Ya, La battaglia di CampocarneRoberto Recchioni, «Ya, La battaglia di Campocarne», Mondadori 2015

Che sia fatta l’avventura / Senza ieri né domani /

Con la vita tra le mani / Sempre pronti a battagliar

Questa è una fiaba. Una di quelle vere, dove ci sono tutti i personaggi previsti, capaci di farci provare quella meraviglia che fa bene al nostro vivere; che, per permetterci di godere davvero una tale meraviglia, dovranno essere ampiamente prevedibili e previsti: qui ci sono i buoni, là ci sono i cattivi; c’è una storia e ci sono le storie, plurali, che portano ad aspettare un altro racconto; c’è l’amore, quello bello che riscalda e, soprattutto, non complica la vita.

Io sono vivo voi siete mortiEmmanuel Carrère, «Io sono vivo, voi siete morti», Adelphi 2016

Traduzione di Federica e Lorenza Di Lella

 

«Difendi la tua privacy. Avete l’impressione che qualcuno si stia sintonizzando sui vostri pensieri? Siete sicuri di essere veramente soli? (…). Forse qualcuno che non avete mai incontrato sta prevedendo le vostre azioni? Date un taglio all’angoscia: contattate la più vicina organizzazione di prudenza; vi dirà subito se siete veramente vittima di intrusioni e poi le neutralizzerà…a un costo accessibile» (Ubik, 1969)

Murakami, 1Q84Haruki Murakami, «1Q84» Libri 1, 2 e 3 – Einaudi 2011, 2012

Traduzione di Giorgio Amitrano

 

Ecco un romanzo che ho iniziato a leggere con una grande aspettativa. Attendevo – dopotutto, «1Q84» è stato presentato come il capolavoro, ad oggi, di Haruki Murakami – il piacere di immergermi in un gioco – un mondo – un’esperienza – che non mi avrebbe abbandonato in poche ore. Un mastodonte di libro, tutto per me, certificato sicuro.

Ho iniziato la lettura ed ecco, sì, nel libro primo c’era una storia che prometteva bene.

Walter Tevis, «L’uomo che cadde sulla terra», Beat 2012

L'Uomo che cadde sulla terra, Wikipedia
Da Wikipedia. L’uomo che cadde sulla terra, David Bowie in una immagine del film

Dovendo dire che non ricordo come mi è avvenuto di incontrare questo libro (sicuramente a partire dal riferimento a David Bowie, interprete della trasposizione in film di questo romanzo), sono incappata in un vero gioiello di cui non sapevo, che per me era solo un titolo tra altri, nel genere fantascientifico.

Il più grande uomo scimmia del PleitoceneRoy Lewis, “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene”, Adelphi 1992. Traduzione di Carlo Brera

Eccoci dentro un libro che ci condurrà a vivere un’esperienza tra le più interessanti, ospiti non veduti di una famiglia come tante, come le nostre, ma con un capofamiglia davvero fuori dal comune: sarà ricordato come Il Più Grande Uomo Scimmia del Pleistocene.

Il Pleistocene: un tempo, un po’ impreciso, qualcosa tra i due e oltre milioni e gli undicimila anni fa, millennio più millennio meno. Là, in quel tempo e in un qualche posto della Rift Valley, è vissuto Edward, con la moglie Millicent, e i figli, il secondo dei quali, Ernest, è il narratore della sua storia il cui finale, si può ben dire a sorpresa, ci costringerà a rivedere, ripensare, molto di ciò che ameremmo credere della nostra specie: e uso il condizionale perché, diciamocelo, a voler essere sinceri con noi stessi, c’è una certa differenza tra ciò che vorremmo pensarne e ciò che la ragione, guidata dai fatti che ci riguardano, dovrebbe portarci a concludere.

Neil Gaiman
Neil Gaiman

Neil Gaiman, “Coraline”, Mondadori 2004, Traduzione di Maurizio Bartocci. Illustrazioni di Dave McKean

 

Le fiabe dicono più che la verità. E non solo perché

raccontano che i draghi esistono, ma perché

affermano che si possono sconfiggere.

G. K. Chesterton

L'oceano in fondo al sentieroNeil Gaiman, “L’oceano in fondo al sentiero”, Traduzione di Carlo Prosperi, Mondadori

Ho un ricordo estremamente vivido della mia infanzia…Sapevo cose terribili. E sapevo che non dovevo far sapere agli adulti che sapevo. Si sarebbero spaventati.” (Maurice Sendak, in conversazione con Arthur Spiegelman, The New Yorker, 27 settembre 1993)

E’ l’esergo che Neil Gaiman pone al suo romanzo, o racconto lungo. Per poi tradurlo in realtà, dicendo le cose che i bambini conoscono, vivono, da cui gli adulti restano, o si tengono, lontani.

Pratchett, Tartarughe divineTerry Pratchett, “Tartarughe divine”, Salani Editore 2011

Traduzione di Valentina Daniele

 “Ora, osserviamo la tartaruga e l’aquila”: Terry Pratchett si appresta a raccontarci la sua storia e apre con una riflessione, da condividere con il lettore, sul modo in cui l’aquila si dà un gran da fare per catturare e mangiare la tartaruga. Prosegue, sempre conversando con noi che leggiamo, con una riflessione sul senso della filosofia, e sull’importanza della Storia, quella con la maiuscola: poche righe, quel genere di osservazioni che si fanno in una chiacchierata tra amici quando, seduti comodamente in poltrona, ci si scambiano pareri sulle cose del mondo.

“Una delle domande filosofiche ricorrenti è: “Un albero che cade nella foresta fa rumore anche se non c’è nessuno in ascolto?”

