Pare che le mie letture non vogliano abbandonare il loro disordine; che tuttavia lascia intravedere, qua e là, qualche sprazzo di luce. Sto, mi pare, passeggiando nel bosco; e nel folto degli alberi, dove sentieri solo intravisti si intersecano, un sottobosco di desideri discordanti, curiosità passeggere, umori altalenanti, impedisce l’orientamento.

Non è un brutto stare, conoscendo che – accade sempre – il fitto si diraderà, suggerendo una vicina uscita alla luce; quando riapparirà un sentiero per il paese di Proprio Là, dove, senza saperlo, eravamo diretti.

“Qual è lo scopo della tua filosofia?

Mostrare alla mosca la via d’uscita dal barattolo.”[i]

  

Ci sono per tutti, credo, i periodi delle letture disordinate. I giorni in cui si trascorre di libro in libro rimanendone, non dico, delusi, ma con la sensazione di non aver trovato le pagine di cui si sentiva il bisogno; i giorni delle riletture a spezzoni, un po’ di questo un po’ di quello, senza trovar pace.

Ora sto finalmente leggendo un libro che mi terrà occupata per un po’ di buoni giorni, parecchi, credo; avendo forse ritrovato un percorso: nel qual caso – ma ne sono ormai certa – sarà la prossima recensione.

Nel frattempo, cerco di far ordine tra letture sparse, molto buone e, solo forse, meno buone, cui mi pare di dover rendere giustizia (in attesa, chi lo sa, di una nuova lettura), riponendole negli scaffali, con la dedica di una piccola nota.

Settembre…È tempo di migrare? È certamente un tempo che richiama una fine ed un inizio. Saranno rimembranze dei tempi di scuola, sarà che c’è un sentore di fine estate, di “rientro” da qualche luogo, a qualche cosa. È quasi una chiusura d’anno: come un quaderno bianco, intonso, tra le mani.

Due brevi gite in libreria. E sul mio tavolo giacciono, ora, alcuni nuovi libri in attesa. Quattro di questi recuperano una mia colpevole assenza degli ultimi mesi dalle proposte dell’editrice Santi Quaranta, dove, tra cose vecchie e cose nuove, ho trovato ben quattro libri che segnalo, prima ancora di averli letti, ma di cui credo, nel tempo, racconterò.

Cerco di proseguire quel pensiero sulla “lettura” che, accennato nella prima parte dell’ultima chiacchierata (qui): ) fatico a mettere a fuoco; che preme senza prendere forma. Ne va del fatto di comprendere il senso che, nel tempo, queste pagine hanno assunto e che si è formato, a partire, certo, dal mio progetto iniziale e, a seguire, modificandosi attraverso le interazioni con gli interlocutori, con altri blogger e lettori; ma anche con il “mondo” in cui vivo; con la mia storia di vita, con “tutto ciò che è accaduto”, a me e intorno a me.

La libraia virtuale riapre i battenti e deve confessare, con grande scorno, di non aver portato a termine, nel mese trascorso, nessuno degli obiettivi, per quanto vaghi, che si era prefissata – ad esclusione di uno: darsi alla vacanza, nel senso etimologico del termine: essere vacuo, sgombro, libero, senza occupazioni.

Tuttavia: anche questo stava nel programma, il regalarmi una vera vacanza a casaccio e dunque, perché no.

Ora, tuttavia è un po’ difficile rientrare in discorso, dopo un periodo così, da perfetta pelandrona.

La libraia virtuale chiude per l’intero mese di giugno, nel corso del quale vorrebbe occuparsi, anche, di un necessario “riordino locali” nonché delle proprie confuse e disorganizzate routine della quotidianità.  Diciamolo: talvolta occorre fermarsi per recuperare un assetto di regole – da riportare felicemente al caos entro un periodo dato, abbastanza contenuto ma senza fretta, con costanza e consumata abilità.

Questa non è una recensione. Lo potrebbe essere se, con questa parola, per la verità altisonante e impropria per questa scrittura, volessimo indicare non una ma alcune proposte di letture da condividere.  È una visita piccola agli scaffali di una libreria che, in quanto virtuale, può permettersi un catalogo anomalo, un po’ qui e un po’ là, composto di libri talora anche fuori commercio, in ogni modo reperibili – per fortuna esistono le biblioteche, e il benemerito mercato dell’usato; per non dire che esistono vecchi libri di casa (niente di “antico” eh, niente di particolarmente pregiato, se non per un lontano lungo affetto deducibile dalle stropicciature delle pagine, dalle sottolineature e dai commenti a margine (cancellati con risultati precari), dai bordi morbidi di frequentazione e consunzione.

John Ronald Reuel Tolkien

È in corso la nuova traduzione italiana, affidata a Ottavio Fatica, di “Il Signore degli anelli”. La notizia è stata data anche dalla stampa quotidiana – “Robinson” di “Repubblica” del 29 aprile scorso ha riproposto una parte dell’intervista rilasciata a Loredana Lipperini dal noto traduttore e pubblicata integralmente sul sito dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (qui)

Con vari cambi di direzione e non solo, attiva dal 1925 al 1927. Da 1928 al 1936 con la condirezione di Curzio Malaparte.

Proseguendo una riflessione iniziata non molto tempo addietro (qui)  vorrei parlare di qualcosa di cui conosco, a dir poco, nulla. Di un prodotto rispetto al quale mi trovo nel ruolo della consumatrice, pure irregolare, e null’altro. Mi sto documentando, ma so bene che non lo potrò fare se non in termini molto generali, utili unicamente a chiedere un confronto – e possibilmente a ricevere informazioni. Potete aiutarmi?

La domanda è questa: Che sta avvenendo nel mondo delle riviste letterarie? È possibile fermare un’immagine di quel mondo che, in movimento come tutto intorno a noi, rende difficile una sua messa a fuoco? Ha un suo posto nella vita dei libri e dei lettori?

Non ho dimenticato il mio proposito (qui) di tematizzare la narrativa per ragazzi – giovani – adolescenti; e sono giunta a una piccola, molto provvisoria, scelta, che lascia aperta tutta la grande difficoltà di discriminare una classe di età sempre più incerta, che si sta estendendo a rubare, da un lato, una quota di infanzia ai nostri bambini mentre dall’altro pare aver termine, per molti, per troppi, con l’entrata, ferocemente negata, nell’età anziana, a talloni puntati, scuotendo la testa e dicendo forsennatamente di no. Pietoso.

Giorni particolari. Non mi rimane che renderne conto e farne un argomento di possibile confronto.

Non era mai accaduto che, senza programmarlo, o quantomeno, annunciarlo, io interrompessi per tanti giorni la mia scrittura in questo spazio. È accaduto e sta accadendo: che si mescolino, invadendo il tempo e i modi della mia lettura, e della scrittura, temi e impegni personali – tipo bellissimi: fare la nonna! – con un abitare il mondo al peggio di sempre che frantuma lettura e scrittura.

Impossibile tuttavia non pensare che il peggio c‘è sempre stato; ai diversi livelli: della nostra povera irredimibile Italia, della nostra infingarda Europa, del mondo intero e lasciamo perdere gli aggettivi. Il peggio è una costante e, tema logico irresolubile, mostra sé ogni giorno di più.

È un grande piacere partecipare al booktag #Olibriadi,  nominata a farlo da “Fall in books”, un blog che seguo e che ringrazio molto.

Un “gioco” interessante, divertente e produttivo.

Trascrivo innanzitutto le regole per partecipare: