, non sarà più la stessa cosa essere un ragazzo o una ragazza, anche se tutti i libri parleranno all’una e all’altro; vi sarà dialogo, compagnia, la scoperta di non essere soli di fronte a emozioni divenute troppo grandi, troppo personali, per poterne parlare; dentro un libro andrà bene anche la sola possibilità di cercare, anche senza saperlo, risposte a domande mai formulate eppur presenti; vi si troverà la possibilità di un’evasione – in senso proprio: la possibilità di uscire dall’impossibilità.

Quando tutto andrà bene con un libro, lui e lei verranno catturati per sempre.  Non ci sarà ritorno.

E dunque? Partiamo da qui? Da questo momento magico?

Sappiamo bene come oggi si tenda a far perdurare troppo a lungo quel tempo in terra di nessuno detto “adolescenza”; sappiamo anche come si tratti di un tempo mai esistito, nella storia dell’uomo e dei popoli, fino ad un’epoca recente, la cui attuale dilatazione ha a che fare, nella società occidentale, e solo in essa, con problemi di natura sociale ed economica che rendono faticoso l’accesso al mondo adulto. Abbiamo sostituito, pare, i riti che fissavano un breve tempo di passaggio dall’infanzia all’età adulta, diversi e uguali in popoli diversi e in epoche diverse, con un qualche tempo di nessuno, falsamente libero da doveri e prigioniero di falsi diritti.

Sappiamo bene, credo, che le domande di senso, anche se non l’esperienza, di un ragazzo, di una ragazza, sono domande inesperte e tuttavia già adulte. Così come sappiamo bene che se, con l’avanzare dell’età, cresce la nostra esperienza sociale non altrettanto si può dire, non molto, non sempre, per la nostra domanda di senso; sappiamo che le nostre fragilità permangono, non dipendendo mai, per la loro risoluzione, dal semplice invecchiare, che di suo non porta grandi guadagni. Il trascorrere del tempo costituirà sempre una condizione necessaria al raggiungimento della maturità; mai una condizione sufficiente.

Tuttavia: lui, lei, adolescenti della nostra società complessa, non sono inizialmente sempre in grado di scegliere da sé i libri da leggere. È loro utile avere una proposta, qualcuno da cui farsi consigliare senza dirgli bene di cosa si ha bisogno, anche perché non lo si sa: si sa solo che, dentro un libro, avviene che sia bello stare, al riparo dai problemi e da ore anche difficili. Avviene che dentro un libro si trovino divertimento, compagnia, ma anche problemi da condividere nel piacere di non essere soli. Avviene persino che, dentro un libro, si trovino risposte buone e utili (dimenticando che poiché non era chiaro cosa si stava cercando, si trattava piuttosto del trovare aiuto nel formulare una domanda).

Qui, a questo punto, dovrebbe avvenire la magia: operata dai genitori che, quando in casa si frequentano i libri, dovranno accordare, anzi, implicare, il permesso di rovistare, scegliere, anche, certo, facendosi consigliare ma senza censure. Se al ragazzo/alla ragazza interessa un libro “non adatto” significa che ad esser tale è il giudizio del genitore sui bisogni  e sulla maturità del figlio: il libro lo interessa; significa che va bene per lui. Se il libro fosse davvero inadatto non lo prenderà, o lo lascerà, e ai genitori sarà ben più facile sapere chi è e chi sta diventano il non più, ormai non del tutto, bambino/bambina.

La soluzione, difficile e sola, sarà un buon rapporto che consenta il proporgli dei libri e, soprattutto, sarà la biblioteca pubblica, dove sceglierà da solo, o con l’aiuto del/della bibliotecaria (il cui parere è meglio accolto di quello della mamma o del papà che, per definizione, dopo i dodici tredici anni hanno torto marcio sempre – o quantomeno per molti anni. Anche quando si finge l’ascolto. Anche quando, badando a non farsi cogliere, si dà loro ascolto.

Il massimo si avrà quando i figli scopriranno la mamma o il papà intenti nella lettura del libro che hanno consigliato, o regalato loro. Specialmente quando sarà vero, ed evidente, che se lo stanno gustando.

E dunque: forse non esiste una narrativa “per ragazzi” se non nel senso per cui un libro è soprattutto piacevole da incontrare in un particolare nostro tempo.

Ed ecco che esiste una narrativa per ragazzi: non generica; bensì per quel ragazzo, in quel momento; per quella ragazza, in quel momento.

E dunque: Che fare?

Un tentativo. Di proporre dei libri da categorizzare sotto la dicitura “per ragazzi”, invitando a leggerli (o rileggerli) in quanto libri “per la vita”, libri da recuperare per mantenere vivo il sapere del nostro essere sempre (anche) giovani e saperlo restituire, magari come consiglio, regalo, anche solo di una conversazione, a un giovane figlio figlia amico amica.

Il risultato di questo mio rimuginare dovrebbe essere (a breve) un Nuovo Indice, equivalente a un Nuovo Scaffale, dove possano pescare tutti, non solo ”i ragazzi” (che sospetto fortemente non trovarsi tra i frequentatori di questa “libreria”).

A seguire: divagherò, inserendo qualche libro “per l’infanzia” che trovo ancora piacevole leggere; qualche raccolta di fiabe. Qualche buon romanzo. Perché no? Qualche chiacchierata. Perché mai dovrei essere coerente?

Ieri un’amica mi ha raccontato un simpatico aneddoto familiare, arrivato a proposito.

Da ragazzina è stata una lettrice regolare del “Corriere dei piccoli[i] che il padre le ha procurato fino al giorno in cui, ormai diciottenne, lei gli ha dovuto dire che, forse, non era più di suo interesse.

Da quel momento, in famiglia non è più entrato il grande “Corrierino” mentre la mia amica ha compreso solo dopo molti anni di aver involontariamente causato un dispiacere al padre che, in realtà, lo acquistava per sé, ma non aveva ritenuto di poterlo più fare senza l’alibi della destinazione: “per la bambina”.

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[i] Per chi non lo conoscesse, qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Corriere_dei_Piccoli