John Stuart Mill
John Stuart Mill

Negli ultimi mesi ho fatto una vera abbuffata di narrativa, di libri che ho apprezzato moltissimo. Sento una forma di speranza, quando un libro mi regala pensieri e mi aiuta nel bisogno di interpretare ciò che avviene in me e nel mondo che abito. Perché è così: un buon libro può dare persino una sensazione di rinascita, come se ci venisse offerta l’opportunità di un nuovo inizio.

Ora, tuttavia, e forse proprio perché il nutrimento è stato sufficiente, credo sia il momento, mentre le cose lette, le sensazioni, le emozioni, si sedimentano, di lasciare la narrativa per altri generi che, ultimamente, ho solo spiluccato, lasciato in attesa, ancora trattenuta da ciò che stavo assaporando.

Nazim Hikmet 1901 - 1963Terminata la rilettura, estemporanea e un po’ frenetica, di “Il signore degli Anelli”, mi sono accorta che, a seguito di “Sul Grappa dopo la vittoria” non ero in grado di leggere il libro che avevo in attesa, vale a dire “Come cavalli che dormono in piedi”, di Paolo Rumiz, una storia che mi avrebbe ricondotto dentro l’”inutile strage” della Grande Guerra, per usare le parole di papa Benedetto XV.

il signore degli anelliQuesta chiacchierata non può che titolarsi così: “Intermezzo”. Perché i giorni della mia ultima settimana, dal punto di vista della lettura, sono stati particolari. E qui, ora, non posso far altro che raccontare e trarne qualcosa.

Dunque. Stavo terminando la lettura di “Sul Grappa dopo la vittoria”, libro che mi aveva entusiasmato fin dalle prime pagine, quando ancora non mi aspettavo quello che ho poi incontrato, la “potenza” delle pagine centrali, quello sguardo senza difesa sulla montagna devastata, sui morti, sull’abbandono e l’orrore. Lo ripeto: un grande libro, di cui solo dopo averlo terminato mi sono resa conto che la voce narrante non era quella di un anziano reduce (“Sono venuto al mondo il 13 luglio 1908”) ma la creazione, forse la restituzione, da parte di una voce che appartiene alla generazione dei pronipoti. Grande.

Come cavalli che dormono in piediCi sono libri sparsi intorno a me, acquisti recenti e non, che hanno tuttavia aspettato il momento giusto perché qualcos’altro ha attirato la mia attenzione e il mio desiderio ma che hanno mantenuto un loro posto nelle mie attese. Credo sia venuto il loro momento, dopo la prossima recensione del libro di Michaël Uras, “Io e Proust” che avevo preannunciato.

Avevo già accennato a due di questi libri in attesa, nelle letture di dicembre, ma mi ripeto volentieri magari iniziando a darne qualche informazione per chi già non li conosce e potrebbe cominciarne la lettura senza aspettare me, giusto?

Metafisica dei tubiMi trovo di fronte ad una domanda, o forse, meglio, a un dubbio, importante: sto chiedendo, da sempre, molto ai libri, e anche se, così facendo, non ho mai subito grandi delusioni, mi chiedo se sto chiedendo troppo, a troppi libri. Occorre sapere, ma anche scegliere, che tipo di lettura si sta incontrando.

Se il leggere è piacere, attività che ha a che fare con il gioco, e lo è, questa sua funzione si accompagna ad altre funzioni. Il leggere è accompagnare il pensiero, cercare e trovare un interlocutore; la lettura è dialogo e, come in ogni dialogo che si rispetti, in esso si realizzano scambi nei quali ambedue gli interlocutori modificano il loro punto di vista e il lettore scopre che anche il libro, nella relazione con lui, cambia, dice cose diverse da ciò che aveva affermato al primo approccio, in modo categorico, in coerenza con la sua apparente natura oggettuale.

Massa e PotereE nel frattempo sono contenta perché ho dei buoni libri in corso di lettura. Uno, come sempre, trascinato dalla scia dei precedenti; qualcun altro, un paio di buoni romanzi, per attrazione casuale, un consiglio, un prestito, cose così.

I romanzi: il primo, di cui ho terminato la lettura, è “Salam, maman”, di Hamid Ziarati, Einaudi 2006. Non è una novità, ma lo è per me, che non conoscevo questo autore di cui sicuramente leggerò altro. Incidentalmente, anche in questo libro si trovano voci dell’infanzia e rituali domestici tradizionali, prima della e insieme alla storia di una famiglia e dell’Iran, a cavallo tra scià Reza Pahlavi, la rivoluzione komeinista e la sua tragica realizzazione.

