Grace Paley, “volevo scrivere una poesia, invece ho fatto una torta”, edizioni SUR Gennaio 2022 Prefazione di Paolo […]
Grace Paley
Grace Paley, “Fedeltà”, minimum fax 2011. Traduzione di Livia Brambilla e Paolo Cognetti.
Dopo Raymond Carver e Donald Barthelme – è trascorso un po’ di tempo ma era passato da queste parti anche il poco più anziano William Saroyan – è necessario chiudere, per il momento, con quel tempo e quei narratori.
Vorrei farlo con un ritorno a Grace Paley (1922 – 2007), e alla Poesia che, a ben vedere, è la matrice di tutti i Racconti. Non ci possono essere dubbi: dentro ad ogni buon racconto opera un poeta, che ha scelto un linguaggio un po’ diverso, solo in apparenza più accessibile; che si è dilettato utilizzando un leggero mascheramento, tra cronaca e fiaba.
Chiudo lo spazio dedicato a Grace Paley con una poesia-sintesi del suo pensiero, della sua scrittura e della sua vita; quasi un manifesto, un volantino (trattandosi di lei) da distribuire agli angoli del quartiere (dopotutto il mondo è un insieme di quartieri, di piccole comunità, senza soluzione di continuità, il che mostra, fuor da ogni ragionamento più o meno capzioso, l’impossibilità di non prendere a tema, e in carico, la vicinanza di ognuno a tutti.
Oggi questo ‘manifesto‘, mi pare particolarmente adatto – proprio per gli aspetti in apparenza anacronistici che lo caratterizzano – a riattualizzare, in un tempo diverso, il suo messaggio.
Di Grace Paley oggi si conosce, credo, poco. Eppure è un’autrice la cui vita, proprio per la sua normalità e per le tante cose che stanno dentro una vita normale, ha aspetti interessanti, aspetti che negli anni ‘8o l’hanno resa – scrive Fernanda Pivano nel 1988, nel capitolo che le dedica nel suo “Viaggio americano” – “nella considerazione di chi era giovane in quegli anni, la più grande narratrice americana del tempo“.
Grace Paley, “Enormi cambiamenti all’ultimo momento“, Einaudi 2007
Traduzione di Marisa Caramella
“Mi piacerebbe provare a raccontare una storia così, voglio dire una storia di quelle che cominciano con: “C’era una donna…” seguito dalla trama, la linea assoluta tra due punti, roba che ho sempre disprezzato. Non per ragioni letterarie, ma perché non lascia speranza. Qualunque personaggio, vero o inventato che sia, si merita un destino aperto nella vita.”
La calura, per me micidiale, mi porta a desiderare, per questi giorni, una specie di intervallo, con libri che non trovo. Leggeri, ma che tengano la mia attenzione, che mi appassionino, il che ci sta difficilmente con la leggerezza. Mi porta a desiderare riletture. Mi porta il desiderio di leggere senza programmi, proprio per solo diporto.
Non che, solitamente, io legga per dovere, certo no, ma leggere non è solo un’attività-passatempo. Leggere è qualcosa di diverso; è anche un prendersi cura di sé e degli altri, credo, e del mondo che ci circonda; un prepararsi a conoscere e ad agire, qualcosa così. Un porsi in relazione, ecco. E’ questo: con il libro, certo, ma, per il tramite del libro, con noi stessi e con gli altri.
Basta discorsi sull’editoria, almeno per ora. Nel frattempo, ho accumulato letture, desideri di letture, libri iniziati, e un bel po’ di disordine dentro al quale attendo, senza alcuna certezza, la serendipità su cui faccio sempre affidamento e che solitamente non mi tradisce.
Cerco una cosa e ne trovo un’altra? Va bene. Mi trovo tra le mani qualcosa che non avrei mai, per mia scelta, ricercato? Va bene ancora, e forse di più. Spesso significa che proprio là ero diretta e là c’era ciò che mi tornerà utile, o piacevole, che è lo stesso, e non starò a farci sopra la dimostrazione; la cosa, se si vuole, è intuitiva.
Mi sto facendo alcune domande: a proposito di Case Editrici Italiane – ho accennato al tema nell’ultimo Parliamone (Maggio: ai libri e agli editori capitano tante cose) – ma anche a proposito di attività quali quella di recensire, proporre la lettura di un libro.
Partendo dal primo tema: ho dato una scorsa alle Case Editrici dei libri che ho proposto. Ero curiosa di vedere se si evidenziavano significative prevalenze o esclusioni, cose così.
Si tratta di 22 Case editrici per, ad oggi, 56 libri (anche se i libri proposti sono in numero maggiore; di alcuni ho scritto, proponendone la lettura, commentandoli brevemente in questa rubrica, senza recensirli). Sono stati scelti in base, come spesso detto, al mio apprezzamento e al fatto che ‘uno tira l’altro’, al fatto che gli argomenti, gli autori, si richiamano, o per un consiglio ricevuto; non sono stati sicuramente scelti in base alla Casa Editrice che li ha pubblicati né, che so, a classifiche di vendita.
Paolo Cognetti, “A pesca nelle pozze più profonde. Meditazioni sull’arte di scrivere racconti”, Minimum Fax 2014.
“Mio marito mi regalò una scopa per Natale. Nessuno può convincermi che fosse un pensiero gentile.” (Grace Paley, “Un interesse nella vita”, in “Piccoli contrattempi del vivere”).
“Di mattina lei mi versa il whisky sulla pancia e se lo lecca tutto, di pomeriggio cerca di buttarsi dalla finestra.” (R. Carver, “Gazebo”, in Principianti)
“In autunno c’era ancora la guerra, però noi non ci andavamo più” (E. Hemingway, “In un altro paese”, in: “I quarantanove racconti”).