Paolo Rumiz, “Il filo infinito”, Feltrinelli, aprile 2019

“…la mia anima è poco propensa a celesti pensieri. Troppa rabbia per quello che succede in Europa. Di questi tempi preferisco i Salmi Imprecatori, che ho da poco scoperto nella Liturgia monastica delle ore…Salmi che esortano ad affacciarsi senza timore sul fosco mistero del Male, a proclamare a voce piena la sua esistenza al cospetto di Dio, anche per chiedergli di sbrigarsi a mettere in pratica la vendetta contro gli empi…”

Sto partendo dalla fine, dalle ultime pagine, di questo libro. Mi sono riservata, per alcune ore, la lettura dell’ultimo paragrafo di questo libro, al termine di un viaggio sulla carta attraverso i Monasteri Benedettini d’Europa: alla scoperta dell’Europa, delle sue radici, seguendo “La Regola”, il “Ora et labora” che norma l’autonomia e l’autosufficienza dei Monasteri di San Benedetto, il Santo Patrono d’Europa.

Paolo Rumiz, “Trans Europa Express”, Feltrinelli 2012

A gennaio di quest’anno Pina Bertoli ha recensito nel suo blog questo libro (qui: andateci subito), consentendomi oggi, dopo averlo letteralmente bevuto, di rinviare a quanto lei ne ha scritto, e regalare a me stessa il lusso di raccontare il mio rapporto con queste pagine, aprendo parentesi, mettendo a tema aree particolari  – dove massima è la mia ignoranza, e in conseguenza massimo, per me, il fascino della scoperta, e delle riflessioni che lentamente si fanno strada a partire da questa lettura – e dal bisogno di rifrequentarla.

Vi sono qui luoghi i cui nomi – sconosciuti ai più, credo, a me sicuramente – esprimono il senso di una frontiera, sulla quale neppure ci si pongono domande, forse; dove vivono genti la cui vita, nella corrispondenza che li rende consonanti con i luoghi, costituisce di per se stessa un confine: della nostra conoscenza ma, ancor più, degli schemi che utilizziamo per formarla – tali per cui al viaggiatore, e per suo tramite al lettore, viene richiesto l’oltrepassamento di un limes, che interroga la relazione tra ciò che conosciamo e il come lo conosciamo.

E a proposito dei legami che, intrecciando una lettura all’altra, fanno sì che da ogni libro si dipanino sentieri per altre letture-viaggi, altri luoghi, altri mondi, oggi vorrei raccontare l’aprirsi di un sentiero, di più sentieri – di una via maestra, in effetti – che rallentano e intensificano la mia lettura in corso.

In questi ultimi giorni – deve trattarsi di una anomala congiunzione astrale – qui da me si sono accumulati libri, aperti sentieri, con desideri e attese disparate, mentre sto fortemente abbarbicata al libro che sto leggendo, fonte, peraltro delle attese e dei desideri che sussurrano al mio orecchio e vorrebbero condurmi su altri percorsi.

RicordiNon so come dire, ma il settembre che si approssima porta con sé il senso di un inizio, di un tempo che, nell’attesa, prelude a qualcosa di nuovo.

Saranno lontani echi scolastici, il nuovo anno che iniziava, l’acquisto dei nuovi libri, la curiosità che ce li faceva scorrere e leggere saltabeccando tra notizie e nozioni cariche di attesa, poesie e racconti qua e là, tanto interessanti quanto sarebbero stati poi fonte di quotidiana noia; quel particolare modo del calendario che ci ha accompagnato se non lungo la maggior parte della nostra vita certamente nel corso della più intensa, di anni che hanno segnato in maniera indelebile il nostro diventare adulti.

James DeanCaldo: tanto, troppo, quantomeno per chi, come me, non lo ama. Il libro che sto leggendo è interessante e anche adatto, sì, può essere letto un po’ a spezzoni, anzi, è la sua cifra: il che, con queste temperature, va bene.

Wu Ming 1, “Cent’anni a Nordest. Viaggio tra i fantasmi della guera granda”, Rizzoli 2015. Il tema degli esiti, ancora operanti, delle grandi guerre del ‘900, in particolare per il territorio del nord-est italiano, aperto dal libro di Paolo Rumiz, mi sta ancora trattenendo, altri aspetti dello stesso tema.

