L'estate senza uominiSiri Hustvedt, “L’estate senza uomini”, Einaudi 2013

 Incipit: “Qualche tempo dopo che lui aveva detto la parola ‘Pausa’, impazzii e finii in ospedale. Non aveva detto “Non voglio vederti mai più”, oppure “E’ finita” ma dopo trent’anni di matrimonio ‘Pausa’ bastò a trasformarmi in una matta i cui pensieri si scontravano esplodendo e rimbalzando come pop corn nel microonde”.

Il seguito è leggerezza e profondità, sorriso e ironia lieve, dolore buono, se si può dire così, e persino allegria. Ed è corporeità. Buona e integra.

La trilogia della città di KAgota Kristof, “La trilogia della città di K”, Einaudi 2014

Si trovano in camera nella casa della gioventù. Claus scioglie il cordino con cui è legato il suo vecchio cappotto. Posa cinque quaderni sul tavolo. Peter li apre uno dopo l’altro.”

“Sono veramente curioso di sapere cosa contengono questi quaderni. E’ una specie di diario?”

Claus dice:

“No, sono delle menzogne.”Delle menzogne?”

“Sì, delle cose inventate. Delle storie che non sono vere ma potrebbero esserlo.”

Scelgo di cominciare dalla fine, dal punto in cui (“La Terza Menzogna“) si avvia lo scioglimento della storia, se così si può dire, perché niente, in questa storia, è costruito per essere sciolto.

Tutte le animeJavier Marìas, “Tutte le anime”, Einaudi 2006

‘All Souls College’ di Oxford. ‘Tutte le anime’: il titolo di questo bellissimo libro non è fuorviante. Diverse ‘anime’ compongono infatti il mosaico di narrazioni che il protagonista, voce narrante, ci fa conoscere, raccontandoci il periodo di due anni da lui trascorsi con un incarico di docente di letteratura spagnola a Oxford.

Il narratore è un giovane professore spagnolo che scrive per fissare l’esperienza del suo periodo oxoniense, esperienza che definisce “di turbamento” mentre, essendo lui, per carattere, persona tutt’altro che turbata – questo egli afferma di sé – tutto finirebbe per esser dimenticato: “Anche i morti, che sono metà delle nostre vite, ciò che compone la vita insieme ai vivi, senza che in realtà sia facile capire che cosa separa e distingue gli uni dagli altri; intendo dire i vivi dai morti che abbiamo conosciuto da vivi. E finirei per cancellare i morti di Oxford. I miei morti, il mio esempio.

La forza del passatoHo completato la lettura di questo romanzo, ormai datato (prima edizione dell’anno 2000), di Sandro Veronesi, di cui avevo letto qualche anno fa unicamente “XY”, libro che avevo messo da parte riservandomene una rilettura (che finora non c’è stata). Mi era parso un libro che aveva delle possibilità, la scrittura era interessante, e anche l’idea poteva esserlo; non ne ero rimasta convinta ma nel contempo esitavo a rinunciare a questo scrittore. Cosa che invece, per tre anni, ho evidentemente fatto.

Rumore bianco Don Delillo, “Rumore Bianco”, Einaudi 2014

Siamo ai primi anni ’80, negli U.S.A. Nella cittadina di Blacksmith c’è il College-on-the Hill. L’incipit è la rappresentazione dell’inizio dell’anno scolastico, con l’arrivo degli studenti che rivela fin da subito, in nuce, il contesto ambientale per la storia che seguirà.
Ci troviamo in un luogo ameno della provincia americana dove vive, con la sua famiglia estesa, Jack Gladney, voce narrante del romanzo, preside del Dipartimento di studi hitleriani del locale College.
Jack Gladney è un uomo grande e grosso, che porta occhiali neri per stare nel personaggio che la sua specializzazione comporta; è una persona tranquilla, direi mansueta, che vive, con la quarta moglie e figli dei precedenti matrimoni di entrambi, una felice vita familiare. Non parla il tedesco e lo deve imparare, almeno quel po’ che basta per ricevere gli ospiti del Convegno Internazionale di studi hitleriani che ha organizzato.

Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussa Dagh, Casa Editrice Corbaccio 20132205113_I quaranta giorni dl Mussa Dagh_cop@01.indd

Questa è una storia ed è un romanzo: Werfel narra la vicenda di cinquemila armeni, gli abitanti di sette villaggi alle falde del Moussa Dagh che, nell’imminenza della deportazione da parte della Turchia, l’allora Impero Ottomano, nel corso della prima guerra mondiale – era il 1915 – decisero di resistere rifugiandosi e organizzandosi per combattere sulla loro montagna. Da lassù, il monte si trova a Nord della Baia di Antiochia, a picco sul mare, sperarono di essere individuati da qualche nave francese o inglese che li potesse salvare, rivolgendo dunque le loro speranze necessariamente al nemico. Alzarono una grande bandiera, con scritto “Aiuto, Cristiani in pericolo” sperando che fosse veduta. Dopo quaranta giorni, prossimi alla morte per fame, furono individuati, non per merito del segnale, da una nave francese che li mise in salvo. Questa è Storia, ed è la storia di quella gente, di quelle comunità, di quella decisione e di quei quaranta giorni.

John Williams, Stoner, Fazi Editore 2012

Quando si finisce di leggere questo libro, dimenticando il fatto che, fino circa la metà si era stati tentati di lasciarlo per noia e qualcosa ci aveva trattenuti, si esala un respiro e la voce interna dice una unica parola: Bellissimo.

Poi, come accade quando un autore ci ha totalmente presi, la mente va alla ricerca della nuova sua opera da leggere. A questo punto ci si dice, stupiti: “No. Non credo che leggerò altro di suo. Questo autore è questo libro. E basta”.

Non accade spesso, ma accade. A me è accaduto con questo libro. Di sentirlo come una totalità. E cerco di capire: perché questo libro è bellissimo? E perché questa sensazione di totalità conclusa?

Andrew Sean Greer, La storia di un matrimonio, Adelphi 2008

La storia di un matrimonioPer questo libro sono necessarie due parole sull’autore. Giovane, nato nel 1970, gode di un’ottima critica. In Italia è pubblicato da Adelphi. Nel 2014 l’autore ha vinto il Premio Fernanda Pivano che, come noto, viene attribuito ad autori americani, tradotti in Italia, la cui opera venga giudicata rilevante.

Sempre nel 2014 è vincitore del Bottari Lattes Grinzane con il romanzo “Le vite impossibili di Greta Wells”.

Inizio con queste informazioni sull’autore e sul romanzo in quanto, a mio giudizio, “La storia di un matrimonio”, presenta aspetti che mi hanno lasciata, a dir poco, molto perplessa.

Andrew Sean Greer, Le confessioni di Max Tivoli, Adelphi Ebook, prima edizione digitale 2014Racconti dell'età del jazz

Francis Scott Fitzgerald, Il caso singolare di Benjamin Button. In: Racconti dell’età del jazz, Mondadori 2014

 

Segue a: “Una coppia nell’America del 1953

Breve premessa: ho iniziato la lettura di “Le confessioni di Max Tivoli”, dopo aver recensito “La storia di un matrimonio”, di Andrew Sean Greer, desiderando conoscere meglio questo autore, sul cui precedente romanzo avevo espresso riserve. E mi sono imbattuta nello ‘strano caso’, che è forse deducibile già dal titolo di questo post, e anche noto. Non lo era per me, e dunque mi scuso se parlo di qualcosa di altamente risaputo tra alcuni lettori. Ecco di cosa si tratta:

