Alice Basso, “Il morso della vipera”, Garzanti 2020.

Una premessa.

Ebbene sì. Quasi tre anni fa avevo già parlato, con entusiasmo (per nulla scemato) di Alice Basso, una giovane autrice di cui, finora, non ho perduto un libro e di cui avevo recensito la sua prima (allora) trilogia, che sarebbe stata in seguito completata da altri due libri. (qui).

Massimo Roscia, “La strage dei congiuntivi”, Èxòrma 2014

Avevo già accennato (qui) a questo romanzo che ora propongo in quanto, in modo solo apparentemente anomalo, lo ritengo particolarmente adatto al periodo natalizio; adatto ad esorcizzare, fantasmaticamente attuandola, una certa voglia omicida che…

Ora che il Natale è alle nostre spalle (non del tutto, permangono pastori in viaggio in attesa dei Re Magi, buoni ultimi; e della Befana, per i più piccini) lo possiamo dire: il Natale è un periodo ben strano, un periodo in cui chi ha bambini si salva, almeno in parte ma, per tutti gli altri (e per come vanno le cose in questo nostro disgraziato mondo), non c’è protezione.

Segue: (da qui)

Il Novecento. Anni ’30. Il Commissario De Vincenzi indaga. Ed è, per me che leggo, una Milano dei ricordi; di una bambina molto piccola, giorni e settimane a casa dei nonni, Porta Genova, Porta Ticinese, quartieri, allora, popolari, di case a ringhiera; i Navigli, il Parco Solari; il cono di “latte e miele”, panna montata con una spruzzata di cannella, mai più gustato.

Si andava, Via Cesare Correnti, Via Torino, a Piazza al Duomo, e a Piazza della Scala – era bello, lo è ancora, lo sferragliare del tram. Ma si andava anche a piedi, e la città ad ogni incrocio, si faceva più splendente.