Una lettura particolare, una riflessione che, partendo dalla grande guerra e dalla fine dei grandi imperi, correla fatti, resoconti di avvenimenti recenti, apparentemente i più diversi; costruisce ipotesi di lettura, avanza suggestioni.

Come cavalli che dormono in piediPaolo Rumiz, “Come cavalli che dormono in piedi”, Feltrinelli 2014

 

CHE I VOSTRI MULINI TORNINO A MACINARE, CHE I VOSTRI OCCHI SPLENDANO DI NUOVO, CHE LE VOSTRE FALCI DI NUOVO RISUONINO E DI NUOVO CANTINO LE VOSTRE DONNE

Questa iscrizione si trova sulla lapide che orna la sepoltura di un soldato russo, in uno dei quattrocento cimiteri austroungarici di guerra della Galizia, in Polonia, curati dalla Croce Nera d’Austria, l’organizzazione che si occupa di curare i luoghi in cui sono sepolti soldati austriaci. E la Galizia, nei primi sei mesi di guerra, è stata il teatro di uno dei più grandi massacri di quella guerra.

PraderadegoCaldo afoso e gita in libreria. Una sola libreria visitata, “Canova”, dopodiché il sole a picco ha consigliato il rientro a casa. Tuttavia, una gita abbastanza soddisfacente. Due libri. Un terzo lo dovrò ordinare perché, datato due anni fa, ovviamente non è più reperibile (quanto mi fa arrabbiare questa cosa!). Comprendo bene il problema, facciamo il gioco delle frasi fatte e diciamo che “lo spazio è tiranno”. Diciamo anche che, come tutte le frasi fatte, anche questa esprime, al fondo, una verità e una sciocchezza congiunte: lo spazio è, per definizione, insieme al tempo, il luogo della libertà: dipende da come si sceglie di utilizzarlo. Sono in ogni modo costretta a riflettere, a mio scorno, sulla mia pretesa di trovare una libreria che si faccia carico di tenere i libri che <io> scelgo, disponibili quando <io> li voglio, il che peraltro non corrisponde quasi mai a quando vengono editati dato che, rispetto alla nuova uscita, sto comunque leggendo qualcos’altro e ho in corso il mio arretrato di letture desiderate. Lasciamo perdere. Onore al libraio, che lo merita. Mestiere difficile.

PENTAX ImageBasta discorsi sull’editoria, almeno per ora. Nel frattempo, ho accumulato letture, desideri di letture, libri iniziati, e un bel po’ di disordine dentro al quale attendo, senza alcuna certezza, la serendipità su cui faccio sempre affidamento e che solitamente non mi tradisce.

Cerco una cosa e ne trovo un’altra? Va bene. Mi trovo tra le mani qualcosa che non avrei mai, per mia scelta, ricercato? Va bene ancora, e forse di più. Spesso significa che proprio là ero diretta e là c’era ciò che mi tornerà utile, o piacevole, che è lo stesso, e non starò a farci sopra la dimostrazione; la cosa, se si vuole, è intuitiva.

Nazim Hikmet 1901 - 1963Terminata la rilettura, estemporanea e un po’ frenetica, di “Il signore degli Anelli”, mi sono accorta che, a seguito di “Sul Grappa dopo la vittoria” non ero in grado di leggere il libro che avevo in attesa, vale a dire “Come cavalli che dormono in piedi”, di Paolo Rumiz, una storia che mi avrebbe ricondotto dentro l’”inutile strage” della Grande Guerra, per usare le parole di papa Benedetto XV.

Come cavalli che dormono in piediCi sono libri sparsi intorno a me, acquisti recenti e non, che hanno tuttavia aspettato il momento giusto perché qualcos’altro ha attirato la mia attenzione e il mio desiderio ma che hanno mantenuto un loro posto nelle mie attese. Credo sia venuto il loro momento, dopo la prossima recensione del libro di Michaël Uras, “Io e Proust” che avevo preannunciato.

Avevo già accennato a due di questi libri in attesa, nelle letture di dicembre, ma mi ripeto volentieri magari iniziando a darne qualche informazione per chi già non li conosce e potrebbe cominciarne la lettura senza aspettare me, giusto?