David Foster Wallace, La scopa del sistema, Einaudi 2014La scopa del sistema

Finito di leggere. Come detto (in Parliamone di agosto) non credo che leggerò altro di Wallace. Non subito almeno. Ma non ne sono proprio sicura. Alla fin fine, mi chiedo se non sia il momento giusto per Infinite Jest.
La storia: una premessa, corre l’anno 1981, ragazzi al college, una festa, comportamenti tra il demenziale e lo stupido-adolescenziale; tre ragazze, tra cui una Lenore Beadsman quindicenne che poi, a distanza di dieci anni, sarà la protagonista del romanzo; tre ragazzi si introducono nella stanza delle ragazze, scherzi violento-cretini dell’età. “Dovete firmarci il culo” – dice Biff arrivando al sodo e sorridendo a Sue Shaw (…)

un-segno-invisibile-e-mio_letture_di_luglioAimée Bender, Un segno invisibile e mio, Beat, 2011

Terminata la rilettura di questo romanzo ed eccomi qui. Perplessa? non proprio, non è questo; un po’ a disagio, sì, forse. Il romanzo è interessante. Aimée Bender è una scrittrice dotata di una voce originalissima. Da dove, allora, il disagio? Credo provenga da me, solo indotto dal romanzo, la cui lettura mi porta a interrogarmi su quanto poco io sappia notare ciò che mi circonda. E che il romanzo mi invita a vedere.

D’accordo, ho iniziato questa recensione in modo anomalo, ma trattandosi di questo libro, non riesco ad evitarlo.

C’è una ragazza, Mona Gray, che viene messa fuori casa dai genitori – in realtà dalla madre – secondo cui è tempo che la ragazza conquisti una propria autonomia. Riluttante, Mona si trova un alloggio, si trova lavoro come insegnante di matematica in una scuola primaria e di lì a poco, al compimento del ventesimo anno, come regalo per il proprio compleanno, acquista un’ascia.

la-porta-magda-szabo-recensioneMagda Szabò, La porta, Einaudi 2007

Una narratrice e deuteragonista, Magda Szabò, una protagonista, Emerenc Szeredàs, di cui l’autrice narra i vent’anni di vita durante i quali è stata la sua ‘donna delle pulizie’, e ne narra la morte, assumendone la responsabilità. “Ci sbagliammo entrambe, lei che si fidò di me, io che confidai troppo in me stessa. (…) Volevo salvarla, non distruggerla, ma non posso tornare indietro e cambiare le cose.

Un rapporto difficile, intenso e importante tra due donne: Emerenc, dura con sé e con gli altri e capace di grande intensità nel dare aiuto, nel farsi carico di chiunque, persona o animale, fosse in difficoltà; Magda, un’artista, fragile nelle cose della vita di ogni giorno, a tratti infantile, incapace di farsi carico dei propri bisogni quotidiani.

Peter_Hopkirk_il grand egiocoPeter Opkirk, Il Grande Gioco. I servizi segreti in Asia Centrale, Adelphi Edizioni 2013 (Quarta edizione)

La pubblicazione da parte di Adelphi della quarta edizione in tre anni di quest’opera di Peter Opkirk è un’indicazione sulla fondamentale inutilità di recensire un testo che ha con ogni evidenza già un vasto e meritato pubblico. Tuttavia, questo lunghissimo racconto non è mai abbastanza letto, mentre ci troviamo in pieno “Secondo Grande Gioco” e, come scrisse Opkirk nel 1997 a chiusura della nuova prefazione, “potrebbe succedere di tutto e avanzare previsioni sarebbe non soltanto azzardato ma anche stupido

Adriatico insanguinato_recensioneCristiano Caracci, Adriatico insanguinato. Genova, Aquileia, i Carraresi, l’Ungheria contro Venezia,
Editore Santi Quaranta Treviso, 2014

Cristiano Caracci torna con un altro bel libro i cui personaggi sono luoghi e genti, e parlano utilizzando voci la cui invenzione nulla toglie alla verità delle esperienze umane narrate, dentro la verità di fatti storici.

Con i territori e le loro appartenenze – il Friuli del Patriarcato di Aquileia, dalla pedemontana alla laguna di Marano, la Serenissima, La Repubblica di Genova, il loro estendersi, nei commerci, nella guerra, nell’intreccio tra guerra e commercio, fino a Costantinopoli, al quartiere genovese di Galata e alla città ottomana – vivono i luoghi della gente e i paesaggi, le piccole patrie.