Quando teresa si arrabbio con DioDire che un libro ci è piaciuto equivale a dire che si tratta di un buon libro? Non in assoluto. Così come non è obbligatorio trovar piacevole la lettura di tutti i buoni libri.

Uso il termine ‘buoni libri’ assumendo che la definizione sia sufficientemente ampia e generale da consentire un accordo: libri scritti bene, il cui contenuto abbia una struttura riconoscibile, narrativa o esplicativa di un tema, accreditati come tali dalla critica e dai lettori.

Le streghe di SmirneIn questo blog, propongo i libri che, nuove o vecchie letture che siano, ritengo imperdibili e che, per quel percorso, di cui abbiamo già parlato, attraverso il quale un libro ne chiama un altro, si autopropongono alla mia voglia di leggere.

Nel frattempo, qualcosa acquisto, qualche altro libro attira la mia attenzione, e inizio altre letture che, talvolta, non spesso, restano incompiute: il libro non mi piace, non incontra il mio momento per essere letto, tradisce aspettative, giuste o sbagliate che fossero.

Un albero cresce a BrooklynQuest’anno, l’arrivo del nuovo anno mi fa uno strano effetto: la voglia di ripensare vecchi libri, di un salvataggio della memoria, delle letture che hanno accompagnato i miei anni di crescita, di gioventù, di libri che si sono o non si sono salvati. Senza, necessariamente un vero desiderio di rilettura e, anzi, con il desiderio di nuove letture, di esplorare altro. Come se volessi una base, un punto di partenza.

Nuovo anno nuove letture? E’ un fatto, il passaggio dal 31 dicembre al 01 gennaio, porta tutti nel girone infernale dei buoni propositi, che sono sempre propositi di cambiamento. Porta ad iniziare un nuovo conteggio sul come andrà il nuovo anno, mentre di nuovo c’è solo un altro giorno.

Ramallah
Ramallah, Territorio palestinese. Foto scattata da Fabiana Filippi

Mancano tre giorni a Natale e ci si avvia al 2015. Questo blog sta per compiere un anno di vita: è il momento buono per un piccolo bilancio.

Ricordo che questo spazio si è avviato a partire dalla dichiarazione: “Questa è una libreria”. Vuol dunque essere un luogo nel quale, pur mancando, fisicamente, i libri, c’è la ricerca e la passione del leggere, e dove qualcuno – vale a dire io, che gioco a fare la libraia – descrive un libro, lo propone, sulla sola base del fatto che ha trovato quel libro davvero imperdibile. O anche no, ma è davvero raro e mai definitivo, credo.
Poi, per l’acquisto del libro, fisico, in forma di e-book, a scelta di ognuno, non c’è problema: tutti ci recheremo alla nostra libreria, oppure cliccheremo su un tasto, o andremo in biblioteca a procurarcelo, separando i due momenti: quello della chiacchierata con la libraia e quello del ritornare a casa con dei libri in mano pregustandone la lettura.

…e dovrebbe continuare, secondo regola di questo blog (dove, in realtà, non sono mai state formulate regole se non quella, fondante,Come fare cose con le parole di parlare di libri, in senso molto ampio) con la presentazione, la proposta, di una lettura.

Non so se è stato notato che, nell’ultimo “Parliamone”, contrariamente a quanto faccio di solito, non ho preannunciato il prossimo libro.

Notte e GiornoCome sempre, un libro apre domande, mostra percorsi diversi, porta a individuare connessioni: è un hub. Così, il romanzo di Elizabeth von Arnim, punto di arrivo di altri percorsi, non si fa lasciare, ha ancora vie da indicare, connessioni da esplorare. Il bello, trattandosi di libri, sta nel fatto che, diversamente da quanto accade in un aeroporto, non occorre sapere dove si andrà; si può andare, e la meta sarà un altro hub, che consente pure il viaggio nel tempo. Rimanendosene sul divano.

Mi intriga la storia di vita della von Arnim che, per vicinanza come per distanza, apre ad altre storie.

Una stanza tutta per séCi si avvia a fine anno, questo mese di dicembre trascorrerà veloce e sarebbe quasi ora di riflettere su questa scrittura. Ci penserò con il nuovo anno e magari sarebbe bello che qualcuno lo facesse con me.

Ma vorrei cominciare, magari un po’ a casaccio, come è uso in questo spazio, a condividere qualche inizio di pensiero, sperando ne esca qualcosa che possa suscitare anche l’interesse di chi legge.