Il che la dice lunga sulla natura dei filosofi, perché nella foresta c’è sempre qualcuno. Può essere un semplice tasso, o uno scoiattolo un po’ sconcertato dal paesaggio che si sposta verso l’alto, ma ‘qualcuno’ c’è. Al limite, se fosse proprio nel cuore della foresta, lo sentirebbero milioni di piccoli dei”

pacmanErnest Cline, “Player one”, Isbn Edizioni 2011Player one

Un libro di piacevole lettura, che si legge d’un fiato, anche se di dimensione molto più che dignitosa – fanno più o meno seicento pagine. Un libro interessante. E un libro divertente.

Stava da tempo in attesa, prestito di un amico che costituisce il mio riferimento per quel po’ di ‘geek’ che oggi è necessario mettere nel proprio bagaglio culturale, per non essere classificati (a torto o a ragione, ma ovviamente un po’ a ragione) tra gli imbranati incapaci di leggere il mondo in cui vivono.

Fahrenheit 451Ray Bradbury, “Fahrenheit 451 (Gli anni della Fenice)”, Mondadori, Oscar settimanali 1966

“Ricordo i giornali che morivano come immense falene! Non c’è stato un cane che li abbia rimpianti! Nessuno ne ha sentito mai la mancanza. Dopo di che il Governo, vedendo quali vantaggi si avessero con un popolo che amava leggere solo di labbra appassionatamente bacianti e di violenti pugni nello stomaco, ha cristallizzato la situazione coi vostri mangiatori di fuoco.”

E’ Granger che parla, il capo dei fuggiaschi ‘uomini-libro’ che vivono nascosti lungo il fiume, nella campagna abbandonata. Granger e i suoi accoglieranno Montag, l’eroe di questo romanzo, tra i fuorilegge, dandogli rifugio e salvezza alla fine di una storia che era iniziata con il suo rientro a casa, al termine di una soddisfacente giornata di lavoro.

L'ultimo elfoSilvana De Mari, “L’ultimo elfo”, Salani edizioni 2008

Questa è una lunga fiaba. E’ la storia di un elfo bambino, Yorshkrunsquarkherzljolnerstri, detto Yorsh. In questa storia ci sarà, come in ogni fiaba, l’assunzione del compito al quale Yorsh, l’eroe, è destinato; ci sarà l’antagonista, anzi, ben più d’uno, che si riveleranno come veramente tali solo dopo che l’eroe avrà compreso e assunto il proprio compito; ci sarà il premio, certo, la principessa? anche, ma solo dopo molto tempo e una lunga storia, e no, non era la principessa il premio per il quale l’eroe si batteva, non in questo primo libro, in cui è solo intuita, e anche lei in funzione di eroina.

Harry Potter e la pietra filosofaleJ. K. Rowling, “Harry Potter e la pietra filosofale”, Salani Editore 2013

E così, mentre sto leggendo la biografia di J. M. Keynes di Robert Skidelsky, e mentre siamo prossimi al Natale, eccomi a rileggere i romanzi della serie di Harry Potter.

Sette romanzi, che narrano sette anni scolastici di Harry Potter, un ragazzino che appartiene al popolo magico, la comunità parallela con la quale conviviamo senza saperlo; un popolo che ha le sue città, i suoi legislatori, il suo governo (il cui primo compito è non far scoprire alla società dei non-maghi, a noi “Babbani”, la propria esistenza).

La fine del mondo e il paese delle meraviglieHaruki Murakami, “La fine del mondo e il paese delle meraviglie”, Einaudi 2008

Che bel libro! Piacevolmente irritante e impossibile da lasciare, ad ogni “adesso basta!” che sorge dal cuore nel corso della lettura – dallo stomaco? dalla pancia? da <dentro>, comunque. E la lettura prosegue ossessiva e irrinunciabile.

Un libro che ti porta altrove, anche se alla fine non ne sei poi tanto sicura: racconta di un mondo – due “Città”, in effetti – dalle quali è stata eliminata l’interiorità delle persone che le abitano, ciò che Murakami chiama “il cuore”; e dunque, un libro che trasuda quel “cuore”, quell’interiorità, ad ogni riga. E ti porta ad intrecciare la nostalgia con il sorriso, e con l’amore, e con la gentilezza, e il carico dei ricordi senza i quali paradossalmente le spalle portano un peso insostenibile – e, ineluttabilmente, si piegano.

Queste oscure materiePhilip Pullman,
Queste oscure materie” (“La bussola d’oro”, “La lama sottile”, “Il cannocchiale d’ambra”),
Edizioni Salani, 2013

La Bussola d’oro. La storia si svolge in una società simile e diversa dalla nostra, organizzata secondo una diversa geografia politica: siamo in un regime teocratico in cui regna il potere religioso e la fisica è chiamata teologia sperimentale. In una Oxford di questo mondo, al Jordan College, vive Lyra, una ragazzina spensierata, capace di grande lealtà e di grande fantasia, vale a dire di una grande capacità di invenzione delle bugie più incredibili.
In questo mondo ogni essere umano vive in stretta simbiosi con un proprio daimon, una esternazione dell’anima che, assumendo la forma di un animale, di sesso opposto al proprio, assicura ad ognuno una consapevole integrità, la possibilità di non essere mai solo, la possibilità di essere sempre in contatto con il proprio sé.
A partire da questo mondo, e da un destino, conseguente a una profezia, che indica in Lyra l’artefice di profondi, pericolosi o salvifici, cambiamenti, si aprono una serie di mondi paralleli, uguali e diversi, popolati da esseri fantastici.